1917
Siamo nel 2017, sono passati 100 anni esatti dalla rivoluzione che ha dato origine all’Unione Sovietica.
Su internet (e non solo) spopolano le rievocazioni, tra cui questo sito messo su dal canale informativo russo Russia Today.
Il sito è disponibile in inglese, spagnolo e russo.
Caratteristico il font con i caratteri squadrati. Il bello di internet è che basta dare un’occhiata al codice della pagina per sapere di che cosa si tratta: Rodchenko.
Ma, solo il nome, non ci dice niente.
Se cerchiamo su Wikipedia, viene fuori che Aleksander Mikhailovich Rodchenko è stato un artista, scultore, fotografo e designer russo. Uno dei fondatori del costruttivismo. Morto nel 1956.
Lavorava con collage e fotomontaggi. È noto per essere l’autore di quel famoso poster con la foto della donna che grida a squarciagola uno slogan. La scritta è costruita con caratteri a grandezza crescente, all’interno di una forma che riproduce quella di un megafono.
Myfonts scrive che la famiglia di 6 font è stata disegnata tra il’96 e il 2002 per la ParaType da Tagir Safayev. “Ispirato ai lavori dei costruttivisti russi degli anni 20 e 30: Alexander Rodchenko, Varvara Stepanova, Vladimir e George Stenberg, Gustav Klustis e altri”. È disponibile solo in maiuscoletto, ed è composto solo di linee rette.
Ogni font costa 25 euro: c’è il normale, il light e il bold, tutti e tre anche in versione condensed.
Su Myfonts c’è anche lo Stenberg, che è pressoché uguale. Diffuso dalla Itc nel 2001, è attribuito anche questo a Safayev. È disponibile in due versioni soltanto: standard e inline. Ma costa di più: 35 euro a font.
In Italia, chi aveva attinto allo stesso immaginario era Michele Santoro, con la sua trasmissione Servizio Pubblico. In quel caso però, non sono mai riuscito a trovare di che font si trattava. Eppure non sono molti i font con la o quadrata. Non è uno di quelli catalogati dai siti principali. Altre particolarità: una R maiuscola con la forma della minuscola, una m con i tratti che si uniscono in alto e proseguono fino alla linea di base come un’unica asta.
Il sito è ancora attivo (in questo momento è pieno zeppo di satira su Hitler), ma il font non viene mai usato. Compare nel logo, come immagine, mentre il resto è tutto in Open Sans.
Su internet (e non solo) spopolano le rievocazioni, tra cui questo sito messo su dal canale informativo russo Russia Today.
Il sito è disponibile in inglese, spagnolo e russo.
Caratteristico il font con i caratteri squadrati. Il bello di internet è che basta dare un’occhiata al codice della pagina per sapere di che cosa si tratta: Rodchenko.
Ma, solo il nome, non ci dice niente.
Se cerchiamo su Wikipedia, viene fuori che Aleksander Mikhailovich Rodchenko è stato un artista, scultore, fotografo e designer russo. Uno dei fondatori del costruttivismo. Morto nel 1956.
Lavorava con collage e fotomontaggi. È noto per essere l’autore di quel famoso poster con la foto della donna che grida a squarciagola uno slogan. La scritta è costruita con caratteri a grandezza crescente, all’interno di una forma che riproduce quella di un megafono.
Myfonts scrive che la famiglia di 6 font è stata disegnata tra il’96 e il 2002 per la ParaType da Tagir Safayev. “Ispirato ai lavori dei costruttivisti russi degli anni 20 e 30: Alexander Rodchenko, Varvara Stepanova, Vladimir e George Stenberg, Gustav Klustis e altri”. È disponibile solo in maiuscoletto, ed è composto solo di linee rette.
Ogni font costa 25 euro: c’è il normale, il light e il bold, tutti e tre anche in versione condensed.
Su Myfonts c’è anche lo Stenberg, che è pressoché uguale. Diffuso dalla Itc nel 2001, è attribuito anche questo a Safayev. È disponibile in due versioni soltanto: standard e inline. Ma costa di più: 35 euro a font.
In Italia, chi aveva attinto allo stesso immaginario era Michele Santoro, con la sua trasmissione Servizio Pubblico. In quel caso però, non sono mai riuscito a trovare di che font si trattava. Eppure non sono molti i font con la o quadrata. Non è uno di quelli catalogati dai siti principali. Altre particolarità: una R maiuscola con la forma della minuscola, una m con i tratti che si uniscono in alto e proseguono fino alla linea di base come un’unica asta.
Il sito è ancora attivo (in questo momento è pieno zeppo di satira su Hitler), ma il font non viene mai usato. Compare nel logo, come immagine, mentre il resto è tutto in Open Sans.
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