Aldogizio

Il titolo di una vecchia rivista rifatto coi font digitali che ho a disposizione sul mio computer: il Bahnschrift Condensed Bold e il Tex Gyre Bonum Bold. I problemi di definizione e soprattutto di spaziatura tra le lettere (gravi!) non dipendono dai font usati e non sono visibili mentre impagino usando OpenOffice Draw. Il problema viene creato dal software durante la fase di conversione in immagine.

 

L’altro ieri è uscito il video di Alberto Naska che documenta la sua partecipazione alla Mille Miglia di quest’anno. Lo Youtuber ne approfitta per ricostruire la storia della manifestazione, e include immagini d’epoca, tra cui un articolo di una rivista intitolato “Sono mancati i grossi nomi alla Mille Miglia 1961”, risalente all’ultimo anno in cui era una gara di velocità prima di diventare gara di regolarità come è oggi.

La foto del’articolo si può vedere sul sito V8blogmain su Wordpress, ed è estratta dalla rivista Auto Sport Italiana.

Il titolo era scritto tutto in maiuscolo in un sans serif stretto.

La pagina seguiva la suddivisione in tre colonne, le foto erano in bianco e nero. Una era a cavallo tra una pagina e l’altra.

L’impaginazione era relativamente dinamica, con le tecnologie dell’epoca. Mentre un’immagine occupava la terza colonna della prima pagina e le prime due della seconda, in alto, l’altra occupava le ultime due della seconda, in basso. Due intere colonne della prima pagina erano occupate da titolo, occhiello e sommario, per cui rimanevano soltanto tre colonne in grado di ospitare in parte il testo dell’articolo.

Quello su cui mi soffermo però è il font usato per il sommario, ossia per le informazioni aggiuntive che si trovano al disotto del titolo. Otto righe che si estendono circa per un terzo della pagina in altezza. Carattere serif grassetto con grazie robuste.

Passo una parola a What Font Is e il sito mi indirizza verso l’Aldogizio, di Thierry Gouttenègre, TeGeType, su My Fonts dal 2013.

Non mi serve leggere la descrizione per capire di cosa si tratta: un’interpretazione dell’Egizio di Aldo Novarese, un carattere in circolazione dal 1955.

Che bello il passato, quando le riviste italiane usavano caratteri di disegnatori italiani. No?

Identifont conosce una versione digitale dell’Egizio messa a punto da Urw nel 2006, ma non dice niente a proposito della fonderia per cui era stato prodotto in origine, la Nebiolo di Torino.

Tra i caratteri simili il sito elenca il Miller, un Century (731) e vari News (No.14, 702), caratteri pensati appunto per la stampa periodica.

Il matcherator di Fontsquirrel nota che l’Aldogizio in realtà è identico al Clarendon FS ExtraBold realizzato da FontSite Inc.

Effettivamente le forme di Egizio e Clarendon sono praticamente le stesse, secondo lo strumento di Identifont, che identifica una sola differenza notevole: l’estremità superiore del tratto verticale della q, che nell’Egizio di Urw termina a punta mentre nel Clarendon di Adobe e Linotype, disegnato da Hermann Eidenbenz per la Haas nel 1953 ha una grazia orizzontale slab sulla destra.

Nella versione Regular l’Egizio è più leggero del Clarendon, nellla versione Bold è più pesante.

Vediamo se Fonts In Use mette in evidenza la parentela tra i due font.

Non nella descrizione.

Dice solo che se il disegno viene attribuito a Aldo Novarese, il lavoro iniziò quando il direttore alla Nebiolo era il suo predecessore Alessandro Butti.

Il sito contiene 13 segnalazioni di usi di questo font.

Tra i caratteri simili segnala il Clarendon (144 usi) e l’Aldogizio (nessun uso).

Torniamo su Fontsquirrel e vediamo se conosce qualche alternativa gratuita a questo carattere.

Di totalmente gratuito segnala solo il Plateaux Medium di Jake Luedecke Motion & Graphic Design, su Fontzillion. Si tratta di uno sketch: i contorni delle lettere sono disegnate a penna e le aste sono riempite a pennarello.

Altri risultati vengono da Fontspring e vengono inclusi nella ricerca anche se hanno un prezzo vicino.

Dietro il Clarendon Fs di FontSite Inc. troviamo il Sutro Heavy, dove la a non ha la grazia superiore a bottone mentre le l hanno le grazie superiori spioventi.

Va bene, ma su Font Squirrel c’è qualcosa?

Tolgo due spunte e ripeto la ricerca.

E l’unica risposta che viene fuori è Tex Gyre Bonum Bold, di Gust e-foundry.

Il progetto Tex Gyre ha prodotto alcune alternative libere di font estremamente popolari.

Il Bonum è una interpretazione del Bookman.

È qualcosa di molto diverso rispetto all’Egizio, per quanto riguarda i dettagli.

Ad esempio la R e la a non hanno le estremità di destra ripiegate all’insù, e soprattutto le grazie superiori di l e i non sono orizzontali ma sono in pendenza, come pure le grazie della s sono oblique e l’estremità inferiore della e punta verso l’esterno invece di fronteggiare il tratto orizzontale centrale.

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