Aster

Tra i pochi articoli pubblicati dalla stampa online dedicati alla tipografia, c’è questo del Post dal titolo “Perché tutti i libri italiani sono in Garamond”. “Anzi, per essere più precisi in Simoncini Garamond”, spiega l’articolo.
“Una serie di libri presi a caso e fatti esaminare da un esperto ha dato il seguente risultato: in caratteri Simoncini Garamond sono i libri Bompiani, Sellerio, Bur Biblioteca Universale Rizzoli, Feltrinelli, Salani, Longanesi, Guanda, Saggiatore, Nottetempo e Iperborea”.
A cui si aggiungono i libri Einaudi, che sono in Einaudi Garamond, che non è altro che una variante del Simoncini.
L’articolo ripercorre la storia della tipografia, e nomina i caratteri più disparati. Ma in realtà non spiega di preciso perché mai tutti abbiano puntato sul Simoncini. Né, ovviamente è vero che tutti i libri sono scritti in Garamond.
Comunque il fatto è questo: mi è capitato tra le mani un libro di favole, nel quale la Q aveva una codina strana. Non come quella del Garamond, che scende quasi a 45 gradi, ma una che è quasi orizzontale.
Non l’ho vista soltanto lì. Anche altri libri l’hanno usata. Ci ho fatto caso perché inizialmente non mi piaceva granché. A me piacciono le Q con una coda trionfale, come quelle dei vecchi tempi che sottolineavano anche la u. (Tanto è vero che all’epoca veniva fuso un unico carattere Qu, visto che in italiano la Q può essere seguita solo da quella lettera. Al Qaeda è stata inventata dopo...).
Comunque la Q maiuscola è la lettera più caratteristica dell’alfabeto. In inglese non si usa molto, e la prima lettera che salta all’occhio è la W, che comunque lancia numerosi indizi per riconoscere di che font si tratta. Ma in italiano, come in latino, in un qualsiasi libro è altamente probabile che ci sia una Q maiuscola ogni poche pagine. Quando, Quindi, Qualcuno, Questa... Sono tante le parole che iniziano per Q che possono trovarsi a inizio frase.
Che c’entra la Q con Simoncini? C’entra, perché una Q come quella del mio libro di favole l’ho notata anche tra gli alfabeti disegnati da Simoncini.
Il carattere si chiama Aster, disegnato nel 1958, ed è stato digitalizzato. Su Myfonts c’è la versione della Urw, oltre a quella di Mecanorma Collection, Linotype e Adobe, Scangraphic Digital Type Collection e per finire Elsner e Flake.
Wikipedia in inglese ha una pagina dedicata al carattere. Ne esiste solo un’altra, nel linguaggio Tagalog, parlato nelle Filippine. Dio solo sa perché. In lingua italiana invece la pagina non c’è.
Dice Wiki che il carattere è stato disegnato per essere usato in libri e giornali. È largo, con grazie delicate. Ha ascendenti e discendenti corti per economia di spazio. La versione New Aster sarebbe diversa in alcune lettere, secondo l’enciclopedia online, ma da quello che si vede su Myfonts le differenze sono microscopiche (l’estremità di un tratto tagliata netta o curva).
Una particolarità è la giunzione che viene fatta tra i due tratti della N in basso a destra. Il tratto obliquo, più spesso, procede oltre il punto in cui parte il tratto verticale, sottile.
Il buon Fonts In Use ha una pagina dedicata al New Aster ma è... vuota. Nessuno ha mai segnalato un uso di questo carattere.
Per il vecchio Aster invece viene segnalato un solo uso: la memory card di una console giapponese nel 1991! In Aster compare proprio la scritta “memory card”, tutto in maiuscolo.
E il mio libro di favole? È stato pubblicato in Italia da Editrice Piccoli, nella prima metà degli anni 80.
Una curiosità: in latino (e prima ancora in greco) la parola “aster” significa “astro, stella”. Da cui deriva la parola “asterisco”, che è appunto un segno tipografico a forma di stella.

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