Oscar

Fonts In Use conosce l’Oscar ma non ha raccolto nessuna segnalazione in proposito.

Disegnato da Aldo Novarese nel 1966 per la Nebiolo, è uno script molto ordinato. Le lettere hanno alcune caratteristiche di quelle tracciate a mano (nella O si vede il punto in cui comincia il cerchio e il punto dove finisce, la a sembra tracciata con un solo tratto che forma l’occhiello e poi torna giù sotto forma di asta), ma l’aspetto nel complesso è molto curato (a differenza di altri font che imitano la scrittura a mano con tutti i difetti e le irregolarità). La forma delle lettere è stampatella, ossia le lettere sono separate, e l’asse è verticale.

Scrive il sito che la Bitstream ha digitalizzato questo carattere col nome di Formal 436. Anche in questo caso, nessuna segnalazione disponibile.

Devroye mostra qualche specimen dell’Oscar, in cui è possibile rendersi conto dell’effetto che doveva fare nell’uso comune. Le grazie triangolari in alto a sinistra spezzavano un po’ l’uniformità delle scritte, quando si trattava di parole tutte maiuscole. La e minuscola non aveva lo spigolo a destra. La n era un po’ sbilanciata, con l’asta sinistra più ferma e robusta e quella destra più affusolata e quasi tronca.

Lo slogan su una pubblicità diceva “Un nuovo interessante carattere per lo stampato commerciale pubblicitario e di lusso”.

Su Creative Pro, nel 2013, è stato pubblicato un articolo dedicato a quei font display che sono stati dimenticati in epoca digitale. L’ultimo della lista è proprio l’Oscar, il preferito dal punto di vista sentimentale da parte dell’autore del post.

Bella e dettagliata descrizione del font, “confortevole e familiare senza essere evocativo o nostalgico … le minuscole sembrano librarsi sopra la linea di base anche se sono rigidamente allineate lì … Sembra corsivo ma è risolutamente verticale … I numerali sono stupendi … Le minuscole sono larghe quasi quanto le maiuscole”.

L’autore dell’articolo si chiede: chissà chi è che adesso ne detiene i diritti. Perché un disegnatore che volesse far rivivere questo tipo di carattere dovrebbe prima investigare, come Sherlock Holmes, per capire a chi rivolgersi, e poi convincere il proprietario a concedere i diritti per la digitalizzazione e per il nome.

Nella lista che compare nell’articolo, c’è anche qualche altra nostra conoscenza. Ad esempio il Tempo, così caratteristico perché è uno dei pochi a combinare una t cruciforme con una a a doppio livello, o il Peignot, che qua in Italia è sotto gli occhi di tutti, visto che viene usato nella sigla e nelle grafiche di Superquark.

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