Galvanica

Come sostituire il logo su uno stilofono? Un musicista ha usato il Magneto sulla copertina del suo disco. Girando su Google Fonts ho cercato qualche alternativa. Qui vediamo il Warnes e l'Atomic Age. Entrambi esistono solo nella versione ad asse verticale. Poco male, dato che i software in circolazione permettono creare una versione obliqua semplicemente premendo un pulsante.

 

Sette mesi fa è uscito il nuovo video di Johnny Dalbasso. Finora ha totalizzato 550 visualizzazioni su Youtube. In pratica è passato totalmente inosservato.

Il pezzo si intitola Galvanica e contiene un riff fatto con uno strumento particolare, che nel video viene inquadrato più volte: si tratta di uno stilofono, inventato nel 1967 e venduto come giocattolo, ma utilizzato anche da musicisti celebri come David Bowie, Kraftwerk e Morgan.

Il sito Rockit ha lanciato il singolo con una breve generica recensione in cui si dice che l’artista “nel casino generale ci mette i suoni di un vecchio Nokia”, che c’è “un synth che fraseggia sui riff di chitarre” e che c’è qualcosa che “suona come la suoneria di un vecchio Nokia o i suoni dei primi Nintendo”.

Insomma, il punto centrale viene mancato, nonostante lo strumento sia al centro della foto allegata, che sarebbe credo la copertina del singolo.

La stessa immagine la troviamo sul sito Ildot, dove ci si riferisce allo scienziato Luigi Galvani, che fece esperimenti con l’elettricità e le rane.

Radio Città Aperta pubblica la stessa foto e dice che lo stilofono è il “vero protagonista del video”.

La particolarità dell’immagine è che sullo strumento c’è scritto il titolo del singolo, Galvanica, usando un font riconoscibilissimo: il Magneto, uno di quelli che vengono inclusi col software Microsoft.

Sul vero stilofono in quella posizione compare il logo Stylophone. Le lettere hanno l’asse inclinato in avanti e sono unite tra di loro, come si è visto fare spesso in quell’epoca, magari nelle scritte cromate che apparivano su auto, radio e frigoriferi. La e minuscola ha la forma della maiuscola. La S è tutto tranne che una S.

Qualcuno nel 2010 ha provato a chiedere sul forum di Dafont di identificare il carattere, ottenendo risposte altamente insoddisfacenti. “È probabilmente un logo che non è un font. Hai considerato di trovare qualcosa di simile?”, scrive un utente.

Grazie al cavolo! Come trovare qualcosa di simile?

Dalbasso ha scelto il Magneto perché attinge allo stesso immaginario.

Eventualmente si può partire da qui, andare su Identifont e cercare tra i caratteri simili, tenuto conto che spesso capita roba che non c’entra niente, corsivi a lettere unite che non hanno le caratteristiche geometriche tipiche dei font del genere disegnati a metà Novecento.

Tra l’altro, il sito dice che il Magneto, disegnato da Leslie Cabarga nel 1995, “si basa sugli script popolari tra gli anni Trenta e Cinquanta e usati nei loghi di frigoriferi e automobili. Come molti script, non è pensato per scritte tutte in maiuscolo”.

Anche su Reddit qualcuno ha posto la domanda, ottenendo la solita non-risposta: “Probabilmente non è un vero font visto che è un logo”.

Una parola chiave fornita da Identifont potrebbe essere “streamlined”, ma quando andiamo a cercare i font taggati in questo modo su Font Space ne vengono fuori solo quattro, di cui due art deco, un fantascienza e solo uno che corrisponde a quello che cerchiamo: l’Airstream di Nick’s Fonts.

Il Magneto, pur essendo famoso, non è acquistabile da My Fonts. Identifont rimanda soltanto al sito di Typenetwork, che lo vende in tre versioni: Bold, Bold Extended e Super Extended Bold.

Le lettere sono sempre più distanziate tra di loro, e il tratto che le congiunge è rigorosamente orizzontale.

Sul sito non ci sono tag in vista per trovare qualcosa di simile.

Cercando “streamlined font” su Google, il motore di ricerca fornisce come primo risultato la pagina di My Fonts che elenca i caratteri taggati “streamline-fonts”.

C’è parecchia roba che non c’entra con ciò che cerchiamo ma anche qualcosa che corrisponde: Cabriolet di Jvb Fonts, Hooptie Script di FDI o Kilometro Display di Hueso (anche con asse verticale).

In effetti cercando “streamline” su Font Space vengono fuori vari risultati interessanti in più, di solito firmati Nick’s Fonts. Tra questi l’Upen Arms e il Dymaxion Script.

Google Fonts ancora non ha introdotto un sistema di tag, anche se il suo catalogo ormai è arrivato a includere oltre 1600 font (1644, oggi).

Nella categoria Display si trova di tutto, dal medievale alla fantascienza.

I Display Handwriting sono 154.

Quello che unisce le lettere con tratti bassi orizzontali è il Warnes, di Eduardo Tunni, uno dei meno popolari della categoria.

Le linee sono curve, le forme morbide, tratti ascendenti e discendenti poco pronunciati, maiuscole poco ingombranti. La e ha la forma tradizionale.

L’asse è verticale (ma questo si risolve facilmente).

Come alternativa si potrebbe usare il Dr Sugiyama di Sudtipos, che non ha assolutamente nulla di geometrico ma per un motivo o per l’altro mi ricorda la stessa epoca.

Oppure, rinunciando al corsivo, l’Atomic Age di James Grieshaber, stampatello ad asse verticale, che già dal nome rimanda all’immaginario del dopoguerra.

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