Ballarè, Lemonad, Newlyn
Giravo su Dafont, rimpicciolendo un po’ la misura dei caratteri mostrati. Sul sito c’è molto per chi cerca caratteri display (per i titoli), che spesso non vanno bene per i testi in formato più piccolo. Per fortuna c’è l’opzione “misura”, che permette di selezionare l’opzione “molto piccoli”, in maniera tale da rendersi conto subito se c’è un problema di leggibilità o sovrapposizione.
Avevo posato lo sguardo sul Bludhaven che era leggermente meglio di quelli che lo precedevano, ma mi ha attirato il nome dell’autore: Marco Ballarè. Nome italiano, non ce ne sono molti in giro.
La sua pagina segnala 12 tipi di carattere all’attivo, e c’è anche una sua foto, ritoccata come se fosse da inserire in un font.
Tra i vari font a disposizione noto un Antraste, sans di lettere maiuscole, un Vulpes, lo stesso, ma maiuscoletto, e un bel Gotu, molto leggibile anche a piccole dimensioni. C’è uno strano Easy Skyline, grafico, dove ogni lettera rappresenta una casetta o un palazzo. Utile per disegnare rapidamente il profilo di una città.
Ma quello che mi attira di più è l’Hasta Grotesk. Soprattutto perché mette in atto quella soluzione che avevo visto nelle pagine dell’enciclopedia Universo, degli anni’60, e che al giorno d’oggi è ben poco usata, a proposito di t e a. Nei caratteri senza grazie si cerca di accoppiare la t e la a: se la t termina in basso con una curva, la a è a due livelli, come nell’Helvetica. Se la t è a forma di croce, la a è ad un livello, come ne Futura. Più rara è la soluzione t curva, a ad un livello. Quasi scomparso l’accoppiamento t cruciforme ed a con due livelli.
Proprio quest’ultima soluzione viene messa in atto nell’Hasta Grotesk, anche se il tratto che spunta al di sopra della t è un po’ troppo lungo, a mio giudizio (e le aste sono troppo sottili).
L’autore non spiega da dove ha preso l’ispirazione.
“È un senza grazie basico con elementi grotteschi, disegnato nel 2015”, spiega sul sito, in inglese.
Il sito è bello, disegnato con stile, con molti esempi di uso dei vari font progettati.
Secondo i dati diffusi da Dafont, tutti i caratteri progettati da Ballaré stanno al di sotto dei 50 download giornalieri, tranne il Bludhaven, che ieri ne ha totalizzati 360. “Moderno font con grazie disegnato nel 2017”. Fresco fresco, quindi. “Adatto ad ogni genere di design grafico, a lingue differenti e anche elegante”, traduco alla meno peggio dall’inglese.
Grazie al cielo, la pagina della biografia dell’autore è anche in italiano (come seconda scelta). Ballaré è cofondatore di Pop-Com, agenzia di comunicazione digitale con sede a Torino.
Ha studiato a Torino, opera come consulente nel campo della comunicazione digitale come grafico, designer e sviluppatore di strategie legate ai social media. Ha collaborato con agenzie di comunicazione, testate giornalistiche e radiofoniche.
Fortunatamente, il sito dell’agenzia è in italiano, e mostra anche alcuni degli ultimi lavori realizzati.
Ironia della sorte, il font scelto per il sito non è fatto in casa: è Cuprum, un senza grazie stretto dal nome che in italiano può suonare male, ma che in latino voleva dire “rame”. Il disegnatore è un russo che si fa chiamare Jovanni Lemonad. Secondo il quale il rame è comunque un materiale nobile, ma meno dell’oro e dell’argento: infatti non si usa per fare medaglie.
Si trova su Google Fonts dal 2005. Lo stesso autore dice che ora non lo avrebbe fatto così, perché ha imparato a fare i font molto meglio.
Comunque è di qualità. Sta so Google, e la gente lo sceglie.
Lemonad afferma di essersi ispirato ai lavori di Miles Newlyn, designer londinese. Neanche troppo da vicino, mi sembra.
Lemonad ha disegnato una sessantina di font, almeno di quelli che stanno su Dafont. In testa alla classifica c’è il Lemon Tuesday (scritto a mano), poi Philosopher (semi-serif, con aste che terminano in alto con una curvatura caratteristica), Corals (senza grazie maiuscolo sottile) e Magnolia Script (calligrafico).
Per il suo sito, Lemonad ha scelto uno dei suoi stessi font (il Cuprum, anche lui).
Ballaré ha scelto Lato e Raleway.
Newlyn invece dà la possibilità di provare i suoi font, e poi di acquistarli.
Se ne può vedere il prezzo solo dopo avere già cliccato sul pulsante buy.
Avevo posato lo sguardo sul Bludhaven che era leggermente meglio di quelli che lo precedevano, ma mi ha attirato il nome dell’autore: Marco Ballarè. Nome italiano, non ce ne sono molti in giro.
La sua pagina segnala 12 tipi di carattere all’attivo, e c’è anche una sua foto, ritoccata come se fosse da inserire in un font.
Tra i vari font a disposizione noto un Antraste, sans di lettere maiuscole, un Vulpes, lo stesso, ma maiuscoletto, e un bel Gotu, molto leggibile anche a piccole dimensioni. C’è uno strano Easy Skyline, grafico, dove ogni lettera rappresenta una casetta o un palazzo. Utile per disegnare rapidamente il profilo di una città.
Ma quello che mi attira di più è l’Hasta Grotesk. Soprattutto perché mette in atto quella soluzione che avevo visto nelle pagine dell’enciclopedia Universo, degli anni’60, e che al giorno d’oggi è ben poco usata, a proposito di t e a. Nei caratteri senza grazie si cerca di accoppiare la t e la a: se la t termina in basso con una curva, la a è a due livelli, come nell’Helvetica. Se la t è a forma di croce, la a è ad un livello, come ne Futura. Più rara è la soluzione t curva, a ad un livello. Quasi scomparso l’accoppiamento t cruciforme ed a con due livelli.
Proprio quest’ultima soluzione viene messa in atto nell’Hasta Grotesk, anche se il tratto che spunta al di sopra della t è un po’ troppo lungo, a mio giudizio (e le aste sono troppo sottili).
L’autore non spiega da dove ha preso l’ispirazione.
“È un senza grazie basico con elementi grotteschi, disegnato nel 2015”, spiega sul sito, in inglese.
Il sito è bello, disegnato con stile, con molti esempi di uso dei vari font progettati.
Secondo i dati diffusi da Dafont, tutti i caratteri progettati da Ballaré stanno al di sotto dei 50 download giornalieri, tranne il Bludhaven, che ieri ne ha totalizzati 360. “Moderno font con grazie disegnato nel 2017”. Fresco fresco, quindi. “Adatto ad ogni genere di design grafico, a lingue differenti e anche elegante”, traduco alla meno peggio dall’inglese.
Grazie al cielo, la pagina della biografia dell’autore è anche in italiano (come seconda scelta). Ballaré è cofondatore di Pop-Com, agenzia di comunicazione digitale con sede a Torino.
Ha studiato a Torino, opera come consulente nel campo della comunicazione digitale come grafico, designer e sviluppatore di strategie legate ai social media. Ha collaborato con agenzie di comunicazione, testate giornalistiche e radiofoniche.
Fortunatamente, il sito dell’agenzia è in italiano, e mostra anche alcuni degli ultimi lavori realizzati.
Ironia della sorte, il font scelto per il sito non è fatto in casa: è Cuprum, un senza grazie stretto dal nome che in italiano può suonare male, ma che in latino voleva dire “rame”. Il disegnatore è un russo che si fa chiamare Jovanni Lemonad. Secondo il quale il rame è comunque un materiale nobile, ma meno dell’oro e dell’argento: infatti non si usa per fare medaglie.
Si trova su Google Fonts dal 2005. Lo stesso autore dice che ora non lo avrebbe fatto così, perché ha imparato a fare i font molto meglio.
Comunque è di qualità. Sta so Google, e la gente lo sceglie.
Lemonad afferma di essersi ispirato ai lavori di Miles Newlyn, designer londinese. Neanche troppo da vicino, mi sembra.
Lemonad ha disegnato una sessantina di font, almeno di quelli che stanno su Dafont. In testa alla classifica c’è il Lemon Tuesday (scritto a mano), poi Philosopher (semi-serif, con aste che terminano in alto con una curvatura caratteristica), Corals (senza grazie maiuscolo sottile) e Magnolia Script (calligrafico).
Per il suo sito, Lemonad ha scelto uno dei suoi stessi font (il Cuprum, anche lui).
Ballaré ha scelto Lato e Raleway.
Newlyn invece dà la possibilità di provare i suoi font, e poi di acquistarli.
Se ne può vedere il prezzo solo dopo avere già cliccato sul pulsante buy.
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