Come si stampava il Boston Globe a Dorchester

Dal 1958 al 2017 il Boston Globe è stato stampato in uno stabilimento nel quartiere di Dorchester.

Infine le operazioni di stampa sono state trasferite a Taunton mentre la redazione si è spostata a Downtown Boston.

In quell’occasione il quotidiano ha caricato su Youtube un documentario dedicato all’impianto di Dorchester, con parecchie inquadrature delle rotative in funzione, e con le parole dei parecchi operai che ci lavoravano.

Poca attenzione ai dettagli tecnici, il nome delle macchine Goss viene inquadrato spesso ma mai citato, e molte emozioni, invece. Si cerca di catturare lo spirito del mestiere, proprio grazie alle testimonianze di coloro che hanno lavorato per decenni nella struttura, e che magari non erano neanche i primi della loro famiglia: spesso viene citato un parente, padre, nonno o zio, che già lavorava lì prima.

Nel video si parla dello stupore del primo ingresso nell’ambiente in cui ci sono i macchinari, un posto rumorosissimo. Si parla della fretta di completare le operazioni nonostante i problemi tecnici, perché quello che bisogna stampare oggi non si può stampare domani.

Si parla con affetto di un lavoro che in realtà è “sporco”, nel senso che per fare manutenzione è necessario entrare dentro le macchine da stampa, e ci si sporca d’inchiostro completamente. Nonostante le protezioni, l’inchiostro arriva fino alla pelle ed è difficile da mandare via, specie quello giallo.

C’è però una malinconia particolare che si percepisce nel video, qualcosa che va oltre il semplice trasferimento di sede. Nessuno al disotto dei quarant’anni legge più i giornali, dicono gli operai. Hanno tutti a disposizione frammenti di informazioni che arrivano a flusso continuo dalla rete. Ma un commento scritto da un tizio in mutande che sta nella sua cameretta non ha certo lo stesso valore di quello che veniva scritto per il giornale, dove l’autore era un professionista, che doveva verificare le fonti se voleva che il pezzo fosse approvato dai suoi superiori.

Ma la tecnologia avanza, e per forza influisce sul tipo di prodotto che si va a realizzare.

Inizialmente tutte le operazioni di un quotidiano erano accentrate in un’unica sede.

I giornalisti scrivevano gli articoli, i linotipisti li componevano in piombo. Altro personale tipografico era addetto ad impaginare gli articoli, i titoli, i cliché. Da lì si ottenevano dei semicilindri, poi delle lastre, che dovevano arrivare fisicamente alla rotativa.

Ai piani alti dell’edificio c’era il personale giornalistico. Sotto c’era l’impianto per la stampa, e sotto ancora magari c’erano i magazzini con gli enormi rotoli di carta e i barili di inchiostro.

I giornalisti dell’ultimo turno potevano uscire dalla redazione col giornale appena stampato, con l’inchiostro ancora fresco.

Quando sono stati inventati i sistemi di teletrasmissione non è stato più necessario avere il centro stampa nello stesso edificio della redazione.

Magari la redazione è in centro città, per essere più vicina ai palazzi del potere e ai luoghi dove nascono le notizie, mentre il centro stampa è in periferia, dove è possibile costruire strutture adatte ed è più facile gestire il viavai di camion e furgoni che portano materie prime e prodotto finito.

Il centro stampa può essere anche in altre città, come succede ai giornali nazionali che suddividono il numero di copie da stampare tra vari stabilimenti presenti in varie regioni diverse.

Soprattutto, esistono le edizioni online che possono essere consultate su tablet, computer e cellulare. E che devono affrontare la concorrenza dei siti web gratuiti.

I prezzi calano notevolmente: l’ultima offerta di Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport prevede l’abbonamento ad entrambi i giornali a 5 euro al mese, quando le copie cartacee verrebbero a costare sui 3 euro al giorno.

Vero che non ci sono costi di stampa, trasporto, intermediari, ma è chiaro che gli introiti sono molto minori.

Anche i giornali che ancora stampano non riescono a mantenere un centro stampa di proprietà, tenuto conto delle basse tirature.

Sono quindi nati centri stampa che lavorano per vari quotidiani, anche in concorrenza tra di loro.

Certo, se un sistema è inefficiente è inutile mantenerlo. Però sapere che qualcosa sta scomparendo dà un senso di malinconia.

Per fortuna che esistono documentari come questo che almeno conservano la memoria di quello che è stato.

Commenti

Post più popolari