Style

Qualche tempo fa è uscito un supplemento del Corriere della Sera. “Style, il magazine moda uomo”, in pratica un catalogo pubblicitario con qualche articolo qua e là. La testata è d’impatto: aste molto spesse (tutte le lettere in nero, tranne la Y che è di un colore più chiaro), grazie grandi e triangolari.
Che font sarà? Ci sarebbe da compilare questionari, fare ricerche qua e là, sfogliare siti web. Se non fosse che mi sono reso conto che... ce l’avevo già installato (più o meno). Si tratta evidentemente di un Wide Latin, relativamente diffuso perché è incluso nel pacchetto dei caratteri della Microsoft. Come vari altri di cui ho parlato in questo blog (lo Snap Itc, lo Script Mt Bold), che non bisogna cercarli lontano. Capita che uno se li ritrova installati sul suo computer anche senza essere esperto di tipografia, anche senza averli cercati.
Ho detto che ce l’avevo “quasi” installato nel senso che non è che sia proprio lo stesso.
Prima di tutto quello del Corriere della Sera è un po’ più stretto. Wide si, ma non troppo. Ma questo non significa niente: se con un normale editor di testi (OpenOffice, ad esempio) non si può modificare il rapporto tra larghezza e altezza delle lettere, con programmi di impaginazione più avanzati (anche il gratuito Scribus) si può estendere o condensare a piacimento qualsiasi carattere.
Ma l’inghippo è un altro. La N maiuscola. Mentre nel normale Latin in basso a sinistra la n non ha grazie, ha uno spigolo normale, sul Corriere il tratto obliquo sfora un po’.
Spiega Fontsinuse che il Wide Latin, di Stephenson Blake, è stato disegnato nel 1883. Ce ne sono almeno 3 versioni digitali: quella della Monotype, quella della Urw e quella di CastleType.
In nessuna delle versioni in commercio la N termina in basso a destra come sul Corriere della Sera.
C’è anche qualche differenza per quanto riguarda la curva della S, mi pare.
Comunque, mentre sul cartaceo tutti i titoli sono fatti in questa versione particolare del Wide Latin, sul sito web il font non compare mai (a parte nell’immagine della testata).
Per i titoli di tutti gli articoli online viene invece usato l’Oswald (che fa parte della scuderia di Google, anche se in questo caso non viene caricato da lì).

Commenti

Post più popolari