Traffic

Ho cercato in lungo e in largo il font che può avere ispirato l’Artistica, in download gratuito su Dafont. Quando ho smesso di cercarlo, l’ho trovato.
Si tratta del Traffic, pubblicato dalla divisione Agfa della Bayer Corporation nel 1995, disegnato da Tom Hultgren nel 1973, uno dei vincitori selezionati della Letraset International Typeface competition di quell’anno. Non disponibile per l’acquisto, scrive il sito. A quanto pare non ne sono state realizzate versioni digitali di qualità.
L’ho trovato sfogliando vari stencil su Identifont, e l’ho riconosciuto dalla forma inconfondibile della a, tutta nera e spaccata in mezzo da una strisciolina obliqua.
Una volta trovato il nome, cerco qualche informazione in più su Fontsinuse. Il quale afferma che l’Artistica (che già conoscevo avendolo visto su Dafont), e l’Hff Code Deco sono soltanto “povere interpretazioni omaggio (freebie)”.
Scrive il sito: “Versioni digitali includono un Itc Traffic spaziato male (1992), e un Traffic dell’Agfa (1995), entrambi scomparsi dal mercato. Wsi aveva una versione aperta. Trafaret è un’espansione con supporto per il cirillico.”
Il sito segnala solo due usi: uno in un manifesto sulla musica tedesca degli anni 80. Indica il gruppo dei Nichts. Il secondo è su una serie di cinque francobolli svedesi dedicati alla Tipografia, diffusi nel 2012.
Il Trafaret non ha lasciato molte tracce. Si trova in download gratuito su qualche sito che non fa riferimento al nome dell’autore e che probabilmente è illegale.
Rispetto all’Artistica, la principale differenza che noto nel Traffic sono le aste della b e della d, filiformi nel font gratuito, più spesse nell’originale.
Uno dei pochi usi che sono riuscito a trovare per conto mio era quello per il logo Astrosound su un vecchio mangiacassette Irradio. Dove avevo già fatto caso a questa particolarità nella lettera d.
Un altro uso, ancora attuale è quello della Onnicar, che si occupa di allestimenti in alluminio per furgoni. Qui avevo notato che il puntino sulla i non era rotondo (come nell’Artistica), ma trapezoidale, come se fosse un’estensione dell’asta, separata dal resto della lettera dalla solita strisciolina obliqua.
Da uno specimen del Trafaret che sta su internet noto che forniva entrambe le versioni: il punto era disponibile sia tondo che trapezoidale, sia per la i che per la j.
Mi colpiscono due altri dettagli: la stranissima forma della g, e le due strisce oblique nel simbolo del dollaro.
Le lettere sono tutte minuscole: manca il set di maiuscole.
Hultgren non risulta avere disegnato nessun altro font in vita sua.
Luc Devroye non può fare altro che pubblicare un link ad un pdf sul sito del Klingspor Museum tedesco, dove c’è solo una demo di tutti i caratteri del font (minuscole e numeri).
Da notare che i e j non sono le uniche lettere ad avere delle varianti. Ce ne sono tante altre: la l può essere rettangolare o terminare con la punta in basso; la q può avere un inutile triangolo sulla destra; la v può essere a triangolo isoscele o rettangolo (con l’angolo retto in alto a destra; e la w può essere piatta in basso, o avere due angoli arrotondati.
La x si confonde facilmente con la z: l’unica differenza sono le estremità oblique anziché verticali.
Il mondo è pieno di font che nessuno usa. Mi domando perché questo sia stato ritirato dal mercato.

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