Chesterfield

Ieri parlavo di marchi di prodotti da supermercato che usano ancora lo stile gotico.
E mi ero soffermato sull’etichetta dello Jagermeister, l’ultimo logo, per quanto ne so, dove si fa uso della s lunga.
Nel medioevo la s aveva una forma strana. Era praticamente una f, ma senza trattino orizzontale. Al limite, il trattino spuntava solo sulla sinistra. Nel marchio del noto amaro il trattino non c’è. Non sono molti che ci si soffermano su questo dettaglio, penso, e anche notandolo non saprebbero dove andare a cercare.
Mi pareva di avere visto quella forma terminale della s in alto, ma non ricordavo dove. Poi mi è venuto in mente: nel marchio delle sigarette Chesterfield.
In quel caso però non stiamo parlando della s, che lì è una s normale, ma della f, che in alto termina più o meno nello stesso modo.
Ed è pure una lettera fondamentale della parola, l’unica decorata con uno swash, una grazia che diventa quasi una sottolineatura della r per poi tornare indietro.
La C iniziale è tipicamente gotica, con quel sottile segno verticale, semmai qualcosa di strano la si può notare nella d finale.
Nell’immaginario collettivo, la d minuscola medievale non ha l’asta verticale. Termina con un breve tratto obliquo, con una forma più simile alla lettera delta dell’alfabeto greco. Qua invece ci troviamo di fronte ad una d dalla forma normale.
Una scelta minoritaria, ma comunque non troppo insolita, vari font gotici hanno la stessa caratteristica, tra cui un Goudy text del 1928, o un American Text disegnato nel ’32 da Fuller Benton (autore di Century, Franklin, Hobo, Broadway, nonché di vari blackletter tipo l’Engravers Old English, dove la d ha la forma medievale consueta).
Le leggi antifumo stanno facendo gradualmente sparire i marchi delle sigarette dai cartelloni, manifesti, pagine delle riviste. Dagli stessi pacchetti di sigarette. Scomparissero le sigarette non me ne importerebbe, ma se scompare un marchio, un po’ mi dispiace.

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