Fontpolice
Uno dei siti web più spassosi per chi si occupa di tipografia è FontPolice.
Si tratta di un blog che considera reato fare un cattivo uso delle tecniche tipografiche, tipo usare il Comic Sans per un annuncio serio, oppure dimenticarsi di attivare la crenatura (kerning), attaccare lettere capovolte, comprimere o espandere artificialmente un carattere senza motivo e così via.
La cosa divertente è che spesso le scritte sui quali il poliziotto virtuale fa rapporto sono assurde di per sé. Cioè sono state fotografate per essere insensate, divertenti, ambigue, dei palesi errori. Quindi uno dovrebbe deriderle per quello che dicono. Invece il blogger ci trova sempre qualche errore tipografico che il grosso della gente non nota nemmeno. “Please, pay your parking fee before existing”, dice un cartello montato in un parcheggio (pagare “prima di esistere”, anziché “prima di uscire”), e lui giù a commentare che se esiste un News Gothic extra condensed non c’era motivo di schiacciare un News Gothic Bold per farlo entrare nel cartello.
“Strumento musicale”, dice l’etichetta su una pistola giocattolo in vendita. E il blogger si chiede perché mai la grandezza del testo cambia a metà parola (“instr” è scritto piccolo, “ument” è scritto più grande).
Qualche volta gli è arrivato anche qualche contributo dall’Italia (il blog è in inglese). Un’insegna “parrucchiere”, con le lettere separate a due a due per riga (“È forzatamente condensato, al punto che i tratti orizzontali sono più spessi di quelli verticali”), l’insegna sugli sportelli posteriori di un camion “autotr” “asporti Donati” (con la parola autotrasporti divisa in due e molto spaziata per via dei bordi degli sportelli). Anche qui lui si preoccupa perché il font è stato condensato artificialmente.
Alcuni mesi non arriva niente, altri mesi magari ci sono quattro segnalazioni. È un blog discontinuo, ma divertente.
Chi lo gestisce? Una riga in basso dice che il concept è di Jack Yan & Associates.
Il link rimanda al loro sito, dove si dice che si tratta di una firma indipendente che offre soluzioni alternative, font digitali, riviste digitali, eccetera eccetera.
Il bello è che la pagina è scritta utilizzando uno dei loro font, il Koliba, che si riconosce per il fatto di avere una g assurda. È una g a due livelli. L’anello superiore è pressoché normale, ma il tratto discendente è eccessivamente sottile, spunta da sinistra e poi si arriccia senza chiudersi. Inconfondibile. Noto anche l’insolito accoppiamento tra la t cruciforme e la a a due livelli.
A quanto racconta, Jack Yan ha iniziato a lavorare coi fonts nel 1987, quando erano ancora inaccessibili al grande pubblico. La città in cui ha iniziato l’attività è Wellington, Nuova Zelanda. La stessa in cui lavorava Churchward (in cui ci siamo già imbattuti su questo blog).
Nella sua attività ovviamente c’è anche un’influenza italiana. Nei 90 ha disegnato un JY Aetna, revival basato sui caratteri di Francesco Griffo e Giovantonio Tagliente. Carino anche perché ha parecchi svolazzi per le lettere che si trovano a fine parola.
Tra gli altri, il più originale è il Jy Boomerang, che deve il suo nome a fatto che è praticamente costruito con pezzi di boomerang (l’Australia è lì vicino). È disponibile in due versioni: una normale, l’altra con la linea decorativa ondulata che gli aborigeni disegnano sul boomerang.
Si tratta di un blog che considera reato fare un cattivo uso delle tecniche tipografiche, tipo usare il Comic Sans per un annuncio serio, oppure dimenticarsi di attivare la crenatura (kerning), attaccare lettere capovolte, comprimere o espandere artificialmente un carattere senza motivo e così via.
La cosa divertente è che spesso le scritte sui quali il poliziotto virtuale fa rapporto sono assurde di per sé. Cioè sono state fotografate per essere insensate, divertenti, ambigue, dei palesi errori. Quindi uno dovrebbe deriderle per quello che dicono. Invece il blogger ci trova sempre qualche errore tipografico che il grosso della gente non nota nemmeno. “Please, pay your parking fee before existing”, dice un cartello montato in un parcheggio (pagare “prima di esistere”, anziché “prima di uscire”), e lui giù a commentare che se esiste un News Gothic extra condensed non c’era motivo di schiacciare un News Gothic Bold per farlo entrare nel cartello.
“Strumento musicale”, dice l’etichetta su una pistola giocattolo in vendita. E il blogger si chiede perché mai la grandezza del testo cambia a metà parola (“instr” è scritto piccolo, “ument” è scritto più grande).
Qualche volta gli è arrivato anche qualche contributo dall’Italia (il blog è in inglese). Un’insegna “parrucchiere”, con le lettere separate a due a due per riga (“È forzatamente condensato, al punto che i tratti orizzontali sono più spessi di quelli verticali”), l’insegna sugli sportelli posteriori di un camion “autotr” “asporti Donati” (con la parola autotrasporti divisa in due e molto spaziata per via dei bordi degli sportelli). Anche qui lui si preoccupa perché il font è stato condensato artificialmente.
Alcuni mesi non arriva niente, altri mesi magari ci sono quattro segnalazioni. È un blog discontinuo, ma divertente.
Chi lo gestisce? Una riga in basso dice che il concept è di Jack Yan & Associates.
Il link rimanda al loro sito, dove si dice che si tratta di una firma indipendente che offre soluzioni alternative, font digitali, riviste digitali, eccetera eccetera.
Il bello è che la pagina è scritta utilizzando uno dei loro font, il Koliba, che si riconosce per il fatto di avere una g assurda. È una g a due livelli. L’anello superiore è pressoché normale, ma il tratto discendente è eccessivamente sottile, spunta da sinistra e poi si arriccia senza chiudersi. Inconfondibile. Noto anche l’insolito accoppiamento tra la t cruciforme e la a a due livelli.
A quanto racconta, Jack Yan ha iniziato a lavorare coi fonts nel 1987, quando erano ancora inaccessibili al grande pubblico. La città in cui ha iniziato l’attività è Wellington, Nuova Zelanda. La stessa in cui lavorava Churchward (in cui ci siamo già imbattuti su questo blog).
Nella sua attività ovviamente c’è anche un’influenza italiana. Nei 90 ha disegnato un JY Aetna, revival basato sui caratteri di Francesco Griffo e Giovantonio Tagliente. Carino anche perché ha parecchi svolazzi per le lettere che si trovano a fine parola.
Tra gli altri, il più originale è il Jy Boomerang, che deve il suo nome a fatto che è praticamente costruito con pezzi di boomerang (l’Australia è lì vicino). È disponibile in due versioni: una normale, l’altra con la linea decorativa ondulata che gli aborigeni disegnano sul boomerang.
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