Lo Spartan è su Google Fonts

Ai tempi dei caratteri in metallo il mercato tipografico era locale.

Sarebbe stato impensabile farsi venire casse di caratteri in piombo da un altro continente. Avrebbe fatto lievitare i costi e avrebbe richiesto tempi lunghi.

Per questo le grandi fonderie avevano fabbriche in continenti diversi, quelle più piccole davano in licenza i propri disegni alle fonderie di altri Stati che li commercializzavano con un nome più adatto alla lingua dei loro acquirenti, senza contare il bello della concorrenza, per cui una volta che qualcuno lanciava un nuovo carattere di successo i vari competitor lo imitavano realizzando qualcosa di simile.

Il Futura è uno dei senza grazie più celebri del ventesimo secolo. È stato disegnato nel 1926 da Paul Renner, tedesco.

Visto il grande successo ottenuto, aumentato col passare dei decenni, gli americani misero a punto lo Spartan.

Provando a confrontare i due font con l'apposito strumento di Identifont, possiamo vedere che hanno parecchie cose in comune ma anche molte differenze.

Per dire: in entrambi i casi la a è a un solo piano e la t è cruciforme. La G ricalca in gran parte o in tutto un cerchio, la C ha le estremità tagliate in verticale. La M ha i fianchi divergenti.

Però vediamo anche differenze significative: il tratto circolare della a è a spessore pressoché costante nel Futura mentre tende ad assottigliarsi prima del contatto col tratto verticale nello Spartan. L’estensione del tratto ascendente della f del Futura è molto alto, inconfondibile, mentre tratti ascendenti e discendenti dello Spartan sono molto corti.

Ma quella che si vede su Identifont è la versione Classified dello Spartan, venduta da Adobe e Linotype.

La scheda del carattere sul sito è un po’ contraddittoria: da un lato dice che il font è stato disegnato nel 1951, dall’altro che è stato pubblicato dalla Atf nel 1936.

Se ben ricordo nelle missioni spaziali Apollo venne usata qualche versione dello Spartan sul quadro dei comandi delle navicelle che portarono l’uomo sulla luna.

In questi giorni mi è capitato di finire sul sito Mow, che ha pubblicato vari articoli dedicati alla morte del motociclista Luca Salvadori.

Mentre il testo degli articoli è in Lora, dimensione 17 px con riga a 34 px, titoli e sottotitoli sono in Spartan. Uno Spartan preso da Google Fonts, dove è presente nella versione disegnata da Matt Bailey e Tyler Finck.

Due righe di descrizione, solo per dire che il carattere è ispirato ai “caratteri geometrici senza grazie dell’inizio del ventesimo secolo”.

Vado su Fonts In Use a cercare informazioni più precise.

“Lo Spartan è l’imitazione del molto popolare Futura di Paul Renner messa a punto da Mergenthaler Linotype e Atf”, dice il sito, che fissa la data di nascita al 1939, quando la Linotype annuncio il Sanserif 52.

Nell’anteprima del nome che si può vedere sul sito, la a è uguale a quella del Futura anziché somigliare a quella del Tw Cen, come invece abbiamo visto nello Spartan Classified.

Dice il sito che il Classified, rilasciato in seguito, era pensato per scritte in dimensioni molto piccole.

“Se vedete il Futura in una rivista o giornale pubblicato a metà del Novecento in America, ci sono buone possibilità che si tratta di Spartan, o uno dei font che lo seguirono: Twentieth Century, Tempo e Vogue”, dice il sito.

Mow utilizza lo Spartan in versione Thin anche per fare il capolettera dell’articolo, in una maniera insolita che richiede varie istruzioni per essere messa a punto.

La lettera infatti viene inserita all’interno di un quadrato, dietro il quale, in alto a destra, se ne intravede un’altro.

Il bordo è in dimensione 2px, solid, colore #1c1c1c.

La lettera ci finisce al centro grazie all’opzione padding-top: 20px.

La parte nascosta del secondo quadrato non finisce in primo piano solo grazie all’impostazione del colore bianco come sfondo del primo quadrato (background: #fff) e all’indicazione position: relative.

A tutto questo si aggiungono altre istruzioni: display: block; height 78px e width 78px per rendere la cornice esattamente di dimensione quadrata, e l’indicazione box-sizing: border-box.

Il capolettera prende le prime due righe e si estende per un po’ anche nello spazio vuoto sovrastante.

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