Onciale
Gli antichi romani non conoscevano le minuscole. Tutte le lettere erano contenute tra una linea superiore e inferiore, senza tratti ascendenti e discendenti che sforassero quei due limiti.
Dal I secolo venne elaborata una corsiva minuscola, che si usava per gli scritti informali. Ma passò ancora parecchio tempo prima che si usassero minuscole anche per la scrittura libraria. Soprattutto, lo sviluppo fu molto graduale.
Tra il terzo e il sesto secolo dopo Cristo venne sviluppato l’onciale, che derivava dalla maiuscola, ma aveva alcuni tratti leggermente ascendenti o discendenti. Soprattutto, le lettere erano curve, in contrapposizione a quelle romane, la gran parte delle quali aveva tratti rettilinei e spigolosi.
Basta confrontare le forme della M o della E in onciale con i caratteri lapidari (quelli che stanno sui monumenti) o con la capitale quadrata che si usava sui libri.
La d perde qualsiasi tratto rettilineo, e diventa una specie di o con un’estremità che spunta in alto a sinistra.
Si dice che l’onciale venne privilegiato per la trascrizione di testi sacri perché le sue lettere ricordavano quelle dell’alfabeto greco. Si distinguevano dall’alfabeto usato dai romani, troppo pagàno, avvicinandosi al greco che era la lingua con la quale arrivarono a Roma le prime copie del Vangelo.
Normalmente chi al giorno d’oggi vuole scrivere un testo dall’aspetto antico punta istintivamente sul gotico medievale. Tutte le scritture precedenti sono cadute nel dimenticatoio, con una eccezione fondamentale: le lettere celtiche. Le quali sono ancora utilizzate, per le insegne dei negozi in Irlanda, per esempio, o per i bigliettini in occasione della festa di San Patrizio che viene festeggiata dai discendenti degli irlandesi emigrati nel mondo. O per le insegne dei vari Irish pub diffusi in lungo e in largo.
Alcuni dei font in circolazione che vengono definiti celtici, in realtà si ispirano alla versione dell’onciale che era diffusa sulle isole britanniche, o comunque ne sono influenzati.
Altri invece si ispirano alla minuscola insulare, che è successiva. Ai tempi del revival della lingua irlandese, era stata la base per creare degli appositi caratteri a stampa, nei quali la g non aveva l’occhiello superiore ma solo un trattino da cui partiva il tratto discendente, mentre la r e la s avevano entrambe un’asta dritta e discendente sulla sinistra.
Oggi quei pochi che scrivono libri e articoli in gaelico irlandese, usano l’alfabeto romano.
Per tornare all’onciale, c’è qualcosa di interessante nella categoria Celtici di Dafont.
C’è l’Aon Cari Celtic che penso sia onciale a tutti gli effetti (ha una rudimentale distinzione tra maiuscole e minuscole, con alcune lettere che cambiano forma a seconda, mentre la gran parte restano invariate).
C’è un Dk Northumbria, con un set di minuscole onciali con delle maiuscole di forma diversa (non si sa tratte da dove).
C’è un Jmh Moreneta, che è il più scaricato tra i tre. Ha delle minuscole onciali dalla forma un po’ approssimativa, alternate a delle maiuscole molto calcate, tra cui c’è quella famosa m dal contorno circolare che talvolta appare sui libri in gotico ma quasi mai nei font con lettere gotiche. La grandezza delle maiuscole è uguale a quella delle minuscole, in conclusione l’effetto visivo non mi piace.
Su Myfonts, cercando uncial vengono fuori 229 risultati. Il primo è un Uncial della Monotype, che però ha una forte connotazione insulare, nella e e nella a, mi sembra.
L’American Uncial di Linotype e Urw segue più o meno la stessa linea, mentre c’è un Cal Uncial, della sconosciuta Posterizer, che costa solo 13 euro e che sfoggia una a obliqua al posto di una a tonda. Anche qui però la e ha un piccolo occhiello superiore.
C’è un Uncial di Intellecta Design, che offre parecchi font di aspetto retrò e decorativi, e che però non mi convince per niente.
Il Benedict Uncial della Monotype già è più pulito e studiato: e infatti costa 35 euro.
Non credo si possa trovare di meglio.
La Linotype, allo stesso prezzo, offre un Omnia che però non regge il confronto.
C’è pure un Andron Mc che mi pare abbastanza studiato, ma dal costo maggiore. Chissà se qualcuno l’ha mai usato da qualche parte.
Sul sito dell’università di Cassino, tra gli esercizi di lettura del prof. Palma dove pure ci sono decine e decine di pagine di manoscritti antichi da interpretare (con trascrizioni), ci sono solo due pagine in onciale: una è tratta dalla Regola di San Benedetto, l’altra è un prologo al Vangelo di Luca.
L’onciale venne sostituito dal semionciale e poi dalla minuscola carolina, ai tempi di Carlo Magno. Poi anche questa cadde nel dimenticatoio, sostituita dai caratteri gotici che erano molto più stretti e permettevano di inserire più parole nello stesso spazio, e quindi ridurre i costi. (E non solo: nel medioevo scarseggiava la materia prima, la pergamena, e in alcuni casi si cancellarono manoscritti antichi per fare spazio a nuovi testi, o a nuove copie di altri testi)
Nella regola benedettina che si vede sul sito dell’Università di Cassino entrano appena 12 lettere per riga, circa, 22 righe per colonna, due colonne per pagina. Senza spazi tra le parole.
Dal I secolo venne elaborata una corsiva minuscola, che si usava per gli scritti informali. Ma passò ancora parecchio tempo prima che si usassero minuscole anche per la scrittura libraria. Soprattutto, lo sviluppo fu molto graduale.
Tra il terzo e il sesto secolo dopo Cristo venne sviluppato l’onciale, che derivava dalla maiuscola, ma aveva alcuni tratti leggermente ascendenti o discendenti. Soprattutto, le lettere erano curve, in contrapposizione a quelle romane, la gran parte delle quali aveva tratti rettilinei e spigolosi.
Basta confrontare le forme della M o della E in onciale con i caratteri lapidari (quelli che stanno sui monumenti) o con la capitale quadrata che si usava sui libri.
La d perde qualsiasi tratto rettilineo, e diventa una specie di o con un’estremità che spunta in alto a sinistra.
Si dice che l’onciale venne privilegiato per la trascrizione di testi sacri perché le sue lettere ricordavano quelle dell’alfabeto greco. Si distinguevano dall’alfabeto usato dai romani, troppo pagàno, avvicinandosi al greco che era la lingua con la quale arrivarono a Roma le prime copie del Vangelo.
Normalmente chi al giorno d’oggi vuole scrivere un testo dall’aspetto antico punta istintivamente sul gotico medievale. Tutte le scritture precedenti sono cadute nel dimenticatoio, con una eccezione fondamentale: le lettere celtiche. Le quali sono ancora utilizzate, per le insegne dei negozi in Irlanda, per esempio, o per i bigliettini in occasione della festa di San Patrizio che viene festeggiata dai discendenti degli irlandesi emigrati nel mondo. O per le insegne dei vari Irish pub diffusi in lungo e in largo.
Alcuni dei font in circolazione che vengono definiti celtici, in realtà si ispirano alla versione dell’onciale che era diffusa sulle isole britanniche, o comunque ne sono influenzati.
Altri invece si ispirano alla minuscola insulare, che è successiva. Ai tempi del revival della lingua irlandese, era stata la base per creare degli appositi caratteri a stampa, nei quali la g non aveva l’occhiello superiore ma solo un trattino da cui partiva il tratto discendente, mentre la r e la s avevano entrambe un’asta dritta e discendente sulla sinistra.
Oggi quei pochi che scrivono libri e articoli in gaelico irlandese, usano l’alfabeto romano.
Per tornare all’onciale, c’è qualcosa di interessante nella categoria Celtici di Dafont.
C’è l’Aon Cari Celtic che penso sia onciale a tutti gli effetti (ha una rudimentale distinzione tra maiuscole e minuscole, con alcune lettere che cambiano forma a seconda, mentre la gran parte restano invariate).
C’è un Dk Northumbria, con un set di minuscole onciali con delle maiuscole di forma diversa (non si sa tratte da dove).
C’è un Jmh Moreneta, che è il più scaricato tra i tre. Ha delle minuscole onciali dalla forma un po’ approssimativa, alternate a delle maiuscole molto calcate, tra cui c’è quella famosa m dal contorno circolare che talvolta appare sui libri in gotico ma quasi mai nei font con lettere gotiche. La grandezza delle maiuscole è uguale a quella delle minuscole, in conclusione l’effetto visivo non mi piace.
Su Myfonts, cercando uncial vengono fuori 229 risultati. Il primo è un Uncial della Monotype, che però ha una forte connotazione insulare, nella e e nella a, mi sembra.
L’American Uncial di Linotype e Urw segue più o meno la stessa linea, mentre c’è un Cal Uncial, della sconosciuta Posterizer, che costa solo 13 euro e che sfoggia una a obliqua al posto di una a tonda. Anche qui però la e ha un piccolo occhiello superiore.
C’è un Uncial di Intellecta Design, che offre parecchi font di aspetto retrò e decorativi, e che però non mi convince per niente.
Il Benedict Uncial della Monotype già è più pulito e studiato: e infatti costa 35 euro.
Non credo si possa trovare di meglio.
La Linotype, allo stesso prezzo, offre un Omnia che però non regge il confronto.
C’è pure un Andron Mc che mi pare abbastanza studiato, ma dal costo maggiore. Chissà se qualcuno l’ha mai usato da qualche parte.
Sul sito dell’università di Cassino, tra gli esercizi di lettura del prof. Palma dove pure ci sono decine e decine di pagine di manoscritti antichi da interpretare (con trascrizioni), ci sono solo due pagine in onciale: una è tratta dalla Regola di San Benedetto, l’altra è un prologo al Vangelo di Luca.
L’onciale venne sostituito dal semionciale e poi dalla minuscola carolina, ai tempi di Carlo Magno. Poi anche questa cadde nel dimenticatoio, sostituita dai caratteri gotici che erano molto più stretti e permettevano di inserire più parole nello stesso spazio, e quindi ridurre i costi. (E non solo: nel medioevo scarseggiava la materia prima, la pergamena, e in alcuni casi si cancellarono manoscritti antichi per fare spazio a nuovi testi, o a nuove copie di altri testi)
Nella regola benedettina che si vede sul sito dell’Università di Cassino entrano appena 12 lettere per riga, circa, 22 righe per colonna, due colonne per pagina. Senza spazi tra le parole.
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