Capire
“Capire” era un’enciclopedia italiana pubblicata all’inizio degli anni sessanta da Fabbri Editore. A differenza delle normali enciclopedie, non era composta da brevi voci, ma da articoli sugli argomenti più disparati: libri, opere d’arte... C’erano anche varie lezioni che per costruire un telescopio o una radio a galena. Altri volumi erano dedicati alla storia (4 piccoli), più ce n’erano altri, di colore diverso, dedicati alla matematica, o all’inglese. E c’erano anche dei dischi allegati.
Ma qua ci interessa il font della copertina. Perché di sicuro si tratta di qualcosa di singolare. È un senza grazie, coi tratti a spessore variabile. I tratti verticali sono molto spessi, quelli orizzontali sono sottili.
Le estremità della c, della e, della r e della sono tagliate in orizzontale. Il punto della i è quadrato. La p non ha il tratto discendente, entra tra la linea superiore e inferiore come se fosse una maiuscola, ma questo potrebbe essere un adattamento grafico in fase di composizione.
C’è qualcosa di simile in uso adesso? Ad occhio e croce no, comunque non costa niente inviare un’immagine a What The Font.
Che infatti non mi restituisce nessun risultato esatto. Ma comunque 39 risultati riesce a proporli. Solo i primi si avvicinano al modello.
Al primo posto il sito mi da un Laural Hardy Wide, fonderia Laural Hardy. Il concetto è lo stesso (tratti verticali spessi, tagli orizzontali), ma gli spigoli sono arrotondati, e nonostante questo le lettere hanno tratti rettilinei molto lunghi. Ad esempio la pancia della a: sull’enciclopedia è un’unica linea curva, nel Laural Hardy è fatta di tre segmenti diversi, raccordati da angoli arrotondati.
Al secondo posto c’è un Archie, che per lo meno ha gli spigoli rettangoli, ma ha una minore differenza tra i tratti spessi e quelli sottili. E comunque ha il solito problema dei tratti rettilinei lunghi.
Tutti i risultati successivi sono molto lontani dall’obbiettivo. La c non è simmetrica, gli estremi di a ed e non sono tagliati in orizzontale, il puntino sulla i non è quadrato.
Peccato che ancora non esiste un What The Font che riconosca i font non più in uso.
Ma qua ci interessa il font della copertina. Perché di sicuro si tratta di qualcosa di singolare. È un senza grazie, coi tratti a spessore variabile. I tratti verticali sono molto spessi, quelli orizzontali sono sottili.
Le estremità della c, della e, della r e della sono tagliate in orizzontale. Il punto della i è quadrato. La p non ha il tratto discendente, entra tra la linea superiore e inferiore come se fosse una maiuscola, ma questo potrebbe essere un adattamento grafico in fase di composizione.
C’è qualcosa di simile in uso adesso? Ad occhio e croce no, comunque non costa niente inviare un’immagine a What The Font.
Che infatti non mi restituisce nessun risultato esatto. Ma comunque 39 risultati riesce a proporli. Solo i primi si avvicinano al modello.
Al primo posto il sito mi da un Laural Hardy Wide, fonderia Laural Hardy. Il concetto è lo stesso (tratti verticali spessi, tagli orizzontali), ma gli spigoli sono arrotondati, e nonostante questo le lettere hanno tratti rettilinei molto lunghi. Ad esempio la pancia della a: sull’enciclopedia è un’unica linea curva, nel Laural Hardy è fatta di tre segmenti diversi, raccordati da angoli arrotondati.
Al secondo posto c’è un Archie, che per lo meno ha gli spigoli rettangoli, ma ha una minore differenza tra i tratti spessi e quelli sottili. E comunque ha il solito problema dei tratti rettilinei lunghi.
Tutti i risultati successivi sono molto lontani dall’obbiettivo. La c non è simmetrica, gli estremi di a ed e non sono tagliati in orizzontale, il puntino sulla i non è quadrato.
Peccato che ancora non esiste un What The Font che riconosca i font non più in uso.
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