Pastonchi

Leggevo questo articolo, su Simoncini e l’Einaudi, e mi sono imbattuto nel nome di Pastonchi.
Poeta e letterato, che aveva preteso che venisse approntato un nuovo carattere per la Raccolta dei Nuovi Classici Italiani della Mondadori, nel 1924.
Così sono andato a cercarmi il suo carattere e, appena l’ho visto, l’ho riconosciuto! Non per averlo incontrato su qualche libro, ma sulle lapidi. È infatti, a quanto sembra, quel carattere “romano” che compare tu tanti monumenti, insegne in marmo, lapidi al cimitero, e che per me è così caratteristico.
Le mie lettere preferite sono la R e la C. La prima ha la gamba a mezzaluna, che si assottiglia verso la punta, ma non lunga e sinuosa: tocca appena la linea di base e il bordo destro del carattere. La seconda è pressoché unica, con grazie uncinate ad entrambe le estremità, e protese in avanti (come nel Bookman).
Non si sa per quanto tempo l’ho cercato su internet. Ma i questionari di Identifont non sono tarati per arrivare fin lì, e comunque soluzioni come queste non sono adottate da font che si possano considerare simili. Al limite uno poteva imbattersi nel Bembo. Che però è un’altra cosa.
Sulle lapidi di solito compaiono solo le maiuscole, ma il font è ovviamente dotato anche di minuscole. Molto strana la g, per esempio, con l’occhiello inferiore stretto. La e è un po’ alla veneziana, m e n hanno grazie superiori molto in pendenza, come pure lo è la grazia inferiore della u. Il 6, il 9 e la P sono aperti.
Identifont lo cataloga come simile al Palatino o al Palladio.
La pagina di Wikipedia destinata a Pastonchi è molto stringata. Lo definisce poeta e critico letterario, e non fa nessun riferimento né ai font, né alla Mondadori.
Per Identifont Pastonchi è proprio il designer del font, insieme a un tale Robin Nicholas, che si è probabilmente occupato di rinnovarlo nel 1998 per la Monotype.
Diversa la versione che dà il sito della Linotype, secondo cui il font è stato disegnato da Eduardo Cotti, professore alla Scuola Reale di Tipografia di Torino sulla base delle specifiche di Pastonchi.
Non esistono su internet foto di Cotti, mi pare, né riferimenti all’esistenza di scuole reali di tipografia degli anni 20. Ma questo ai siti delle aziende importa ben poco: a loro basta mettere lì il nome e, al limite... uno smile sorridente al posto della faccia. Come fa il sito di Fontshop.
Su internet non si trovano più neanche opere letterarie di Pastonchi. Evidentemente a causa della sua aperta adesione al fascismo. Che comunque anche all’epoca lo portò all’insuccesso, sembra.
Eppure i suoi caratteri, sulle lapidi, mi pare siano tuttora molto diffusi.
Linotype vende il font a 42 euro per uso sul desktop, 21 (scontato) per l’uso sul web. Lo stesso prezzo di Garamond o Bembo.
L’intero tipo, comprensivo di tre font (regolare, corsivo e titling) sta a 126 euro per desktop use, 63 per il web, o 190 per entrambi.

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