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Nel film “Non ci resta che piangere” Benigni e Troisi vengono catapultati nel Millequattrocento (quasi milleccinque...), e si mettono a scrivere una lettera a Savonarola. Mentre stanno scrivendo, vengono colti dal dubbio: “Ce l’avranno l’esclamativo?”. Alla fine risolvono che ce lo mettono lo stesso, aggiungendo a margine: “scusa le volgarità eventuali”.
Ovviamente nel film si dà per scontato che, a parte la punteggiatura, tutto il resto sia come oggi. Una lettera scritta a mano oggi sarebbe leggibile anche nei secoli passati.
In realtà non è così. Nel corso del tempo è cambiata la forma delle lettere, e di parecchio anche.
Se pensiamo al medioevo probabilmente la prima cosa che viene in mente è la scrittura gotica.
Che ancora oggi è molto utilizzata: nelle intestazioni dei giornali (il Messaggero o il New York Times), nelle copertine dei dischi metal, hip hop o punk, nei tatuaggi. O nelle insegne di ristoranti caratteristici o rievocazioni storiche.
Molti non sono accurati, e sono buoni soltanto per chi sta giocando a un gioco di ruolo con draghi, orchi e magie.
Ma anche quelli più accurati di solito prendono ispirazione dalla calligrafia libraria. Quella che si usava per le bibbie, i messali, o i romanzi cavallereschi, le cronache eccetera.
Non c’era solo quella, di calligrafia.
Esistevano documenti notarili che apparivano completamente diversi rispetto ai libri.
Tipo questo stranissimo documento del 1100 che compare sul sito Monasterium.net, proveniente dall’archivio dell’abbazia di S.Maria della Grotta (in Italia).

Mi  pare che nella riga centrale c'è scritto "excellentissimus"...
 
I tratti ascendenti sono alti forse sette o otto volte l’altezza delle altre lettere. Per ogni riga. L’effetto è stranissimo. I caratteri normali mi sembrano in beneventana, una grafia precedente al gotico, che praticamente non esiste in vesione digitale. Ma anche se uno la realizzasse... chi mai potrebbe avere l’idea di metterci in mezzo quelle lettere così alte? E che gli è venuto in mente nel lontano 1100?
Documenti successivi, provenienti dallo stesso archivio, applicano la stessa soluzione soltanto nella prima riga. Nel resto del documento le proporzioni tornano ad essere quelle consuete.
Uno dice: ma forse nel 1400, tre secoli dopo, la calligrafia era diventata più moderna.
Sicuro. Infatti nel quattrocento avevano già il corsivo. Cioè univano tutte quante le lettere di una parola. Con il risultato che si vede in quest’altro documento, sempre tratto da Monasterium. Le parole sono praticamente illeggibili, affogate da occhielli e svolazzi che vanno in tutte le direzioni, dando al testo un aspetto confuso.
Il documento è datato 1480. Più o meno l’epoca di Colombo.
E una lettera che viene attribuita a Colombo si trova sul sito della World Digital Library. Datata 1493, autentica, dicono. Idem, illeggibile, a parte i numeri e la firma in stampatello.
Insomma, Benigni e Troisi, catapultati nel quasi-mille-e-cinque si sarebbero trovati in grossa difficoltà a leggere quello che veniva scritto dagli altri abitanti di Frittole. O a far leggere loro una lettera che non fosse scritta in “stampatello”, maiuscolo o minuscolo.
Per quanto riguarda i font digitali, per forza di cose non possono essere accurati dal punto di vista storico. Se lo fossero, nessuno capirebbe quello che c’è scritto, e sarebbero inutilizzabili. Per questo, calligrafici antichi praticamente non ce ne sono. E anche le scritture librarie, vengono adattate al gusto moderno. Con lettere separate una dall’altra e ben riconoscibili.
Per fare un esempio, nel medioevo la i minuscola non aveva il puntino, e veniva attaccata alle lettere precedenti e successive. Riuscire a decifrare la parola inimicus poteva essere un’impresa. I principali font medievali che si scaricano da internet, il puntino ce l’hanno tutti. E le lettere sono ben distanziate una dall’altra. (Si possono avvicinare cambiando le proprietà del carattere nel programma di videoscrittura: click col destro, carattere, posizione, spaziatura...)

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