Moussescript

La birra Dreher ha una lunga storia. Nasce in Austria già nel ’700, nell’800 si trasferisce a Trieste, diventando poi italiana, e aprendo un nuovo stabilimento nel sud.
Nel corso del tempo, come è prevedibile, ha cambiato parecchie volte il font del logo. E lo stile. In alcuni periodi l’etichetta era a caratteri gotici, un classico per le birre che hanno una lunga tradizione. Poi si è passati a scritte in maiuscoletto, o con normali caratteri con grazie, sempre caratterizzati dal fatto di essere obliqui. Sia come inclinazione delle aste verso destra, che come direzione del testo, leggermente in salita.
Con l’ultimo restyling si è scelto un calligrafico, o meglio uno script. Sempre inclinato verso destra, in salita all’interno di una specie di scudo.
Il sito web è stato costruito a tema, a partire dalla schermata iniziale, quella che chiede la data di nascita del visitatore.
I caratteri utilizzati sono in Mousse Script, che viene venduto online a 45 euro (per due font: caratteri base e lettere alternate).
Le lettere non sono quelle del logo, ovviamente, ma la gran parte dei visitatori non noterà la differenza. I numeri sono molto eleganti, è quasi un piacere inserire la data per poter accedere al sito.
Il font è basato sul Glenmoy, un carattere del 1932 di Stephenson Blake.
Viene catalogato come brush e script, ma non come calligraphy, almeno su Myfont. Ma le linee guida sono abbastanza variabili: il Nexa Script, che è simile, è stato taggato calligraphy e calligraphic.
La scelta di fare un font così elegante e pulito, senza inclinarlo a destra è abbastanza insolita. Non sono molte le alternative allo stesso livello.
Tra i brush simili, noto su Myfonts un Gelato Script che costa meno di 50 euro, ma è inclinato a destra e ha parecchi occhielli stretti che confondono un po’ l’occhio.
Tra le alternative, Identifont segnala il Norican, che si scarica gratuitamente da Google Fonts.
Per chi invece è fissato con le forme del Glenmoy e punta al risparmio, c’è il Glengary Nf, che costa solo otto euro. La forma delle lettere è in gran parte la stessa del Glenmoy. Solo, uno si deve aspettare minore cura negli spigoli, che sono più appuntiti. Cambia poi la grandezza dell’occhio, e lo spazio tra le parole, maggiore, in proporzione. In sintesi, una frase occupa minore spazio rispetto al Mousse, a parità di corpo.
Per quanto riguarda la forma, i numeri sono molto meno eleganti, più rozzi. E soprattutto cambia la forma della Q, ma non necessariamente in peggio.
Glengary ha una Q maiuscola a forma di 2, come nel Brush Script, per intenderci.
Mousse invece ha una Q mai vista prima: comincia come la C maiuscola, poi si arriccia e finisce con un tratto discendente verticale barrato. Anche la q minuscola ha l’asta barrata.

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