Lapidari moderni
Un cimitero può essere un posto interessante da guardare con occhio tipografico. Specie se uno non ci entra per piangere i propri cari, o se non è lui stesso il defunto.
Dovunque uno si gira, ci sono caratteri tipografici che gli fanno l’occhiolino.
Il mio preferito è il Romano, che ha delle caratteristiche che non ho ritrovato in nessuno dei caratteri digitali disponibili. Possibile che nessuno lo abbia digitalizzato? Questioni di scaramanzia, forse. Ma non si trova soltanto nei cimiteri, ovviamente. I marmisti lo usano per fare una qualsiasi lapide o iscrizione o monumento che si può trovare in giro per la città o per i parchi.
La caratteristica principale è la ‘C’ maiuscola. Ha le grazie sia sopra che sotto, ed entrambe protese in avanti. Come nel Bookman, per intenderci, che però ce le ha solo sopra.
Da dove arriva questa tecnica? Dal Bembo, probabilmente, carattere disegnato da Francesco Griffo nel 1495, addirittura, per lo stampatore Aldo Manuzio. Il nome deriva dall’opera per la quale venne usato per la prima volta, il De Aetna, del Cardinal Bembo.
La ‘T’ è simmetrica, la ‘M’ trapezoidale, la ‘R’ ha la gamba curva e a punta.
Times New Roman e compagnia ci hanno insegnato che la gamba della ‘R’ deve essere dritta e spessa, e poggiare sulla linea di base con pie’ fermo. Century Schoolbook invece la fa scendere serpeggiante e con la punta all’insù. Quella di Bembo è lievemente sinuosa, e si assottiglia puntando in avanti. Invece nelle lapidi in questione la gambetta è corta. Supera di poco il bordo destro del carattere, cioè la linea dell’occhiello superiore, mentre la punta tocca appena di base. È una lettera caratteristica.
Ho cercato qualche informazione su internet ma non ho trovato niente. A parte un sito, quello di Gattino Alluminio, che offre una foto di tutti i caratteri disponibili, compresi i numeri (da notare il ‘4’ aperto e ondulato, o il ‘9’ con la goccia in basso che non c’entrano niente con le attuali versioni del Bembo).
Il nome con cui è indicato? Romano. Un po’ vago, mi sembra.
Il sito merita una medaglia perché pubblica la character map anche degli altri font che si vedono comunemente nei cimiteri dalle mie parti.
C’è il Vilvo, per esempio, in stile art deco, “a vita bassa” come si suol dire, e con i tratti orizzontali che attraversano quelli verticali.
C’è l’Elite, con caratteri senza grazie ma coi tratti che non hanno uno spessore costante.
C’è il Mundial, riconoscibilissimo e molto diffuso, noto per il fatto di trasformare in linee curve tutti gli spigoli dati dall’intersecarsi tra aste verticali e orizzontali.
E c’è l’Armony, anche questo molto diffuso, con la ‘A’ asimmetrica, mezza curva e mezza rettilinea, e un accenno di tratti discendenti nelle lettere ‘A’, ‘F’, ‘R’.
Ovviamente tutti i caratteri sono maiuscoli, visto l’uso che se ne deve fare.
Fa eccezione l'Istant, essendo un calligrafico: corsiva inglese. Iniziale maiuscola, resto della parola minuscolo.
Ma la cosa strana è che i nomi sono completamente arbitrari. Facendo qualche ricerca online, non solo non se ne trova un accenno ad una versione digitale o a font che potrebbero somigliare a quelli in questione, ma non si trova neanche qualcuno che fornisca un catalogo con gli stessi nomi.
Ovviamente questi caratteri sono moderni. Non sono stati sempre in uso. Ci sono lapidi più antiche composte in stile completamente diverso, coi caratteri che si usavano ai primi del Novecento. Con la ‘S’ quasi rettilinea, che puntava in avanti o indietro, o magari in alto e basso. Con strane forme della ‘M’, e la ‘A’ magari dalla cima curva. In alcune città vengono preservate. Dalle mie parti no. I posti nel cimitero sono finiti, la politica non è riuscita a prevederne l’estensione. I trent’anni di concessione dei loculi sono scaduti da un pezzo. E quindi ci si è messi di buona lena per smantellare il tutto. Le vecchie sepolture spariscono, per fare posto ai nuovi. Un mondo ormai scomparso ci guardava da foto in bianco e nero, sopra scritte scolorite in stili caduti in disuso. Fra poco di tutto quello non resterà più niente. Neanche le foto, probabilmente. Chi ha mai pensato di fotografare le lapidi antiche, prima di smantellarle?
Dovunque uno si gira, ci sono caratteri tipografici che gli fanno l’occhiolino.
Il mio preferito è il Romano, che ha delle caratteristiche che non ho ritrovato in nessuno dei caratteri digitali disponibili. Possibile che nessuno lo abbia digitalizzato? Questioni di scaramanzia, forse. Ma non si trova soltanto nei cimiteri, ovviamente. I marmisti lo usano per fare una qualsiasi lapide o iscrizione o monumento che si può trovare in giro per la città o per i parchi.
La caratteristica principale è la ‘C’ maiuscola. Ha le grazie sia sopra che sotto, ed entrambe protese in avanti. Come nel Bookman, per intenderci, che però ce le ha solo sopra.
Da dove arriva questa tecnica? Dal Bembo, probabilmente, carattere disegnato da Francesco Griffo nel 1495, addirittura, per lo stampatore Aldo Manuzio. Il nome deriva dall’opera per la quale venne usato per la prima volta, il De Aetna, del Cardinal Bembo.
La ‘T’ è simmetrica, la ‘M’ trapezoidale, la ‘R’ ha la gamba curva e a punta.
Times New Roman e compagnia ci hanno insegnato che la gamba della ‘R’ deve essere dritta e spessa, e poggiare sulla linea di base con pie’ fermo. Century Schoolbook invece la fa scendere serpeggiante e con la punta all’insù. Quella di Bembo è lievemente sinuosa, e si assottiglia puntando in avanti. Invece nelle lapidi in questione la gambetta è corta. Supera di poco il bordo destro del carattere, cioè la linea dell’occhiello superiore, mentre la punta tocca appena di base. È una lettera caratteristica.
Ho cercato qualche informazione su internet ma non ho trovato niente. A parte un sito, quello di Gattino Alluminio, che offre una foto di tutti i caratteri disponibili, compresi i numeri (da notare il ‘4’ aperto e ondulato, o il ‘9’ con la goccia in basso che non c’entrano niente con le attuali versioni del Bembo).
Il nome con cui è indicato? Romano. Un po’ vago, mi sembra.
Il sito merita una medaglia perché pubblica la character map anche degli altri font che si vedono comunemente nei cimiteri dalle mie parti.
C’è il Vilvo, per esempio, in stile art deco, “a vita bassa” come si suol dire, e con i tratti orizzontali che attraversano quelli verticali.
C’è l’Elite, con caratteri senza grazie ma coi tratti che non hanno uno spessore costante.
C’è il Mundial, riconoscibilissimo e molto diffuso, noto per il fatto di trasformare in linee curve tutti gli spigoli dati dall’intersecarsi tra aste verticali e orizzontali.
E c’è l’Armony, anche questo molto diffuso, con la ‘A’ asimmetrica, mezza curva e mezza rettilinea, e un accenno di tratti discendenti nelle lettere ‘A’, ‘F’, ‘R’.
Ovviamente tutti i caratteri sono maiuscoli, visto l’uso che se ne deve fare.
Fa eccezione l'Istant, essendo un calligrafico: corsiva inglese. Iniziale maiuscola, resto della parola minuscolo.
Ma la cosa strana è che i nomi sono completamente arbitrari. Facendo qualche ricerca online, non solo non se ne trova un accenno ad una versione digitale o a font che potrebbero somigliare a quelli in questione, ma non si trova neanche qualcuno che fornisca un catalogo con gli stessi nomi.
Ovviamente questi caratteri sono moderni. Non sono stati sempre in uso. Ci sono lapidi più antiche composte in stile completamente diverso, coi caratteri che si usavano ai primi del Novecento. Con la ‘S’ quasi rettilinea, che puntava in avanti o indietro, o magari in alto e basso. Con strane forme della ‘M’, e la ‘A’ magari dalla cima curva. In alcune città vengono preservate. Dalle mie parti no. I posti nel cimitero sono finiti, la politica non è riuscita a prevederne l’estensione. I trent’anni di concessione dei loculi sono scaduti da un pezzo. E quindi ci si è messi di buona lena per smantellare il tutto. Le vecchie sepolture spariscono, per fare posto ai nuovi. Un mondo ormai scomparso ci guardava da foto in bianco e nero, sopra scritte scolorite in stili caduti in disuso. Fra poco di tutto quello non resterà più niente. Neanche le foto, probabilmente. Chi ha mai pensato di fotografare le lapidi antiche, prima di smantellarle?
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