Scritte microscopiche su carte d’identità, banconote, patenti
Avete ancora una delle vecchie carte d’identità non elettroniche? Avete notato che entrambe le facciate interne sono incorniciate da una cornicetta marroncina? Beh, se la guardate con attenzione vi rendete conto che è interamente attraversata da una scritta molto piccola, pure distinguibile a occhio nudo.
In orizzontale si legge “Repubblica Italiana”, in verticale invece “Carta d’identità”. Le lettere sono senza grazie, tutte maiuscole.
La scritta minuscola che si legge nella cornice di una carta di identità, accanto a un righello millimetrato per rendersi conto della dimensione. |
La scritta in verticale si estende in lunghezza per circa 8 millimetri e mezzo. Se prendiamo come punto di riferimento l’Arial, dovremmo impostare il corpo a 2,5 circa per ottenere una scritta della stessa lunghezza. Davvero siamo quasi al limite, tenuto conto che OpenOffice non scende in ogni caso al disotto di 2 (che poi la scritta sia effettivamente distinguibile sul foglio stampato dipende da vari fattori, tra cui il tipo di carattere che usiamo di volta in volta e la qualità della stampante).
Già che abbiamo una lente di ingrandimento in mano diamo un’occhiata a un altro tipo di scritte che si trovavano su questo tipo di carte d’identità, ossia i dati del cittadino (che non sono microscopiche, anzi: siamo più o meno intorno al corpo 12). Nel corso degli anni le tecniche sono cambiate: anticamente questa parte veniva scritta a mano, poi si è passati alla battitura a macchina, in epoche recenti sono comparsi font più consueti come il Courier.
Nel mio caso, la forma delle lettere è strana, sono caratteri senza grazie probabilmente monospace, a giudicare dalla forma della lettera I. Dico strane perché spesso i tratti sono sbilanciati: vedere la N e soprattutto la M, dove le due aste laterali sono una molto larga e una molto stretta, caratteristica che di solito un disegnatore sano di mente non mette nei suoi caratteri. È vero che la M serif è strutturata in questo modo, ma normalmente questo non avviene nei sans, e comunque non con queste proporzioni.
Ma se andiamo a ingrandire queste
scritte vediamo una caratteristica abbastanza singolare: le aste non
sono riempite in maniera uniforme all’interno di una linea di
contorno: le lettere sono composte da tanti pallini, cerchietti
d’inchiostro nero. Penso debba essersi trattato di una stampante ad aghi, o roba simile.
Mentre lo sfondo è una stampa di qualità, venuta fuori di stabilimenti dotati di tecniche avanzatissime, i dati del cittadino vengono fuori da una comune apparecchiatura in dotazione al locale ufficio anagrafe.
Ma torniamo al tema di questo post: le scritte microscopiche. Le banconote sono qualcosa che abbiamo sottomano tutti i giorni, qualcuno anche per tutto il giorno. Dove stanno le scritte microscopiche su una banconota da 10 euro?
Ce ne sono a bizzeffe, anche se a occhio nudo sono praticamente invisibili. Si trovano disseminate all’interno dei tanti archi dell’illustrazione. In questa foto si vede l’inizio degli archi del livello più esterno, in alto a destra. Qui la scritta “10EURO” occupa 2 millimetri di larghezza.
Le scritte sugli archi superiori di una banconota da 10 euro sono praticamente indistinguibili a occhio nudo. |
La scritta si ripete in caratteri latini, greci e in cirillico, credo. Compare in tre righe consecutive sulle linee più esterne dell’arco, in un arco poco più sotto, e in un altro arco molto più in basso.
Quanto saranno grandi queste scritte, in termini di corpo del carattere? In Arial per far entrare la scritta “10EURO” in due millimetri bisognerebbe impostare il corpo a 1,4, e praticamente non è una cosa fattibile (senza aumentare lo spazio tra le lettere, come invece avviene sulla banconota). A differenza delle scritte sulla carta d’identità, che si vedono a occhio nudo, quelle sulla banconota si distinguono solo con le lenti d’ingrandimento. E la qualità del tratto è eccezionale: se sulla carta d’identità si vedeva il contorno un po’ acquoso dovuto allo spargersi dell’inchiostro sul foglio, sulla banconota non si distinguono particolari imprecisioni, a parte le linee di disturbo che fanno parte dello sfondo.
Anche sulle vecchie patenti cartacee c’era una scritta in piccole dimensioni, ma non era molto spettacolare. Si trovava in negativo su un cerchio rosso scuro che faceva parte del disegno di sfondo. Là si leggeva la parola “Motorizzazione”, di nuovo scritta in un sans all-caps, ma in questo caso con spazio aumentato tra una lettera e l’altra. Tenuto conto che le lettere saranno larghe più o meno mezzo millimetro, a occhio, potremmo avere un corpo al di sotto di 2 (se ci fosse meno spazio tra le lettere si potrebbe anche usare un 3).
Una delle scritte nascoste su una vecchia patente cartacea. Tecnica banalissima, in confronto a quello che si vede sulle nuove patenti a tesserino. |
E le patenti nuove (quelle a tesserino)? Essendo un prodotto tecnologico, non mi aspettavo ci fosse una scritta molto piccola. E invece sono rimasto sorpreso, perché anche le tecniche usate in questo settore hanno fatto passi da gigante.
Lo sfondo è formato da tante righe rossicce oblique, che in realtà sono righe di testo. Viene ripetuta in continuazione la dicitura: “Modello UE di patente di guida”. In una riga vengono usati caratteri normali, in un’altra caratteri estesi, nella terza caratteri condensati, ma mi sembra che il corpo sia pressoché lo stesso. La sequenza si ripete per tutta la parte sinistra della tessera.
Nella versione regular l’intera frase entra in poco più di 13 millimetri. Volendo scriverla in Arial o meglio in Roboto Light per farla entrare nello stesso spazio bisogna lavorare in un corpo leggermente al disotto del 3. Con l’avvertenza che lo spazio tra le parole sul documento è molto inferiore rispetto a quello che si usa normalmente nei testi. Diciamo che le maiuscole, sono alte un millimetro circa (che è poco meno di 3 punti tipografici). Comunque l’altezza delle maiuscole non corrisponde al corpo del carattere, perché bisogna aggiungerci i tratti discendenti. In un centimetro ci sono 8 o 9 righe, verrebbe un corpo 3 o 3,5).
Non ci sarebbe da stupirsi, ma c’è un dettaglio che invece mi stupisce: anche quella sottile linea ondulata che separa queste scritte piccole da quelle più leggibili che si trovano a destra... è una linea essa stessa! Dice “PATENTEDIGUIDAMODELLOUE” nello spazio di circa 6 millimetri. Molto approssimativamente verrebbe un corpo... 1,2!!!
Incredibile, irrealizzabile anche sul monitor: OpenOffice non scende al disotto del corpo 2.
Ma c’è un altro dettaglio ancora più inaspettato. Nella parte bassa della tessera c’è una linea ondulata realizzata senza inchiostro, solo in leggero rilievo. Anche questa è composta di parole, ordinate in tre righe. La prima e la terza riga sono di dimensioni maggiori. La seconda invece è variabile: a tratti il testo è più grande, a tratti diventa minuscolo.
Linea ondulata, dimensioni microscopiche, scritte variabili e senza inchiostro... Davvero soluzioni ingegnose, difficili anche solo da immaginare e praticamente impossibili da imitare anche solo alla lontane, per le persone comuni.
Commenti
Posta un commento