Università degli studi di Cassino
Per chi ha il vizio di frugare tra i manoscritti antichi, il sito dell’Università degli studi di Cassino è fondamentale.
Tra i materiali didattici ci sono pagine e pagine di testi antichi, catalogati in otto categorie, a seconda della calligrafia usata.
Ci sono pagine scritte in beneventana, cancelleresca, carolina, corsiva nuova, gotica, mercantesca onciale e umanistica.
E visto che ogni pagina, a prima vista è spesso illeggibile (ed è pure in bassissima definizione), il sito fornisce anche la trascrizione del contenuto.
Poveri gli studenti che vengono interrogati su questa materia, ma interessante farsi un’idea di come si scriveva nel passato.
La beneventana veniva usata all’epoca dei longobardi nel ducato di Benevento. Più vecchia della carolina, sviluppata sotto Carlo Magno, che è quella che venne presa a modello dagli umanisti, ed è la nonna dei caratteri moderni. La beneventana invece è caduta in disuso: nessuno ha bisogno di font in beneventana per nessuno scopo. Per rendere l’idea di qualcosa di antico, si usa la gotica.
Ma qui c’è un malinteso alla base. Perché si pensa che esistesse una sola gotica in tutta l’Europa medievale è non è così. All’estero si usava molto la gotica quadrata, dove la o aveva quattro lati, mentre in Italia si puntava sulla gotica rotunda, dove la o era a mandorla, con due tratti curvi e due angoli.
Il guaio è che il mondo dell’informatica (e dei font) è dominato da inglesi, americani, tedeschi, francesi, e le lettere che si usavano in Italia sono la minoranza, sempre che siano state digitalizzate.
Ho letto da qualche parte che la forma più usuale di rotunda italiana era la littera bononiensis, elaborata a Bologna. Da quel poco che ho visto (su internet nessuno ne va fiero), la bononiensis aveva una d col tratto superiore quasi orizzontale, come in alcune versioni dell’onciale.
Tra i font invece si trovano solo d medievali a forma di delta greco, o la d quadrata (vedi l’Old English), con quattro lati e un tratto ascendente obliquo.
Nulla a che vedere con la d onciale o bolognese.
Né ci sono fonts che facciano esplicito riferimento alla bononiensis. È stata dimenticata, punto e basta.
Sul sito dell’università cassinese ci sono ben 105 tavole dedicate al gotico. Dopo un po’ uno ci fa l’occhio, e riesce a riconoscere che c’è qualcosa che non va in un manoscritto con le lettere troppo quadrate. Legge poi nelle didascalie che è un testo scritto in Austria o Francia. Straniero.
Numerose sono le trascrizioni della Divina Commedia che compaiono. Non solo in gotica libraria, ma anche in cancelleresca e perfino mercantesca.
Di onciale esistono solo due esempi. È una grafia molto antica, (tardo impero romano?), e ne è rimasto ben poco. Peccato perché era un paradiso rispetto a ciò che è venuto dopo. In onciale le lettere sono separate una dall’altra, e nettamente distinguibili per forma (in compenso mancava lo spazio tra una parola e l’altra). In gotico, le lettere sono tutte appiccicate tra di loro. Prima ancora che capire il significato del testo (che magari è in latino o in volgare arcaico), uno deve sforzarsi di riconoscere le lettere di cui è composta la parola. Cosa che non è affatto facile. A questo si aggiungano le numerose abbreviazioni che venivano utilizzate. Per ricostruire un testo bisogna quasi tirare ad indovinare (gli studiosi hanno delle specie di dizionari con tutte le abbreviazioni esistenti, per cercare di orientarsi). (Comunque anche negli esempi di onciale sul sito è pieno di lettere mancanti).
Myfonts ha meno di una ventina di fonts contenenti la parola rotunda. Quella più interessante è il Cal Rotunda, che, seppure non dichiara di ispirarsi a nessun manoscritto preciso, e non è taggata bononiensis, contiene la parola bononiensis in uno dei poster realizzati per la gallery del sito (contiene proprio la definizione di littera bononiensis). In un altro c’è scritto Gothic in Italy.
Come si chiama il patriota italiano che ha realizzato questo revival? Lazar Dimitrijevic. Della fonderia Posterizer Kg, Kragujevac, Serbia.
Possibile che in tutta Italia non ci sia un solo designer a cui interessi la storia della scrittura antica del suo paese?
Tra i materiali didattici ci sono pagine e pagine di testi antichi, catalogati in otto categorie, a seconda della calligrafia usata.
Ci sono pagine scritte in beneventana, cancelleresca, carolina, corsiva nuova, gotica, mercantesca onciale e umanistica.
E visto che ogni pagina, a prima vista è spesso illeggibile (ed è pure in bassissima definizione), il sito fornisce anche la trascrizione del contenuto.
Poveri gli studenti che vengono interrogati su questa materia, ma interessante farsi un’idea di come si scriveva nel passato.
La beneventana veniva usata all’epoca dei longobardi nel ducato di Benevento. Più vecchia della carolina, sviluppata sotto Carlo Magno, che è quella che venne presa a modello dagli umanisti, ed è la nonna dei caratteri moderni. La beneventana invece è caduta in disuso: nessuno ha bisogno di font in beneventana per nessuno scopo. Per rendere l’idea di qualcosa di antico, si usa la gotica.
Ma qui c’è un malinteso alla base. Perché si pensa che esistesse una sola gotica in tutta l’Europa medievale è non è così. All’estero si usava molto la gotica quadrata, dove la o aveva quattro lati, mentre in Italia si puntava sulla gotica rotunda, dove la o era a mandorla, con due tratti curvi e due angoli.
Il guaio è che il mondo dell’informatica (e dei font) è dominato da inglesi, americani, tedeschi, francesi, e le lettere che si usavano in Italia sono la minoranza, sempre che siano state digitalizzate.
Ho letto da qualche parte che la forma più usuale di rotunda italiana era la littera bononiensis, elaborata a Bologna. Da quel poco che ho visto (su internet nessuno ne va fiero), la bononiensis aveva una d col tratto superiore quasi orizzontale, come in alcune versioni dell’onciale.
Tra i font invece si trovano solo d medievali a forma di delta greco, o la d quadrata (vedi l’Old English), con quattro lati e un tratto ascendente obliquo.
Nulla a che vedere con la d onciale o bolognese.
Né ci sono fonts che facciano esplicito riferimento alla bononiensis. È stata dimenticata, punto e basta.
Sul sito dell’università cassinese ci sono ben 105 tavole dedicate al gotico. Dopo un po’ uno ci fa l’occhio, e riesce a riconoscere che c’è qualcosa che non va in un manoscritto con le lettere troppo quadrate. Legge poi nelle didascalie che è un testo scritto in Austria o Francia. Straniero.
Numerose sono le trascrizioni della Divina Commedia che compaiono. Non solo in gotica libraria, ma anche in cancelleresca e perfino mercantesca.
Di onciale esistono solo due esempi. È una grafia molto antica, (tardo impero romano?), e ne è rimasto ben poco. Peccato perché era un paradiso rispetto a ciò che è venuto dopo. In onciale le lettere sono separate una dall’altra, e nettamente distinguibili per forma (in compenso mancava lo spazio tra una parola e l’altra). In gotico, le lettere sono tutte appiccicate tra di loro. Prima ancora che capire il significato del testo (che magari è in latino o in volgare arcaico), uno deve sforzarsi di riconoscere le lettere di cui è composta la parola. Cosa che non è affatto facile. A questo si aggiungano le numerose abbreviazioni che venivano utilizzate. Per ricostruire un testo bisogna quasi tirare ad indovinare (gli studiosi hanno delle specie di dizionari con tutte le abbreviazioni esistenti, per cercare di orientarsi). (Comunque anche negli esempi di onciale sul sito è pieno di lettere mancanti).
Myfonts ha meno di una ventina di fonts contenenti la parola rotunda. Quella più interessante è il Cal Rotunda, che, seppure non dichiara di ispirarsi a nessun manoscritto preciso, e non è taggata bononiensis, contiene la parola bononiensis in uno dei poster realizzati per la gallery del sito (contiene proprio la definizione di littera bononiensis). In un altro c’è scritto Gothic in Italy.
Come si chiama il patriota italiano che ha realizzato questo revival? Lazar Dimitrijevic. Della fonderia Posterizer Kg, Kragujevac, Serbia.
Possibile che in tutta Italia non ci sia un solo designer a cui interessi la storia della scrittura antica del suo paese?
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