Dusha (Mondiali Russia 2018)
In questi giorni è impossibile non notare un font che è stato sbattuto sotto gli occhi di tutti, ovunque: quello ufficiale dei mondiali di calcio Russia 2018.
Il carattere non viene usato soltanto per il logo e per gli spot e le grafiche tv, ma anche per i titoli degli articoli sul sito web.
Dico che è impossibile non notarlo perché alcune lettere hanno una forma molto singolare, specialmente la A maiuscola, che è fatta con due soli tratti, uno curvo e uno dritto. In pratica ha una forma intermedia tra la A stampatella maiuscola e la a corsiva minuscola. La a minuscola è disegnata secondo lo stesso schema. Non dico che sia gradevole, però si nota.
Il bello del sito web è che si può facilmente leggere nel codice il nome del font, risparmiandosi la fatica di doverlo cercare con i programmi di riconoscimento. Dusha Regular.
E se uno va a dare un’occhiata nel file ci trova anche le informazioni sul copyright. Brandia Central. Anno 2014 (l’hanno disegnato con quattro anni di anticipo. Prima dell’assegnazione?).
Brandia Central è un nome che mi suona completamente nuovo. Luc Devroye lo conosce (e ti pareva), ma solo come disegnatore di questo font, senza nessuna informazione aggiuntiva, nemmeno la nazionalità.
Il sito Under Consideration invece ha parlato di Brandia Central nel lontano 2013. Anche in quel caso si parlava di calcio. L’azienda s’è occupata dei loghi degli europei del 2012 (Polonia e Ucraina) e del 2016 (Francia).
Lo stesso sito analizza nel dettaglio il logo del mondiale russo (confrontandolo con quello del mondiale brasiliano definito orrendo), e dedica anche qualche nota alla tipografia: “Vorrei che non mi piacesse, ma mi piace. E molto. È unica, forse nei modi sbagliati, ma ha un ritmo spesso-sottile che fa da complemento alle curve dell’emblema”.
Sul sito compare anche il nome di un tale Miguel Viana, capo dell’ufficio creativo di Brandia Central, intervistato da Design Week.
Brandia Central ha un sito interessantissimo: una pagina vuota tutta nera (background-color: #000000. Titolo: ...).
Ha pure un account Twitter, aggiornato l’ultima volta al marzo del 2012 (esisteva già Twitter all’epoca?!? Sì, Twitter è nato nel 2006...). Beh negli ultimi otto anni non hanno avuto tempo di Twittare che si sono aggiudicati... i mondiali di calcio! Può succedere. O forse hanno pensato che non era poi così importante dirlo.
Comunque, i prossimi mondiali sono già stati assegnati: se ne occuperà il Qatar. Non si sa come si sono regolati dal punto di vista della tipografia, ma il logo è già stato diffuso. Qualcuno sul forum di Dafont chiedeva delucidazioni a proposito del font usato. Otteneva in risposta: “Forse non è un font”, tenuto conto che le due A sono diverse. Che non vuol dire niente, perché il font potrebbe contenere delle variant (probabile, tenuto conto che, a parte gli svolazzi, il resto della lettera è identico). Lettere tutte stampatelle, con i terminali ondulati e appuntiti.
Anche il mondiale del 2026 è già stato assegnato, ai tre stati principali del nord America, ma è ancora presto per vedere il logo ufficiale. Un logo provvisorio realizzato per Usa e Canada, ma senza Messico, utilizzava dei caratteri a pianta ottagonale, un classico per lo sport nordamericano (avete presente le felpe delle università statunitensi?). Si vedrà che cosa combineranno.
Gli addetti ai lavori dedicano una certa attenzione a scelte come queste. Quando nel 2012 è uscito il libro Proprio il mio typo del giornalista inglese Simon Garfield, c’era una (discutibile) classifica delle font peggiori di tutti i tempi (il Comic Sans era fuori concorso). Al primo posto c’era “Il font delle olimpiadi 2012”, quelle di Londra. “Questa font squallida trasuda irregolarità e grossolanità”, scriveva Garfield. Il quale si trovava nel pieno clima di derisione che si era creato dopo il lancio del logo delle stesse olimpiadi, quando qualsiasi imbecille scriveva su internet che ci vedeva allusioni sessuali, naziste, sioniste, eccetera. Non bisogna mai dare retta ai giornalisti inglesi, almeno quando si tratta di pettegolezzi e gogne mediatiche.
Il carattere non viene usato soltanto per il logo e per gli spot e le grafiche tv, ma anche per i titoli degli articoli sul sito web.
Dico che è impossibile non notarlo perché alcune lettere hanno una forma molto singolare, specialmente la A maiuscola, che è fatta con due soli tratti, uno curvo e uno dritto. In pratica ha una forma intermedia tra la A stampatella maiuscola e la a corsiva minuscola. La a minuscola è disegnata secondo lo stesso schema. Non dico che sia gradevole, però si nota.
Il bello del sito web è che si può facilmente leggere nel codice il nome del font, risparmiandosi la fatica di doverlo cercare con i programmi di riconoscimento. Dusha Regular.
E se uno va a dare un’occhiata nel file ci trova anche le informazioni sul copyright. Brandia Central. Anno 2014 (l’hanno disegnato con quattro anni di anticipo. Prima dell’assegnazione?).
Brandia Central è un nome che mi suona completamente nuovo. Luc Devroye lo conosce (e ti pareva), ma solo come disegnatore di questo font, senza nessuna informazione aggiuntiva, nemmeno la nazionalità.
Il sito Under Consideration invece ha parlato di Brandia Central nel lontano 2013. Anche in quel caso si parlava di calcio. L’azienda s’è occupata dei loghi degli europei del 2012 (Polonia e Ucraina) e del 2016 (Francia).
Lo stesso sito analizza nel dettaglio il logo del mondiale russo (confrontandolo con quello del mondiale brasiliano definito orrendo), e dedica anche qualche nota alla tipografia: “Vorrei che non mi piacesse, ma mi piace. E molto. È unica, forse nei modi sbagliati, ma ha un ritmo spesso-sottile che fa da complemento alle curve dell’emblema”.
Sul sito compare anche il nome di un tale Miguel Viana, capo dell’ufficio creativo di Brandia Central, intervistato da Design Week.
Brandia Central ha un sito interessantissimo: una pagina vuota tutta nera (background-color: #000000. Titolo: ...).
Ha pure un account Twitter, aggiornato l’ultima volta al marzo del 2012 (esisteva già Twitter all’epoca?!? Sì, Twitter è nato nel 2006...). Beh negli ultimi otto anni non hanno avuto tempo di Twittare che si sono aggiudicati... i mondiali di calcio! Può succedere. O forse hanno pensato che non era poi così importante dirlo.
Comunque, i prossimi mondiali sono già stati assegnati: se ne occuperà il Qatar. Non si sa come si sono regolati dal punto di vista della tipografia, ma il logo è già stato diffuso. Qualcuno sul forum di Dafont chiedeva delucidazioni a proposito del font usato. Otteneva in risposta: “Forse non è un font”, tenuto conto che le due A sono diverse. Che non vuol dire niente, perché il font potrebbe contenere delle variant (probabile, tenuto conto che, a parte gli svolazzi, il resto della lettera è identico). Lettere tutte stampatelle, con i terminali ondulati e appuntiti.
Anche il mondiale del 2026 è già stato assegnato, ai tre stati principali del nord America, ma è ancora presto per vedere il logo ufficiale. Un logo provvisorio realizzato per Usa e Canada, ma senza Messico, utilizzava dei caratteri a pianta ottagonale, un classico per lo sport nordamericano (avete presente le felpe delle università statunitensi?). Si vedrà che cosa combineranno.
Gli addetti ai lavori dedicano una certa attenzione a scelte come queste. Quando nel 2012 è uscito il libro Proprio il mio typo del giornalista inglese Simon Garfield, c’era una (discutibile) classifica delle font peggiori di tutti i tempi (il Comic Sans era fuori concorso). Al primo posto c’era “Il font delle olimpiadi 2012”, quelle di Londra. “Questa font squallida trasuda irregolarità e grossolanità”, scriveva Garfield. Il quale si trovava nel pieno clima di derisione che si era creato dopo il lancio del logo delle stesse olimpiadi, quando qualsiasi imbecille scriveva su internet che ci vedeva allusioni sessuali, naziste, sioniste, eccetera. Non bisogna mai dare retta ai giornalisti inglesi, almeno quando si tratta di pettegolezzi e gogne mediatiche.
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