1.fm, Washington, Newport Land

C’è una radio online che si chiama 1.FM, e trasmette solo musica blues. Il logo è un 1 ultra-bold, con dentro la scritta .FM in arancione, il tutto inserito all’interno di un quadrato arancione.
Interessante la forma dell’1. Ma è un font? Provo a spedirlo a What The Font per vedere che mi risponde. Escono vari risultati, nessuno coincide. Quello che a prima vista somiglia di più è il Gaspardo Extra Expanded. Ma le lettere non mi piacciono granché, piene come sono di soluzioni strane, grazie triangolari un po’ insolite.
Molto più gradevole il Tipemite Regular, che si avvicina all’Eurostile, ma molto pesante.
Tra i risultati più strani, il Decora One, un carattere decorativo realizzato con rampicanti e foglie, senza bordi esterni o interni. Fatto per essere visto da lontano, perché da vicino non è nient’altro che un intrico senza senso. 

E il logo di Radio.it? Ha una r senza spur, Identifont ne conosce soltanto 89.
Il primo che ci somiglia un po’ è il Bentwood, dove però la t ha il trattino solo sul lato destro dell’asta.
Più giù c’è l’Fp Head Pro. Certo che quella a con la parte superiore piatta non è molto comune.
È un carattere interessante, con gli angoli arrotondati, la o nonostante tutto a quattro lati, e la a e la d hanno qualcosa che attira l’occhio in basso a destra.

Come al solito cerco una cosa e ne trovo un’altra. L’ultimo carattere che mi viene proposto da Identifont si chiama Washington. Le minuscole le guardo a malapena. Le maiuscole però mi fanno venire in mente il Triennale, dell’italiana Reggiani, uno di quei caratteri caduti nel dimenticatoio (composto di sole maiuscole). È soprattutto il contrasto tra la larghezza della O, perfettamente circolare, e la P e le altre lettere che invece sono molto strette. Non è una riproposizione del font italiano. Là c’era una E a vita bassa, col trattino che spuntava sia a sinistra dell’asta verticale che a destra, oltre gli altri due.
E nei caratteri della Reggiani anche P ed R erano a vita bassa.
Noto che questo Washington non è neanche tanto recente. Se sta sul web dal 2003, il disegno è del 1973, trent’anni prima. La firma è di un tale Russel Bean. Myfonts non pubblica nessuna storia, nessuna descrizione.
Almeno c’è la biografia di Bean. Il quale è nato in Austrialia, 300 chilometri a ovesti di Sydney, nei pressi del più grande e vecchio radiotelescopio del mondo.
Anche il Virginia è costruito sullo stesso concetto. L’Eumundi Sans, sempre disegnato da lui, può avere qualche ispirazione retrò.
Il Triennale italiano, disegnato da Guido Modiano, risale al 1933, in occasione della V triennale al palazzo dell’arte di Milano.
Identifont fornisce una lista di font simili al Washington. Molti sono caratterizzati da lettere strette a cui si contrappongono C, G, O e Q larghe, circolari.
Uno di questi è l’Xctasy Sans, con la A dalle gambe parallele.
Il Capitol Skyline è un’esagerazione, neanche troppo bello (lettere strettissime, tranne la E, tonda e circolare. La Q è una O puntata).

E già che dobbiamo andare fuori tema, fermiamoci anche sul Newport Land, che viene segnalato come risalente al 1932. Lo stile mi ricorda le Guidine Fluviali del Touring Club di cui ho parlato qualche giorno fa, per quanto riguarda le maiuscole, con gli angoli molto appuntiti (A, M, V, W). Le minuscole invece mi ricordano l’Hobo.
La G, che sulle guide del Touring non aveva il trattino orizzontale, qui ce l’ha.
La lettera più strana è... il numero 8. Che ha l’occhiello superiore triangolare. Piatto orizzontalmente, mentre quello inferiore sembra una goccia che sta per staccarsi.
Originariamente, il Newport era stato pubblicato dalla American Type Founders, la mitica Atf, quella a cui, all’epoca, lavorava Morris Fuller Benton (che si è occupato di Century, Franklin e molti altri font ancora in uso).

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