Mein Kampf
Giravo tra le pagine della Bibbia stampata da Gutenberg in caratteri gotici, e mi è venuto in mente che molti collegano i caratteri gotici alla Germania, visto che laggiù sono rimasti in uso fino ai tempi della seconda guerra mondiale. Non soltanto per i titoli di libri e giornali, ma talvolta anche per i testi.
Un libro tristemente famoso di quell’epoca è il Mein Kampf di Adolf Hitler.
Ho cercato su Amazon, e ne ho trovata una copia della prima edizione, risalente all’inizio degli anni 20. La copertina era rossa, senza sovraccoperta, titolo e autore scritti con inchiostro bianco. Il venditore aveva scattato anche un paio di foto alle pagine interne del libro. Dalle quali si può vedere che non solo i titoli, ma anche i testi erano scritti a caratteri gotici.
Ovviamente non si tratta dello stesso gotico di Gutenberg. Il quale usava caratteri blackletter, o textura, che devono il loro nome all’effetto che danno alla pagina. Le lettere sui primi libri a stampa erano molto scure, e accalcate l’una sull’altra. Davano alla pagina un aspetto nero (black-letter) oppure come quello delle fibre di un tessuto strette l’una sull’altra (textura).
Negli anni 20 invece si utilizzava un gotico moderno, il Fraktur, che era sottile e leggero, con tante linee curve, e dava alle pagine un colore grigiolino.
Sulla pagina di Wikipedia dedicata al libro di Hitler c’è la copertina dell’edizione del’26, che, strano a dirsi, non ha l’intestazione in caratteri gotici, ma in uno strano inline maiuscolo, con due linee che attraversano longitudinalmente le aste delle lettere
Cercando con i motori di ricerca se ne trovano versioni più recenti. La più diffusa ha un’inconfondibile copertina: la scritta Mein Kampf in bianco, caratteri gotici, che sale in obliquo su una fascia rossa davanti alla faccia di Hitler. Dietro, su fondo grigio, compare il nome dell’autore, parzialmente coperto dalla testa.
Dico inconfondibile perché quell’impaginazione viene talvolta usata anche dagli antifascisti o presunti tali per realizzare vignette satiriche contro qualcuno. Volendogli dare del fascista, si prende una foto del suo viso (con baffi aggiunti o senza) e gli si costruisce attorno una scritta utilizzando la stessa grafica. Ho visto una vignetta simile perfino contro Obama.
La stessa grafica è stata ripresa dal Giornale che pochi mesi fa ha ristampato il libro, avendo giusto l’accortezza di non pubblicare il viso di Hitler, ma solo l’uniforme con la svastica.
Su internet si trovano anche foto di una strana edizione del libro con tanto di bandiera nazista in copertina. Dico strana perché il titolo è palesemente scritto in Old English. Chi l’ha realizzata evidentemente non distingue un gotico medievale inglese da un gotico moderno tedesco.
E chi l’ha realizzata è l’Italia, o meglio, una casa editrice italiana, visto che il sottotitolo è scritto in italiano. Penso si tratti della famigerata edizione attribuita a una ignota casa editrice, La Lucciola, finita più e più volte nelle cronache ogni volta che è stata segnalata nelle librerie (quelle delle stazioni romane) e nei mercatini. Un’edizione al centro delle polemiche perché è priva di qualsiasi introduzione che prenda le distanze dal contenuto o per lo meno lo contestualizzi. Talvolta compare nelle foto di cronaca del materiale sequestrato ai neonazisti.
A proposito del Fraktur, Wikipedia racconta una storia che non tutti hanno sentito. Sembra che, dopo che la battaglia sull’uso del carattere era stata al centro della propaganda nazionalista per parecchio tempo, gli stessi dirigenti nazisti abbiano dato ordine di abbandonare l’uso del Fraktur in quanto ci vedevano un’influenza ebraica.
Per gli studiosi la motivazione è falsa. Gli ebrei non gestivano le tipografie quando venne elaborata la forma dello Swhabacher, che ha dato origine al Fraktur e che ricalcava le grafie degli amanuensi medievali. In un’intervista pubblicata nel libro Just My Type di Simon Garfield (Sei proprio il mio typo, nell’edizione italiana), c’è uno stralcio di un’intervista ad un tipografo tedesco, professore onorario a Brema, in cui si ipotizza che quella spiegazione era solo un pretesto. Si era in piena guerra, e al di fuori della Germania i caratteri gotici scarseggiavano. Inoltre apparivano alieni alle popolazioni dei territori occupati, quindi era meglio non usarli nelle comunicazioni pubbliche del regime.
Non sappiamo se negli anni successivi il regime abbia veramente abbandonato il Fraktur. Di sicuro l’intestazione del documento in cui si dice che bisogna abbandonarlo è scritta a caratteri gotici.
Su Amazon la prima edizione del Mein Kampf era in vendita a 6.500 dollari. Più 3 e 99 di spese di spedizione.
Un libro tristemente famoso di quell’epoca è il Mein Kampf di Adolf Hitler.
Ho cercato su Amazon, e ne ho trovata una copia della prima edizione, risalente all’inizio degli anni 20. La copertina era rossa, senza sovraccoperta, titolo e autore scritti con inchiostro bianco. Il venditore aveva scattato anche un paio di foto alle pagine interne del libro. Dalle quali si può vedere che non solo i titoli, ma anche i testi erano scritti a caratteri gotici.
Ovviamente non si tratta dello stesso gotico di Gutenberg. Il quale usava caratteri blackletter, o textura, che devono il loro nome all’effetto che danno alla pagina. Le lettere sui primi libri a stampa erano molto scure, e accalcate l’una sull’altra. Davano alla pagina un aspetto nero (black-letter) oppure come quello delle fibre di un tessuto strette l’una sull’altra (textura).
Negli anni 20 invece si utilizzava un gotico moderno, il Fraktur, che era sottile e leggero, con tante linee curve, e dava alle pagine un colore grigiolino.
Sulla pagina di Wikipedia dedicata al libro di Hitler c’è la copertina dell’edizione del’26, che, strano a dirsi, non ha l’intestazione in caratteri gotici, ma in uno strano inline maiuscolo, con due linee che attraversano longitudinalmente le aste delle lettere
Cercando con i motori di ricerca se ne trovano versioni più recenti. La più diffusa ha un’inconfondibile copertina: la scritta Mein Kampf in bianco, caratteri gotici, che sale in obliquo su una fascia rossa davanti alla faccia di Hitler. Dietro, su fondo grigio, compare il nome dell’autore, parzialmente coperto dalla testa.
Dico inconfondibile perché quell’impaginazione viene talvolta usata anche dagli antifascisti o presunti tali per realizzare vignette satiriche contro qualcuno. Volendogli dare del fascista, si prende una foto del suo viso (con baffi aggiunti o senza) e gli si costruisce attorno una scritta utilizzando la stessa grafica. Ho visto una vignetta simile perfino contro Obama.
La stessa grafica è stata ripresa dal Giornale che pochi mesi fa ha ristampato il libro, avendo giusto l’accortezza di non pubblicare il viso di Hitler, ma solo l’uniforme con la svastica.
Su internet si trovano anche foto di una strana edizione del libro con tanto di bandiera nazista in copertina. Dico strana perché il titolo è palesemente scritto in Old English. Chi l’ha realizzata evidentemente non distingue un gotico medievale inglese da un gotico moderno tedesco.
E chi l’ha realizzata è l’Italia, o meglio, una casa editrice italiana, visto che il sottotitolo è scritto in italiano. Penso si tratti della famigerata edizione attribuita a una ignota casa editrice, La Lucciola, finita più e più volte nelle cronache ogni volta che è stata segnalata nelle librerie (quelle delle stazioni romane) e nei mercatini. Un’edizione al centro delle polemiche perché è priva di qualsiasi introduzione che prenda le distanze dal contenuto o per lo meno lo contestualizzi. Talvolta compare nelle foto di cronaca del materiale sequestrato ai neonazisti.
A proposito del Fraktur, Wikipedia racconta una storia che non tutti hanno sentito. Sembra che, dopo che la battaglia sull’uso del carattere era stata al centro della propaganda nazionalista per parecchio tempo, gli stessi dirigenti nazisti abbiano dato ordine di abbandonare l’uso del Fraktur in quanto ci vedevano un’influenza ebraica.
Per gli studiosi la motivazione è falsa. Gli ebrei non gestivano le tipografie quando venne elaborata la forma dello Swhabacher, che ha dato origine al Fraktur e che ricalcava le grafie degli amanuensi medievali. In un’intervista pubblicata nel libro Just My Type di Simon Garfield (Sei proprio il mio typo, nell’edizione italiana), c’è uno stralcio di un’intervista ad un tipografo tedesco, professore onorario a Brema, in cui si ipotizza che quella spiegazione era solo un pretesto. Si era in piena guerra, e al di fuori della Germania i caratteri gotici scarseggiavano. Inoltre apparivano alieni alle popolazioni dei territori occupati, quindi era meglio non usarli nelle comunicazioni pubbliche del regime.
Non sappiamo se negli anni successivi il regime abbia veramente abbandonato il Fraktur. Di sicuro l’intestazione del documento in cui si dice che bisogna abbandonarlo è scritta a caratteri gotici.
Su Amazon la prima edizione del Mein Kampf era in vendita a 6.500 dollari. Più 3 e 99 di spese di spedizione.
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