Radio Rivista, Rivista Militare, Rivista Aeronautica
Una delle testate più strane che mi è capitato di vedere è quella di Radio Rivista, organo ufficiale della Associazione Radioamatori Italiani. Mentre le lettere minuscole sono scritte in un normale carattere senza grazie, le maiuscole sono scritte in un carattere diverso, con grazie. Ma non solo quello: la maiuscola viene buttata addosso alla minuscola, ottenendo effetti strani. Tipo, la punta della prima R spunta in basso a destra, oltre l’occhiello della a a cui si è sovrapposta. Una soluzione che richiede un certo coraggio, a proporla. E che non solo è stata adottata, ma è stata anche mantenuta a lungo. Radio Rivista esiste ancora, anche se nell’ultimo numero aveva la testata scritta in un carattere calligrafico. Ma su internet si trovano copertine del 2015, in piena era del computer, in cui si era rispolverata la storica, gloriosa testata, dopo un periodo di abbandono. Intorno al 2008 si usava un chancery di qualche tipo.
Sempre per restare nell’ambito delle riviste di settore, mi è capitata sotto gli occhi una Rivista Militare della fine degli anni ’70. Il giornale ha una lunga storia (è stato fondato a metà dell’800), e ha cambiato i caratteri della testata più e più volte. Temo che sia stato chiuso a giugno 2016, almeno sul sito l’ultimo numero disponibile è quello. Non ci sono ulteriori aggiornamenti. L’ultima testata aveva le iniziali stilizzate nello stile del logo dell’esercito e il nome completo scritto in un banalissimo Hobo.
Ma sul finire dei 70 il nome era scritto ancora in questi caratteri abbastanza strani e insoliti, con la S che si sviluppa in orizzontale da sinistra a destra, la M in stile Bauhaus e soprattutto quella R con quella puntina bianca in verticale che si fa notare.
A quel logo evidentemente c’erano affezionati, visto che cliccando nella sezione archivio, sul sito ufficiale, viene utilizzato al di sopra di ognuno degli anni disponibili. Invece, cercando la rivista coi motori di ricerca, una copertina con quel logo non compare mai.
Ho parlato di M stile Bauahus perché effettivamente nel Bauhaus la m si fa così. Almeno, la minuscola è sicuro. La maiuscola, non sempre. Tipo, nel Bauhaus 93 la maiuscola è così, ma in un normale Bauhaus della Itc, la maiuscola ha i tratti laterali che si divaricano, e non ha un tratto centrale comune.
Comunque ho scoperto che una versione di quel font è in download su Myfonts, e pure a poco prezzo: 20 euro. Si chiama Churchward Design, disegnata da Joseph Churchward nel... 2007.
Così almeno dice la didascalia. Si tratterebbe del revival di un vecchio font, ma non dicono quale.
In realtà, se andiamo a leggere la biografia dell’autore, viene fuori che è un samoano che ha studiato in Nuova Zelanda, ed è nato nel 1933 (ed è morto quattro anni fa). La Churchward International Typefaces è stata fondata alla fine degli anni ’60, e sul finire dei ’70 stava in piena attività. È altamente probabile che la data che compare sui siti, 2007, sia quella in cui è stato digitalizzato il font, e che l’autore dei caratteri usati per scrivere Rivista Militare sia proprio Churchward. All’epoca dovevano essere freschi di creazione.
Per concludere, un’altra rivista di settore dalla lunga storia, Rivista Aeronautica. La quale in tempi più recenti aveva adottato questa testata qua, accostando due font diversi. Il più interessante per me è il primo. Tra quelli conosciuti, si avvicina al Magneto, diffuso sui programmi della Microsoft. Ma non è quello: è più extended (ha più spazio tra le lettere), e i tratti non hanno spessore variabile, gocce e così via. Infine, segno caratteristico, il puntino sulla i non è tondo, mentre il puntino del Magneto è tondo e molto grande. Qui invece c’è un rettangolino che si sviluppa in altezza, dello stesso spessore dell’asta sottostante.
Su Fontshop vendono un Transaxle Script, della Psy/Ops, col puntino quasi rettangolare, pià largo che lungo, s e r dalle forme strane. Molto più compatto.
Nello stesso stile ho trovato su Myfonts il Cabriolet “ispirato agli emblemi cromati del furgone Chevy Apache del 1960”, e l’Hooptie Script, che dice di attingere al “lettering sulle macchine della Motor City” (Chicago). Quest’ultimo, di nuovo è a puntino tondo.
Il testo degli articoli della rivista (come pure il sottotitolo della testata) invece è scritto interamente in Skia, noto carattere della Apple, che a quanto ho capito non è in vendita (separatamente dai programmi Apple).
Sempre per restare nell’ambito delle riviste di settore, mi è capitata sotto gli occhi una Rivista Militare della fine degli anni ’70. Il giornale ha una lunga storia (è stato fondato a metà dell’800), e ha cambiato i caratteri della testata più e più volte. Temo che sia stato chiuso a giugno 2016, almeno sul sito l’ultimo numero disponibile è quello. Non ci sono ulteriori aggiornamenti. L’ultima testata aveva le iniziali stilizzate nello stile del logo dell’esercito e il nome completo scritto in un banalissimo Hobo.
Ma sul finire dei 70 il nome era scritto ancora in questi caratteri abbastanza strani e insoliti, con la S che si sviluppa in orizzontale da sinistra a destra, la M in stile Bauhaus e soprattutto quella R con quella puntina bianca in verticale che si fa notare.
A quel logo evidentemente c’erano affezionati, visto che cliccando nella sezione archivio, sul sito ufficiale, viene utilizzato al di sopra di ognuno degli anni disponibili. Invece, cercando la rivista coi motori di ricerca, una copertina con quel logo non compare mai.
Ho parlato di M stile Bauahus perché effettivamente nel Bauhaus la m si fa così. Almeno, la minuscola è sicuro. La maiuscola, non sempre. Tipo, nel Bauhaus 93 la maiuscola è così, ma in un normale Bauhaus della Itc, la maiuscola ha i tratti laterali che si divaricano, e non ha un tratto centrale comune.
Comunque ho scoperto che una versione di quel font è in download su Myfonts, e pure a poco prezzo: 20 euro. Si chiama Churchward Design, disegnata da Joseph Churchward nel... 2007.
Così almeno dice la didascalia. Si tratterebbe del revival di un vecchio font, ma non dicono quale.
In realtà, se andiamo a leggere la biografia dell’autore, viene fuori che è un samoano che ha studiato in Nuova Zelanda, ed è nato nel 1933 (ed è morto quattro anni fa). La Churchward International Typefaces è stata fondata alla fine degli anni ’60, e sul finire dei ’70 stava in piena attività. È altamente probabile che la data che compare sui siti, 2007, sia quella in cui è stato digitalizzato il font, e che l’autore dei caratteri usati per scrivere Rivista Militare sia proprio Churchward. All’epoca dovevano essere freschi di creazione.
Per concludere, un’altra rivista di settore dalla lunga storia, Rivista Aeronautica. La quale in tempi più recenti aveva adottato questa testata qua, accostando due font diversi. Il più interessante per me è il primo. Tra quelli conosciuti, si avvicina al Magneto, diffuso sui programmi della Microsoft. Ma non è quello: è più extended (ha più spazio tra le lettere), e i tratti non hanno spessore variabile, gocce e così via. Infine, segno caratteristico, il puntino sulla i non è tondo, mentre il puntino del Magneto è tondo e molto grande. Qui invece c’è un rettangolino che si sviluppa in altezza, dello stesso spessore dell’asta sottostante.
Su Fontshop vendono un Transaxle Script, della Psy/Ops, col puntino quasi rettangolare, pià largo che lungo, s e r dalle forme strane. Molto più compatto.
Nello stesso stile ho trovato su Myfonts il Cabriolet “ispirato agli emblemi cromati del furgone Chevy Apache del 1960”, e l’Hooptie Script, che dice di attingere al “lettering sulle macchine della Motor City” (Chicago). Quest’ultimo, di nuovo è a puntino tondo.
Commenti
Posta un commento