Barnum

Qualcuno ha messo su Flickr alcune pagine di un catalogo Nebiolo, non si sa di che anno. Uno dei tipi di carattere fotografati mi pare di conoscerlo. Lettere molto strette, con gli spigoli arrotondati, e lo spessore che diventa a zampa d'elefante verso le estremità. Ho come l’impressione di averlo già visto su qualche piccolo cartello fuori da un vecchio negozio di generi alimentari, ma non so se è un ricordo reale o qualche fotografia in bianco e nero del dopoguerra.
Luc Devroye gli dedica due righe soltanto: “interesting bold condensed art nouveau, in the fashion of Linotype Macbeth, but with very soft endings... I don't think this was ever digitized)”.  Ovvero: “Interessante tonda neretta strettissima (volendo usare le parole del catalogo della Nebiolo, ndr), art noveau, nello stile del Linotype Macbeth, ma con estremità morbide. Non penso sia mai stato digitalizzato”. 
Non solo non l’hanno digitalizzato, ma hanno proprio dimenticato che esiste.
Comunque, nel 1915 quando l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, il Corriere della Sera titolò a tutta pagina in questo modo:

 

 

In questo caso abbiamo solo lettere maiuscole, mentre dallo specimen sul catalogo abbiamo a disposizione in gran parte le minuscole. Ma guardiamo il titolo più in basso: “La partenza degli ambasciatori a stasera”. Già abbiamo qualche elemento in più per riconoscere il Barnum:

 

 

E quando è andato a fondo il Titanic, tre anni prima? 17 aprile 1912, pagina 3. Non il titolo di apertura (un senza grazie con la nota c gobba di quell’epoca), ma i titoli delle principali sezioni dell’articolo sono tutte in Barnum. “Angosciosa impressione a Parigi”, “Le vittime del disastro. Ventotto Italiani tra i naufraghi”, “Terribile impressione in America. L’insufficienza delle barche di salvataggio”.

 

 

E vogliamo parlare del volo di Lindberg? 22 maggio 1927, prima pagina. “Il volo Nuova York Parigi compiuto in 32 ore e mezza”.


 

 

Notare la data: 1927, 12 anni dopo la dichiarazione di guerra all’Austria, 15 anni dopo il Titanic. Il Barnum è rimasto in servizio per più di un decennio al Corriere. E poi è scomparso, dimenticato. Cercando Barnum su Myfonts escono soprattutto caratteri circensi, o far west, quelli con le grazie egizie esageratamente alte.
E il Macbeth della Linotype di cui parla Devroye? A prima vista non ci somiglia per niente. Poi, guardandolo meglio, uno si può rendere conto del perché di quel paragone. Che comunque non regge. Il Macbeth ha una larghezza costante, troppo nero, più largo, grazie spigolose.
A memoria la forma della t che si allargava in basso mi ricordava l’Hercules, che si trova su Dafont, ma andaondo a verificare uno si rende conto che l’atmosfera è del tutto diversa. Barnum era un carattere serio, castigato, stretto. Hercules è più giocherellone, gommoso direi. Da poster colorato, più che da giornale in bianco e nero.
Conclusione: finora nessuno ha digitalizzato il Barnum, sembra. Certo, è troppo fuori moda, non è in linea con questi tempi. Ma quanti font rétro ci sono? Quanti font, anche complessi, più inutilizzabili di questo? Invece il povero Barnum è passato dalle prime pagine dei quotidiani all’oblio quasi completo.

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AGGIORNAMENTO 2024: In realtà questo font è una variante della versione stretta dell'Herold, commercializzato dalla fonderia tedesca Berthold a partire dal 1901. Con questo nome ne esistono varie digitalizzazioni, tra cui quella gratuita di Dieter Steffmann e quella commerciale di Paratype, anche in versione larga. All'epoca non c'era internet e il mercato dei caratteri tipografici era locale. Le fonderie dei vari Paesi acquistavano la licenza per commercializzare un certo font con un nome adatto ai rispettivi clienti (in tedesco questo era il Reklameschrift Herold), o copiavano gli stili per ottenere caratteri equivalenti. Sul web sono finite pochissime informazioni di quel periodo, per cui è difficile sapere dove ha avuto origine questo disegno e se si è diffuso anche altrove oltre che in Italia e Germania.

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