The Dukes of Hazzard
Si parlava di infanzia, ieri, con due font a cui sono particolarmente affezionato: il Koloss, per via dei Piccoli amici del bosco (Piccoli editore); e il Böcklin, per via della Storia Infinita di Michael Ende (Longanesi).
Un altro font collegato con quell’epoca, e non solo, è quello che si vede nella sigla di Hazzard, noto telefilm americano che andava in onda sulle reti Mediaset.
Ci avete mai fatto caso? Dategli un po’ un’occhiata, non vi pare familiare? Eh, sì, è l’Hobo, che al giorno d’oggi è fin troppo diffuso perché qualcuno ha avuto l’idea di distribuirlo standard con alcune versioni di Windows.
Quando è scritto minuscolo è ancora più riconoscibile perché non ci sono tratti discendenti: anche la p e la q terminano sulla linea di base, e la g è proprio inconfondibile: il tratto spunta al di sotto dell’anello superiore come se dovesse fare un occhiello (da sinistra), ma termina non appena arrivato a destra.
Nella sigla del telefilm invece vengono utilizzate soltanto le maiuscole.
Come i primi due che ho nominato, anche questo font risale all’inizio del secolo: 1910. Disegnato da Morris Fuller Benton, dell’Atf. Uno dei nomi più significativi della tipografia mondiale. Sono suoi i disegni del Franklin Gothic e del Century Schoolbook, come pure del Broadway, dell’Agency Fb, tanto per fare i nomi di quelli installati di default su parecchi computer.
C’è la sua firma anche sotto il Souvenir, e sotto il Cheltenham. Quest’ultimo viene usato per i titoli del quotidiano Repubblica, in Italia (ma solo sul cartaceo), e del prestigioso New York Times, (cartaceo e sito web).
Fuller Benton ha preparato anche varie versioni del Bodoni, e parecchi set di caratteri “gotici”, ovvero senza grazie, News Gothic o Alternate Gothic, usati nei settori più disparati.
Un altro font collegato con quell’epoca, e non solo, è quello che si vede nella sigla di Hazzard, noto telefilm americano che andava in onda sulle reti Mediaset.
Ci avete mai fatto caso? Dategli un po’ un’occhiata, non vi pare familiare? Eh, sì, è l’Hobo, che al giorno d’oggi è fin troppo diffuso perché qualcuno ha avuto l’idea di distribuirlo standard con alcune versioni di Windows.
Quando è scritto minuscolo è ancora più riconoscibile perché non ci sono tratti discendenti: anche la p e la q terminano sulla linea di base, e la g è proprio inconfondibile: il tratto spunta al di sotto dell’anello superiore come se dovesse fare un occhiello (da sinistra), ma termina non appena arrivato a destra.
Nella sigla del telefilm invece vengono utilizzate soltanto le maiuscole.
Come i primi due che ho nominato, anche questo font risale all’inizio del secolo: 1910. Disegnato da Morris Fuller Benton, dell’Atf. Uno dei nomi più significativi della tipografia mondiale. Sono suoi i disegni del Franklin Gothic e del Century Schoolbook, come pure del Broadway, dell’Agency Fb, tanto per fare i nomi di quelli installati di default su parecchi computer.
C’è la sua firma anche sotto il Souvenir, e sotto il Cheltenham. Quest’ultimo viene usato per i titoli del quotidiano Repubblica, in Italia (ma solo sul cartaceo), e del prestigioso New York Times, (cartaceo e sito web).
Fuller Benton ha preparato anche varie versioni del Bodoni, e parecchi set di caratteri “gotici”, ovvero senza grazie, News Gothic o Alternate Gothic, usati nei settori più disparati.
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