Marshall e Fender
Cercavo il font del logo degli amplificatori Marshall, che siamo abituati a vedere spesso sui palchi dei concerti rock.
Il motore di ricerca mi manda su FontSpace, dove c’è un Amplify, personal use only, di Mans Greback, creato nel 2013, che riproduce la forma delle lettere del logo della Marshall e viene distribuito con tutte le maiuscole, minuscole, segni di interpunzione (non molto attraenti), ma senza i numeri.
Su Myfonts c’è un Marshall che però non c’entra niente. Taggato art noveau, 1900s, headline, heavy, mi ricorda il dimenticato Barnum della Nebiolo, con le maiuscole solo di poco più alte delle minuscole. Ma mentre il Barnum era dritto e castigato, qui ci sono dei tratti sinuosi e serpeggianti, nella v minuscola per esempio, o una punta che si allunga a destra sopra la t minuscola.
Sui forum si dice che molto probabilmente il logo degli amplificatori non è un font, anche se non viene citata nessuna fonte. Anzi, c’è chi sostiene che deve trattarsi per forza di un font, osservando il modo in cui il tratto finale della a non si allinea con il corrispondente tratto nella l che segue.
L’azienda è stata fondata all’inizio degli anni ’60. Non so se il logo era lo stesso all’inizio dell’attività, ma non mi pare di averne visti altri, su internet.
Qualcuno suggerisce, in mancanza di alternative, di usare lo Script Mt Bold per ottenere un effetto simile.
Su Dafont si trova un Marcelle, che non è altro che lo Script Mt con qualche segno di corrosione aggiunto sopra.
Un altro logo celebre nell’ambito del rock&roll è quello della Fender, che produce chitarre elettriche. Anche questo è un corsivo abbastanza irregolare, da sembrare tracciato a mano. La F iniziale ha quasi la forma di un 7, la e minuscola non ha la normale forma con l’occhiello, ma una forma a due piani (come due c disegnate una sull’altra, diciamo).
FontMeme aveva dedicato una pagina al logo, ma l’ha dovuta sostituire con un disclaimer: “Sfortunatamente, il link per scaricare il font Fender è stato rimosso su richiesta dei disegnatori o proprietari del marchio. Se vuoi usare il font, cercalo con Google o contatta i disegnatori o le compagnie direttamente”.
Identifont cataloga non più di una ventina di font che hanno la e a due piani.
Tra questi l’Apricot, pubblicato dalla Atf nel 1934 (la F però è disegnata con un tratto unico).
C’è il Kolisnky Sable, del 2004, con i tratti esageratamente spessi, il Mr Sheppards, dove le maiuscole viste tutte insieme sono solo una macchia d’inchiostro; il Park Avenue, 1933, Atf, più spigoloso, chanchery, praticamente; Romany, calligrafia scolastica, 1934, Atf. Gli altri non hanno nulla a che vedere con quello che sto cercando, non sono neanche corsivi. Nessuno dei corsivi ha comunque quella F disegnata in due tratti, quello di base più trattino orizzontale: preferiscono disegnare entrambi con un’unica curva.
L’azienda nasce nell’immediato dopoguerra, 1946. Sulla Stratocaster del ’54 compare già il logo attuale, ma non so in che anno è stato disegnato. L’amplificatore Champ, del 1953, aveva una scritta diversa, caratteri senza grazie coi raccordi arrotondati.
Fender è una parola che in America indica il parafango. Ma non c’è nessun doppio senso: era semplicemente il cognome del fondatore, Leo Fender.
E se uno vuole una F simile? C’è il Mentari, che è fresco fresco di disegno: è stato lanciato su Myfonts quattro mesi fa. La lettera è disegnata in due fasi, prima quello a forma di 7, senza stacchi e senza occhielli, poi il trattino orizzontale. La e, chiaramente, è normale. Una e a doppio livello non è più così utilizzata come lo era negli anni 30. Nulla da fare per quanto riguarda le altre lettere, che sono molto spigolose e si agganciano tra di loro in maniera talvolta discutibile.
Una F simile si trova nel Kaleidos, diffuso a partire dall’estate dell’anno scorso. Qui però la curva è molto meno spigolosa, meno rock forse. Ma anche le altre lettere sono più morbide e rassicuranti. Resta il fatto che la e ha la forma consueta.
Il motore di ricerca mi manda su FontSpace, dove c’è un Amplify, personal use only, di Mans Greback, creato nel 2013, che riproduce la forma delle lettere del logo della Marshall e viene distribuito con tutte le maiuscole, minuscole, segni di interpunzione (non molto attraenti), ma senza i numeri.
Su Myfonts c’è un Marshall che però non c’entra niente. Taggato art noveau, 1900s, headline, heavy, mi ricorda il dimenticato Barnum della Nebiolo, con le maiuscole solo di poco più alte delle minuscole. Ma mentre il Barnum era dritto e castigato, qui ci sono dei tratti sinuosi e serpeggianti, nella v minuscola per esempio, o una punta che si allunga a destra sopra la t minuscola.
Sui forum si dice che molto probabilmente il logo degli amplificatori non è un font, anche se non viene citata nessuna fonte. Anzi, c’è chi sostiene che deve trattarsi per forza di un font, osservando il modo in cui il tratto finale della a non si allinea con il corrispondente tratto nella l che segue.
L’azienda è stata fondata all’inizio degli anni ’60. Non so se il logo era lo stesso all’inizio dell’attività, ma non mi pare di averne visti altri, su internet.
Qualcuno suggerisce, in mancanza di alternative, di usare lo Script Mt Bold per ottenere un effetto simile.
Su Dafont si trova un Marcelle, che non è altro che lo Script Mt con qualche segno di corrosione aggiunto sopra.
Un altro logo celebre nell’ambito del rock&roll è quello della Fender, che produce chitarre elettriche. Anche questo è un corsivo abbastanza irregolare, da sembrare tracciato a mano. La F iniziale ha quasi la forma di un 7, la e minuscola non ha la normale forma con l’occhiello, ma una forma a due piani (come due c disegnate una sull’altra, diciamo).
FontMeme aveva dedicato una pagina al logo, ma l’ha dovuta sostituire con un disclaimer: “Sfortunatamente, il link per scaricare il font Fender è stato rimosso su richiesta dei disegnatori o proprietari del marchio. Se vuoi usare il font, cercalo con Google o contatta i disegnatori o le compagnie direttamente”.
Identifont cataloga non più di una ventina di font che hanno la e a due piani.
Tra questi l’Apricot, pubblicato dalla Atf nel 1934 (la F però è disegnata con un tratto unico).
C’è il Kolisnky Sable, del 2004, con i tratti esageratamente spessi, il Mr Sheppards, dove le maiuscole viste tutte insieme sono solo una macchia d’inchiostro; il Park Avenue, 1933, Atf, più spigoloso, chanchery, praticamente; Romany, calligrafia scolastica, 1934, Atf. Gli altri non hanno nulla a che vedere con quello che sto cercando, non sono neanche corsivi. Nessuno dei corsivi ha comunque quella F disegnata in due tratti, quello di base più trattino orizzontale: preferiscono disegnare entrambi con un’unica curva.
L’azienda nasce nell’immediato dopoguerra, 1946. Sulla Stratocaster del ’54 compare già il logo attuale, ma non so in che anno è stato disegnato. L’amplificatore Champ, del 1953, aveva una scritta diversa, caratteri senza grazie coi raccordi arrotondati.
Fender è una parola che in America indica il parafango. Ma non c’è nessun doppio senso: era semplicemente il cognome del fondatore, Leo Fender.
E se uno vuole una F simile? C’è il Mentari, che è fresco fresco di disegno: è stato lanciato su Myfonts quattro mesi fa. La lettera è disegnata in due fasi, prima quello a forma di 7, senza stacchi e senza occhielli, poi il trattino orizzontale. La e, chiaramente, è normale. Una e a doppio livello non è più così utilizzata come lo era negli anni 30. Nulla da fare per quanto riguarda le altre lettere, che sono molto spigolose e si agganciano tra di loro in maniera talvolta discutibile.
Una F simile si trova nel Kaleidos, diffuso a partire dall’estate dell’anno scorso. Qui però la curva è molto meno spigolosa, meno rock forse. Ma anche le altre lettere sono più morbide e rassicuranti. Resta il fatto che la e ha la forma consueta.
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