Targhe automobilistiche
Quali sono i caratteri che ci finiscono sotto gli occhi più spesso quando siamo in strada? Quelli delle targhe delle macchine. Sono così scontati che neanche ci si sofferma a guardarli. Anche perché, dal punto di vista del design, non è che siano questo gran capolavoro. Guardate la forma della W per esempio. È così improbabile che difficilmente la troverete all'interno di un font adatto ad un qualsiasi uso. Eppure, ormai ci siamo affezionati.
Il set dei caratteri è composto da tutti i numeri e da quasi tutte le lettere dell'alfabeto. La larghezza è fissa. Manca ovviamente tutta la punteggiatura, i segni matematici eccetera, visto l'uso che se ne deve fare.
Mancano anche alcune lettere. La I, la O, la Q e la U. Probabilmente per evitare confusione con i numeri 1 e 0 (quest'ultimo ha i fianchi rettilinei come la U, e anche come la O e la Q, se ci fossero).
L’attuale sistema di numerazione, due lettere – tre numeri – due lettere, è stato inaugurato nel 1994. Dal 1999 ci sono state aggiunte anche le bande azzurre laterali.
Il sistema che c’era prima prevedeva la sigla della provincia, due lettere, tranne Roma che si scriveva per esteso, seguite da sei numeri, inizialmente. Dopo il milione si era passati ad aggiungere anche delle lettere dell’alfabeto, ma solo all’inizio del numero, o alla fine. Visto che il numero era univoco a livello provinciale, la soluzione venne adottata solo dalle province più popolose, mano mano che finivano i numeri disponibili.
Ma nel passaggio dal vecchio sistema al nuovo non è cambiato soltanto il tipo di numerazione e il formato delle targhe. C’è stato qualche cambiamento anche nel font. Talvolta impercettibile, come l’inclinazione dell’asta verticale del numero cinque, talvolta più evidente, come nella grazia del 7.
Già, perché ora il 7 è senza grazie, come il resto dei caratteri, mentre prima aveva una grazia egizia che puntava dritta in basso.
Se poi andiamo a confrontare le targhe attuali con quelle che si usavano a partire dagli anni 70 (a caratteri bianchi su sfondo nero) vediamo un’altra differenza: il numero 3, che nelle targhe moderne ha il tratto superiore spigoloso, all’epoca invece era curvo. A quanto si vede su Wikipedia, nelle targhe di prima della guerra era spigoloso, come oggi. (E le lettere della provincia avevano le grazie).
Altra caratteristica fondamentale dei numeri delle targhe è il fatto di avere un 4 aperto, scelta non molto comune (a parte il Bahuaus, i più celebri font senza grazie hanno il quattro chiuso).
Sempre stato così, a memoria d’uomo, ma a memoria di Wiki vengono fuori cose strane: sulle targhe in usi fino agli anni 20, il 3 era tondo e il 4 chiuso.
È stata creata una versione digitale dei caratteri delle targhe. Si trova online sul sito targheitaliane.it, con l’avvertenza di non usarla per creare delle vere targhe, anche provvisorie. Chiaramente, per permettere la creazione di scritte personalizzate, fanno parte del font anche quelle lettere che non vengono utilizzate nella realtà (IOQU).
Su Dafont si può trovare un’alternativa originale, creata da Zetafonts , chiamato Targa Mono, “license plates in the italian way”. Oltre alle maiuscole, offre un set di minuscole creato in maniera arbitraria, lettere accentate, segni di interpunzione, operazioni aritmetiche, simboli di valuta, e quant’altro potrebbe servire.
Ma se ci soffermiamo sui numeri, viene fuori che proprio qui la fedeltà all’originale scarseggia: Il 3 è curvo, il quattro è chiuso e lo 0... Lo 0 è barrato! Quale stato al mondo ha le targhe con lo zero barrato?
Il set dei caratteri è composto da tutti i numeri e da quasi tutte le lettere dell'alfabeto. La larghezza è fissa. Manca ovviamente tutta la punteggiatura, i segni matematici eccetera, visto l'uso che se ne deve fare.
Mancano anche alcune lettere. La I, la O, la Q e la U. Probabilmente per evitare confusione con i numeri 1 e 0 (quest'ultimo ha i fianchi rettilinei come la U, e anche come la O e la Q, se ci fossero).
L’attuale sistema di numerazione, due lettere – tre numeri – due lettere, è stato inaugurato nel 1994. Dal 1999 ci sono state aggiunte anche le bande azzurre laterali.
Il sistema che c’era prima prevedeva la sigla della provincia, due lettere, tranne Roma che si scriveva per esteso, seguite da sei numeri, inizialmente. Dopo il milione si era passati ad aggiungere anche delle lettere dell’alfabeto, ma solo all’inizio del numero, o alla fine. Visto che il numero era univoco a livello provinciale, la soluzione venne adottata solo dalle province più popolose, mano mano che finivano i numeri disponibili.
Ma nel passaggio dal vecchio sistema al nuovo non è cambiato soltanto il tipo di numerazione e il formato delle targhe. C’è stato qualche cambiamento anche nel font. Talvolta impercettibile, come l’inclinazione dell’asta verticale del numero cinque, talvolta più evidente, come nella grazia del 7.
Già, perché ora il 7 è senza grazie, come il resto dei caratteri, mentre prima aveva una grazia egizia che puntava dritta in basso.
Se poi andiamo a confrontare le targhe attuali con quelle che si usavano a partire dagli anni 70 (a caratteri bianchi su sfondo nero) vediamo un’altra differenza: il numero 3, che nelle targhe moderne ha il tratto superiore spigoloso, all’epoca invece era curvo. A quanto si vede su Wikipedia, nelle targhe di prima della guerra era spigoloso, come oggi. (E le lettere della provincia avevano le grazie).
Altra caratteristica fondamentale dei numeri delle targhe è il fatto di avere un 4 aperto, scelta non molto comune (a parte il Bahuaus, i più celebri font senza grazie hanno il quattro chiuso).
Sempre stato così, a memoria d’uomo, ma a memoria di Wiki vengono fuori cose strane: sulle targhe in usi fino agli anni 20, il 3 era tondo e il 4 chiuso.
È stata creata una versione digitale dei caratteri delle targhe. Si trova online sul sito targheitaliane.it, con l’avvertenza di non usarla per creare delle vere targhe, anche provvisorie. Chiaramente, per permettere la creazione di scritte personalizzate, fanno parte del font anche quelle lettere che non vengono utilizzate nella realtà (IOQU).
Su Dafont si può trovare un’alternativa originale, creata da Zetafonts , chiamato Targa Mono, “license plates in the italian way”. Oltre alle maiuscole, offre un set di minuscole creato in maniera arbitraria, lettere accentate, segni di interpunzione, operazioni aritmetiche, simboli di valuta, e quant’altro potrebbe servire.
Ma se ci soffermiamo sui numeri, viene fuori che proprio qui la fedeltà all’originale scarseggia: Il 3 è curvo, il quattro è chiuso e lo 0... Lo 0 è barrato! Quale stato al mondo ha le targhe con lo zero barrato?
Commenti
Posta un commento