Fracchia contro Dracula

Fracchia contro Dracula è un film del 1984 nel quale il personaggio interpretato da Paolo Villaggio deve vendere un immobile a un cliente interpretato da Gigi Reder, il ragionier Filini della saga di Fantozzi.

Davanti all’impresa impossibile di trovargli un edificio con molte stanze e cinque bagni ad un prezzo irrisorio, Fracchia usa un computer per accedere ad un database. All’epoca i computer erano ancora una novità, tanto che il cliente dice “Non ne avevo mai visto uno”.

Mancavano le interfacce grafiche, l’unica cosa che si vedeva sul monitor erano scritte verdi su fondo nero.

Eppure inquadrare uno schermo in un film era una sfida, perché il funzionamento era a tubo catodico, con un raggio che illuminava pixel diversi in momenti diversi. Il risultato era che su pellicola veniva uno sfarfallio fastidiosissimo, che rendeva illeggibile il testo, a meno che non si fosse sincronizzata in qualche modo la cinepresa con lo stesso ciclo del monitor. In alternativa si inquadrava uno schermo spento per sovrapporci l’immagine del contenuto in un secondo momento.

In questo film addirittura abbiamo una inquadratura fissa della scrivania su cui viene sovrapposta una scritta che non è niente affatto realistica. È verde su fondo nero, ma le lettere non sono pixmap come quelle che comparivano sugli schermi dell’epoca, e le dimensioni sono enormi: una venticinquina di lettere per riga, in carattere sans-serif tutto maiuscolo.


Lo screenshot è preso da Youtube, bassa qualità, ma mi sembra di vedere delle pieghe su questo monitor. Non sarà un foglio stampato, con la scritta, appiccicato sopra?!?
 

Noto due cose di questo font: il fatto che la I ha le grazie mentre tutte le altre lettere no (neanche il numero 1); e il fatto che l’accento sulla A nella parola proprietà non è posizionato al disopra della lettera, ma alla sua destra. In effetti c’è sempre stato un problema collegato agli accenti sulle maiuscole, sia tra primi i caratteri digitali che tra quelli tipografici in metallo. O gli accenti venivano spostati da un lato (come sulle carte d’identità cartacee che ancora si vedono in giro) oppure bisognava distorcere le maiuscole, abbassandole per non andare a influire sull’interlinea.

Prendo la parola “incantevole” e la passo a What The Font per vedere cosa trova.

Mi restituisce quasi tutti risultati con una I normale, ad eccezione del Navigator Hand Bold di Andrew Footit, che ce l’ha graziata.

In un caso come questo forse è meglio rispondere al questionario di Identifont. Il carattere è un senza-grazie, come il Futura, ha una G senza sperone, il vertice della M tocca la linea di base, i suo tratti laterali sono paralleli, come l’Itc Machine, la G non ha una sezione verticale in basso a destra, come l’Avant-Garde, la P è chiusa, il 3 ha due tratti curvi, la R ha la gamba dritta ed è chiusa, come nel Forma, la G ha la barra solo sul lato sinistro, il 4 è chiuso.

Niente, arriviamo al Forma di Novarese, all’Avant Garde di Lubalin, al Plak di Renner, ma si tratta sempre di caratteri in cui la I è senza grazie.

Il sito non ha neanche l’anteprima del Navigator di Footit, anche se ne conosce il nome e rinvia a Font Spring per l’acquisto.

Per tornare al film, acquirente e venditore escono dall’ufficio lasciando il computer acceso. E l’innocua scritta sul monitor, relativa a questo castello di proprietà del conte Vlad, in “posizione incantevole” in una “amena abetaia” della Transilvania si rivela essere molto minacciosa e inquietante.

L’effetto è ottenuto cambiando font, e sostituendo il sans serif con un gotico medievale, minuscolo stavolta ma con tanto di iniziali ornate, sempre in verde su fondo nero. 

 


 

La caratteristica che mi colpisce di più è che l’ultima gamba di m e n scende sotto la linea di base per curvare poi all’insù.

Davvero? In realtà no, non sempre. Nella parola “anno” la prima n è normale, la seconda ha il tratto discendente. Nella parola “stimato” la m non ha il tratto discendente.

Sto guardando l’immagine presa da Youtube, che non è proprio di alta qualità, però mi pare evidente che le lettere non sono sempre uguali.

Le i, per esempio. Ma anche il numero 4, che sembra avere una grazia in basso nella cifra del prezzo e non avercela nella cifra dell’anno.

Insomma, è possibile che non si tratti affatto di un font, ma di una scritta realizzata a mano in qualche modo.

Possibile?

La tecnologia dell’epoca era così primitiva che non mi stupirebbe affatto.

Ma come reagisce What The Font davanti a tutto ciò?

Mettiamolo alla prova. Gli mando di nuovo la parola “incantevole” dove compaiono due n con il tratto allungato ingombrante e fastidioso. La prima aumenta parecchio la distanza della successiva c, la seconda non sembra troppo staccata dalla successiva t.

Il sito fornisce 65 risultati.

Al primo posto c’è l’Rmu Neptun Regular, Rmu, che ha delle lettere black ma gommose, non gotiche, con curiosi taglietti sulla o e sulla a.

Al secondo posto c’è il Therhoernen Bold, Proportional Lime, medievale largo, con lettere ben spaziate e t bassa.

Poi troviamo il 19th Century Retro Bold, di Matthias Luh. medievale più stretto e con t alta.

In entrambi i casi la a ha un solo piano.

I risultati successivi si allontanano, chi più chi meno.

E volendo cercare a occhio dentro Dafont?

Difficile trovare una corrispondenza in cui siano presenti maiuscole estremamente ingombranti, minusole a basso contrasto, lettere larghe e pesanti dalle forme arrotondate, 4 aperto.

Visto che stiamo parlando di un castello potremmo arrangiare col Black Castle di Richard William Mueller, che però ha un 4 chiuso, maiuscole poco appariscenti e una d con tratti verticali anziché sinuosi. Le lettere m e n hanno la forma gotica cum pedibus, mentre quelle del film hanno la forma umanistica. 

 

Qui ho usato il Black Castle preso da Dafont. In effetti è fin troppo blackletter, con aste spesse e ravvicinate e pure dotate di grazie, risultando poco leggibile sullo schermo.


 

Qui ho arrangiato con il Candlebright, Ana, sempre preso da Dafont. La forma delle lettere è morbida e umanistica, quindi molto più leggibile, pur conservando un aspetto un po' medievale, non solo nelle maiuscole. Il 4 è chiuso, la a è a un solo piano. Ma effettivamente non ha un aspetto inquietante. La versione presente sul sito è una demo: mancano le lettere accentate, come si può notare qui nella parola proprietà. Poco male: la versione completa può essere acquistata a buon prezzo su Font Spring.


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