Superpollo

Per motivi di copyright, immagino, sono scomparse da Youtube tutte le puntate di Superpollo, serie animata uscita in America negli anni Sessanta, in 17 puntate da 6 minuti ciascuna, nella quale il protagonista era un pollo milionario che bevendo un cocktail diventava un supereroe, assistito dal suo fedele compagno Fred, un leone vegetariano.

Le trame erano demenziali, ma strappavano un sorriso e vista la breve durata la visione non era impegnativa.

Su Wikipedia in inglese c’è un articolo in proposito, con tanto di guida degli episodi e testo della canzone di apertura.

In italiano c’è una riga soltanto, il nome dei due personaggi principali e i titoli degli episodi.

Su Youtube si può trovare ancora la sigla, registrata dalla tv TRIveneto, forse negli anni Novanta. 7 mila visualizzazioni, 0 commenti.

Nel video compaiono alcune parole della canzone, ma sono disegnate.

Invece negli ultimi fotogrammi si legge il titolo in italiano dell’episodio “Superpollo contro Gnocco”, e qui è stato utilizzato un font.

Le lettere sono maiuscole, le estremità sono leggermente rigonfie come se ci fossero delle grazie, la C ha l’estremità inferiore nettamente piegata all’insù e sembra quasi una G, la N ha il tratto obliquo che tocca l’asta di destra molto in alto, e infine la L ha una grazia all’estremità inferiore destra che risale serpeggiando. 

Più o meno come quella dello Smythe del compianto Vernon Adams, che si scarica da Google Fonts e però non ha gli angoli arrotondati.  

Provo a cercare coi sistemi automatici, ma non ottengo nessuna corrispondenza precisa.

Tra i risultati di What The Font mi colpisce un font che si chiama Display Art Three, che attinge sicuramente allo stesso immaginario solo che è molto più ornato.

La grazia inferiore della L curva nettamente verso l’interno, i tratti della E pure sono curvi, qua e là compaiono dei riccioli (nella A o nella Y, per esempio).

La descrizione specifica chiaramente che non è consigliato per usi text ma solo display.

Questo font ha attirato la mia attenzione anche per il nome dell’autore: Gerald Gallo. Forse un parente lontano di Superpollo. 

Tra l’altro immagino che il font che sto cercando non era usato nella versione originale, ma solo in quella italiana.

Il Display Art Three è esplicitamente ispirato ai “caratteri art nouveau popolari all’inizio del ventesimo secolo”.

Provo a cercare i font taggati “art nouveau” sul sito, ma è un’impresa scoraggiante, visto che nella lista ci finisce un sacco di roba che non c’entra niente, e i font art nouveau compaiono abbastanza sporadicamente.

Faccio il tempo a notare l’MPINouveau, di MpressInteractive che corrisponde abbastanza all’idea che stiamo cercando, ma ha le grazie meno esuberanti.

Penso che sia molto più sensato effettuare la ricerca su Fonts In Use, dove i tag sono assegnati in maniera centralizzata.

C’è poca roba. Quello che mi colpisce di più è il Viktoria / Phoenix / Medea.

Il font deve essere nato circa nel 1899 ma non si conosce il nome del disegnatore originario.

È stato prodotto da varie fonderie con nomi diversi, senza specificare quale era l’ispirazione iniziale, per questo risalire fino alle origini è un’impresa.

Il sito cita anche alcune note fonderie italiane, Augusta, che lo commercializzò col nome Urania nel 1914, e Urania (toh!) che lo commercializzò col nome Serie Walkiria, non si sa in che anno. Viene citata anche una fonderia Pierallini, mai sentita, che lo vendette come Serie Milano.

Le origini dovrebbero affondare fino a una fonderia di Berlino.

La descrizione fornita dal sito si conclude con una informazione interessantissima: quest’anno ne è uscita una digitalizzazione chiamata DisSenso e firmata da un certo Michele Casanova.

Un italiano? Pare proprio di sì.

Seguendo il link si arriva al sito Github, da cui si può scaricare il font completo e alcuni specimen, tra i quali c’è la foto di un titolo dell’Unità del 1924: “La lentezza delle indagini sull’assassinio Matteotti / provocata dal Governo e dalle autorità fasciste”, in cui la prima riga è composta appunto usando il font a cui ci si è ispirati.

Evidentemente il fatto che quest’anno ricorra l’anniversario dell’attentato ha fatto venire in mente a qualcuno di ritrovare e digitalizzare questo carattere.

Alcune scelte coincidono, come per esempio l’idea di far risalire molto l’estremità inferiore della L e della C, inarcare verso l’alto le pance di P e R, tenere alzato il baricentro della N, o curvare bruscamente il tratto centrale della S. Ma tante altre scelte sono completamente diverse: ad esempio il fatto che le grazie superiori di C e T sono molto marcate nel font, e poco nel cartone animato. Senza contare la presenza di angoli nel font, mentre nel cartone tutte le linee sono arrotondate.

Infine, le lettere del font sono molto più strette di quelloe del cartone.

Comunque, Fonts In Use contiene parecchi link non soltanto agli specimen d’epoca, ma anche ai caratteri simili, tra i quali il più segnalato è l’Herold, che pure abbiamo visto spesso sulle prime pagine dei quotidiani italiani di quel periodo, possibilmente nella versione stretta.

Il sito conosce i nomi di vari font di Casanova, tra cui un bel gotico dal nome interessante, In Die Busillis, digitalizzazione open source del Tudor Black rilasciata sempre all’inizio di quest’anno. Tuttavia non ci sono usi segnalati. 

Su Github si possono ammirare gli altri lavori di Casanova, eccezionali specie per chi sta cercando qualcosa in tema medioevo. Il nome più attraente è Andiamo A Bruciargli La Casa, evidentemente ispirato ad una lezione del professor Barbero diventata virale sul web.

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