Bernard, Corriere della Sera
Solito file amatoriale tutto in Times New Roman, ma il titolo della prima pagina mi colpisce. Il nome dell’autore è scritto tutto in maiuscolo con un carattere interessante. È molto condensato, la O ha un bianco centrale con due lunghissimi tratti rettilinei, mentre il bordo esterno del tratto è curvo. Inutile dire che è molto neretto. Che roba è?
Rapido passaggio in What The Font, ed ecco la risposta: Bernard Mt Condensed. Uno di quei font che la gente si ritrova sul computer col pacchetto Office, e usa senza rendersi conto di quanto è insolito vederlo.
Sarebbe interessante usarlo per la testata di un giornale in stile retrò. Mi viene in mente il Corriere della Sera, dove però le grazie sono marcatamente egizie, rettangolari e molto spesse.
Immagino che il Bernard possa risalire a fine Ottocento – inizio Novecento, e non ci vado troppo vicino: 1926 secondo What The Fonts.
Il Corriere della sera è molto più vecchio, risale a cinquant’anni prima: 1876.
La testata del quotidiano milanese è pressoché la stessa fin dall’inizio: tutte lettere maiuscole, egizie (grazie molto spesse), italiche (inclinate a destra), grassette.
Dico “pressoché” perché in realtà ha subito vari aggiustamenti nel corso dei decenni. Oggi la punta della C non si restringe all’estremità, ma è larga quanto un’asta. Nell’Ottocento era molto più fina. Il bianco all’interno della A in origine era un triangolino minuscolo. Oggi ci passa molta più aria. Anche la spaziatura tra le lettere è stata aggiustata. Tra la R e la A all’inizio c’era molto più spazio, così pure tra la D e la E. (La D all’epoca era tondeggiante, ora è molto più squadrata).
E se uno volesse realizzare la stessa scritta oggi?
Inserire la testata dentro Wtf dà due risultati: Sancoale Slab Cond Black Italic e Itc Officina Serif Extra Bold Italic.
E nessuno dei due corrisponde. Il primo ha una A come quella del Courier, con la grazia orizzontale che si allunga dalla punta a sinistra. Il secondo ha le grazie della L un po’ sbilenche, mentre la A ha le grazie solo sui lati esterni, non su quelli interni. Ma soprattutto la C è diversa.
Nella testata del Corriere, la C ha il becco uncinato in alto, mentre sotto è senza grazie. Sancoale ha il becco in alto, ma senza uncino, mentre Officina ha due punte simmetriche che si affacciano l’una verso l’altra, in alto e in basso.
Molto meglio, tra i font gratuiti, il Cairo, che si scarica da Dafonts (il nome allude ai caratteri egizi, appunto). Qui la forma della C e della A corrispondono, mentre è la R a non quadrare. Finisce con un riccetto appuntito, anziché come nell’attuale testata del Corriere, dove termina piatta, verticale, fronteggiando per intero la grazia della lettera successiva.
Comunque, il Corriere ha realizzato (solo per gli addetti ai lavori) un font con le lettere della testata. Solo quelle. Chi sa smanettare lo trova sul sito, nel codice delle pagine. È in formato eot, woff, ttf, e perfino svg. Contiene solo le lettere necessarie: ACDEILORS, più due simboli, freccette bianche in una mezzaluna nera, inserite al posto della D e della G maiuscole. Icomoon è il nome, si presuppone che i non addetti ai lavori non ci sbircino dentro.
Per tornare al Bernard, ovviamente lo conoscevo già, ma non mi ero mai soffermato sulla forma delle lettere maiuscole. La lettera che aveva colpito di più la mia attenzione era la f, che è una specie di piccola I con un simpatico ciuffo al di sopra. Ispira simpatia anche il puntino sulla i: ellittico, cioè un ovale più largo che lungo, ma inclinato in senso antiorario.
Rapido passaggio in What The Font, ed ecco la risposta: Bernard Mt Condensed. Uno di quei font che la gente si ritrova sul computer col pacchetto Office, e usa senza rendersi conto di quanto è insolito vederlo.
Sarebbe interessante usarlo per la testata di un giornale in stile retrò. Mi viene in mente il Corriere della Sera, dove però le grazie sono marcatamente egizie, rettangolari e molto spesse.
Immagino che il Bernard possa risalire a fine Ottocento – inizio Novecento, e non ci vado troppo vicino: 1926 secondo What The Fonts.
Il Corriere della sera è molto più vecchio, risale a cinquant’anni prima: 1876.
La testata del quotidiano milanese è pressoché la stessa fin dall’inizio: tutte lettere maiuscole, egizie (grazie molto spesse), italiche (inclinate a destra), grassette.
Dico “pressoché” perché in realtà ha subito vari aggiustamenti nel corso dei decenni. Oggi la punta della C non si restringe all’estremità, ma è larga quanto un’asta. Nell’Ottocento era molto più fina. Il bianco all’interno della A in origine era un triangolino minuscolo. Oggi ci passa molta più aria. Anche la spaziatura tra le lettere è stata aggiustata. Tra la R e la A all’inizio c’era molto più spazio, così pure tra la D e la E. (La D all’epoca era tondeggiante, ora è molto più squadrata).
E se uno volesse realizzare la stessa scritta oggi?
Inserire la testata dentro Wtf dà due risultati: Sancoale Slab Cond Black Italic e Itc Officina Serif Extra Bold Italic.
E nessuno dei due corrisponde. Il primo ha una A come quella del Courier, con la grazia orizzontale che si allunga dalla punta a sinistra. Il secondo ha le grazie della L un po’ sbilenche, mentre la A ha le grazie solo sui lati esterni, non su quelli interni. Ma soprattutto la C è diversa.
Nella testata del Corriere, la C ha il becco uncinato in alto, mentre sotto è senza grazie. Sancoale ha il becco in alto, ma senza uncino, mentre Officina ha due punte simmetriche che si affacciano l’una verso l’altra, in alto e in basso.
Molto meglio, tra i font gratuiti, il Cairo, che si scarica da Dafonts (il nome allude ai caratteri egizi, appunto). Qui la forma della C e della A corrispondono, mentre è la R a non quadrare. Finisce con un riccetto appuntito, anziché come nell’attuale testata del Corriere, dove termina piatta, verticale, fronteggiando per intero la grazia della lettera successiva.
Comunque, il Corriere ha realizzato (solo per gli addetti ai lavori) un font con le lettere della testata. Solo quelle. Chi sa smanettare lo trova sul sito, nel codice delle pagine. È in formato eot, woff, ttf, e perfino svg. Contiene solo le lettere necessarie: ACDEILORS, più due simboli, freccette bianche in una mezzaluna nera, inserite al posto della D e della G maiuscole. Icomoon è il nome, si presuppone che i non addetti ai lavori non ci sbircino dentro.
Per tornare al Bernard, ovviamente lo conoscevo già, ma non mi ero mai soffermato sulla forma delle lettere maiuscole. La lettera che aveva colpito di più la mia attenzione era la f, che è una specie di piccola I con un simpatico ciuffo al di sopra. Ispira simpatia anche il puntino sulla i: ellittico, cioè un ovale più largo che lungo, ma inclinato in senso antiorario.
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