La Stampa

Una scritta fatta in casa con font gratuiti più o meno nello stesso stile dell'edizione cartacea del quotidiano torinese La Stampa. La testata è in Kameron, più leggero rispetto alla testata originale del quotidiano. Il titolo invece è in Old Standard, ma con qualche ritocco per alterare la larghezza delle lettere e la loro distanza. Entrambi i font si scaricano gratuitamente da Google.

 

A differenza di quotidiani come il Corriere della Sera, il Sole 24 Ore o Repubblica che hanno annunciato i loro nuovi font in pompa magna, e a differenza di molti giornali mondiali che hanno fatto la stessa cosa, le scelte tipografiche del quotidiano torinese La Stampa sono passate un po’ sotto silenzio. Difficile trovare qualcosa in proposito, anche perché il giornale ha un nome un po’ ambiguo: cercando “caratteri stampa” si trova qualsiasi cosa tranne quello che ci interessa in questo caso.

Ovviamente non c’è nessun problema per quanto riguarda l’esame delle scelte nel sito web: le informazioni sono accessibili a tutti nel codice delle pagine. I font scelti sono gratuiti per tutti visto che sono quelli di Google. Praticamente tutta le pagine sono disegnate usando solo due font: Lora e Lato. Il primo è un serif, il secondo è un sans. Laddove si vuole utilizzare qualcosa di diverso, come nei titoli delle sezioni e nei relativi link, le scritte non sono inserite nel codice sotto forma di testo ma sotto forma di immagini. E là c’è un carattere black non meglio precisato.

Più complicata l’analisi della prima pagina del quotidiano cartaceo, dove purtroppo non è accessibile nessun codice retrostante. Si può giudicare il tutto soltanto dall’aspetto. Per la prima pagina di oggi il titolo di apertura è scritto in un serif non certo d’impatto. La caratteristica che salta più all’occhio è la grazia della a, che si arriccia fino a puntare in alto, come era usanza in certi periodi nel secolo scorso, ma che ora è una caratteristica caduta abbastanza in disuso. La gran parte dei font ha la a strutturata in maniera completamente diversa.

Tra i font di Google una a concepita in questo modo si trova nell’Old Standard. Il quale ha lettere più larghe e più distanziate rispetto a quelle che compaiono nei titoli della Stampa. Chiaro che si può intervenire su questi aspetti alterando le impostazioni del carattere e del paragrafo. Dove non si può intervenire semmai è nella forma delle grazie, ad esempio quelle superiori di d-l-n eccetera, che sul giornale mi sembrano leggermente inclinate e ricurve mentre nell’Old Standard sono bodoniane, nel senso ad angoli retti. Comunque l’impostazione delle lettere mi sembra la stessa.

Tra i font che uno si può procurare gratuitamente c’è anche il Munson che ha la caratteristica di avere la a con la codina all’insù, ma l’effetto ottenuto è completamente diverso. Nel Munson il contrasto tra tratti spessi e tratti sottili è molto minore, e le grazie sono più pesanti, praticamente slab. A occhio e croce il Munson è più adatto per essere utilizzato in testi di piccole dimensioni che siano leggibili, mentre l’Old Standard è adatto per i testi di grandi dimensioni, in cui si può apprezzare meglio il contrasto coi tratti sottili.

L’Old Standard viene diffuso in tre stili: regolare, italico e grassetto. Scrivendo i titoli in grassetto il rapporto tra tratti spessi e tratti sottili diventa praticamente quello di un Bodoni, e non coincide con ciò che si vede sulla prima pagina della Stampa. Il regolare forse è un po’ più leggero rispetto a quello usato dal quotidiano. Dovendo ottenere lo stesso effetto della prima pagina di oggi, bisognerebbe influire sulle impostazioni nel word processor, tra le proprietà del carattere. Le lettere andrebbero strette di poco (diciamo 95%) e avvicinate leggermente tra di loro.

C’è da dire che così come le possiamo cambiare noi le possono cambiare loro: su altri quotidiani mi è capitato di notare che da un giorno all’altro la distanza delle lettere nel titolo può essere maggiore o minore, a seconda se bisogna farci entrare più o meno parole a parità di corpo.

Per quanto riguarda la testata, la scritta è tutta in maiuscolo utilizzando dei caratteri slab che ricordano quelli del Corriere: entrambi i quotidiani hanno le loro radici nell’Ottocento, quando i caratteri di questo tipo andavano di moda ed erano pure una novità. La principale differenza che salta all’occhio è che la testata del Corriere è scritta in obliquo, mentre quella della Stampa no. E poi il Corriere usa lettere strette.

Dovendo comporre una testata simile che font bisognerebbe usare? Non certo il Rockwell, che è uno degli slab più diffusi grazie al software Microsoft: si tratta di un font senza contrasto, a differenza di quello del quotidiano torinese. Basta guardare lo spessore dei due versanti della A per rendersene conto. E poi la A del Rockwel ha quelle grazie a terrazzo sulla sua sommità che né nel Corriere della Sera né nella Stampa si usano.

Tra i disegnatori contemporanei l’idea di produrre un font che si ispiri a quell’immaginario è l’ultima delle preoccupazioni. La stragrande maggioranza dei font display gratuiti di Google si ispira a tutt’altri modelli. In piccole dimensioni ero rimasto colpito dal Patua One di Latino type, ma è bastato ingrandirlo per rendersi conto prima di tutto che le grazie sono spioventi, e poi che c’è la presenza di qualche Ink trap che lo rende più adatto alle piccole dimensioni che alla testata di un giornale (a meno di voler comunque dare un effetto insolito al tutto).

Un’idea abbastanza scontata potrebbe essere utilizzare un Roboto Slab in versione Bold. Una nota stonata forse è la forma della S, che nel font moderno ha le grazie solo sul lato interno senza mostrare traccia di speroni sul lato esterno.

Lo stesso discorso vale per l’Enriqueta di Font Furor.

Il Lora ha gli speroni sulla S, ma ha qualcosa che non quadra alla base delle lettere. Le grazie, viste in un uso display, lasciano spiazzati, perché a sinistra sono elzevire (con raccordo curvo) mentre a destra sono bodoniane (ad angolo). Una nota stonata, se viste in grande. (Sulla Stampa il raccordo è sempre elzeviro).

Il Domine ha la S con speroni, ma le grazie hanno il lato superiore spiovente, per cui la scritta avrebbe un aspetto più moderno rispetto alla testata della Stampa. Soprattutto non va oltre il bold, mentre la testata del giornale è molto più pesante.

Bree Serif o Rokkit inutile prenderli in considerazione, per via di grazie fuori posto sulla vetta della A.

E allora? Il Kadwa di Sol Matas è catalogato da Google tra quelli pesanti. Ma le grazie sono con la parte superiore in pendenza, la S è senza speroni e soprattutto la M ha un vertice centrale che non tocca terra. Per non parlare dell’assenza di contrasto tra i due fianchi della A.

Alla fine una soluzione accettabile può essere il Kameron di Vernon Adams, anche questo scaricabile da Google. È uno slab, è disponibile fino alla versione bold e ha i raccordi elzeviri. Piccole note stonate forse possono essere la curvatura della parte superiore della A, vicino alla vetta sulla sinistra, e il fatto che i raccordi in L e T hanno una curvatura un po’ stretta, meno elegante rispetto a quella della Stampa.

Per fare una finta testata del Corriere però il Cameron non va più bene. In quel caso infatti si tratta di caratteri stretti, dove la O e la C hanno dei tratti obliqui rettilinei che al Kameron mancano. La R del Corriere poi ha la gamba che si allinea con la grazia della lettera successiva, mentre nel Kameron l’estremità si arriccia e si assottiglia, disturbando un po’ la compattezza della scritta.

Condensando nel word processor la scritta non si otterrebbero i tratti rettilinei nelle prime due lettere, ma soprattutto bisognerebbe intervenire pesantemente (si parla di stringere le lettere almeno del 50%) con i consueti problemi relativi all’alterazione delle proporzioni delle aste verticali rispetto a quelle orizzontali. 

 

AGGIORNAMENTO settembre 2023: il font in uso per i testi degli articoli sul quotidiano è il Charter, a partire dall’ultimo restyling che c’è stato nel 2018 a cura dello studio Cases di Barcellona. Ancora nessuno ha scritto nulla sul font usato per i titoli. 

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