Chiurazzi editore
Il libricino fa parte di una collana chiamata Biblioteca Lillipuziana, o Bibliotechina Rosea. L’editore è Luigi Chiurazzi di Napoli. L’anno è il 1892. Costo 10 centesimi l’uno. Dimensioni 5 centimetri per 7.
Contiene vari componimenti, scritti a caratteri diversi, talvolta più grandi, talvolta più piccoli, talvolta più condensati... Insomma, una bella varietà.Volendo ricreare gli stessi testi a computer bisogna impostare la grandezza del carattere a 5, mi pare.
Come hanno fatto a impaginarlo all’epoca?
“Avranno cliccato sul menù a tendina...”
Non ci siamo! Nel 1892 non potevano cliccare da nessuna parte. I tipografi avevano le cassette dei caratteri, con vari scompartimenti in ognuno dei quali c’erano i blocchetti di piombo con le singole lettere dell’alfabeto. Bisognava prenderli uno alla volta e allinearli per comporre il testo. E più erano piccoli, e più era un lavoraccio. Ovviamente, dopo avere stampato, ogni pezzo doveva essere rimesso a posto. Manualmente, col tipografo che doveva riconoscere a occhio la lettera incisa sul blocchetto... che ovviamente era alla rovescia rispetto a come viene stampata.
Stampare con testi minuscoli doveva essere una vera fatica.
“Non potrebbe essere che l’hanno fatto con la linotype?”, cioè con una macchina dotata di tastiera, in cui i caratteri scendono giù da soli alla pressione di un tasto?
Uhm, difficile. La prima linotype è entrata in funzione a New York nel 1886. Solo sei anni prima! E si diffuse molto lentamente: 20 anni dopo ce n’erano in Italia solo una novantina.
Il brevetto della Monotype invece è del 1890, se non sbaglio (su Wikipedia in italiano la voce non esiste).
Non se se i caratteri a corpo 5 potevano essere gestiti da una di queste macchine. So che sicuramente era difficile tenerli insieme: guardate con quale difficoltà si riusciva a tenere allineate le lettere, tipo le c della parola faccia, o quelle attorno alla doppia f della parola affè. A proposito: ma che parola è affè?!?
Contiene vari componimenti, scritti a caratteri diversi, talvolta più grandi, talvolta più piccoli, talvolta più condensati... Insomma, una bella varietà.Volendo ricreare gli stessi testi a computer bisogna impostare la grandezza del carattere a 5, mi pare.
Come hanno fatto a impaginarlo all’epoca?
“Avranno cliccato sul menù a tendina...”
Non ci siamo! Nel 1892 non potevano cliccare da nessuna parte. I tipografi avevano le cassette dei caratteri, con vari scompartimenti in ognuno dei quali c’erano i blocchetti di piombo con le singole lettere dell’alfabeto. Bisognava prenderli uno alla volta e allinearli per comporre il testo. E più erano piccoli, e più era un lavoraccio. Ovviamente, dopo avere stampato, ogni pezzo doveva essere rimesso a posto. Manualmente, col tipografo che doveva riconoscere a occhio la lettera incisa sul blocchetto... che ovviamente era alla rovescia rispetto a come viene stampata.
Stampare con testi minuscoli doveva essere una vera fatica.
“Non potrebbe essere che l’hanno fatto con la linotype?”, cioè con una macchina dotata di tastiera, in cui i caratteri scendono giù da soli alla pressione di un tasto?
Uhm, difficile. La prima linotype è entrata in funzione a New York nel 1886. Solo sei anni prima! E si diffuse molto lentamente: 20 anni dopo ce n’erano in Italia solo una novantina.
Il brevetto della Monotype invece è del 1890, se non sbaglio (su Wikipedia in italiano la voce non esiste).
Non se se i caratteri a corpo 5 potevano essere gestiti da una di queste macchine. So che sicuramente era difficile tenerli insieme: guardate con quale difficoltà si riusciva a tenere allineate le lettere, tipo le c della parola faccia, o quelle attorno alla doppia f della parola affè. A proposito: ma che parola è affè?!?
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