Conforama, Myfonts, Underware

L’angolo in basso a destra della a di Conforama mi piace proprio. Ma che font è? What The Font in automatico non trova niente. Vado a pescare nelle “unusual features” di Identifont, visto che la m è in stile Bauhaus, e sono solo 80 i font con quella caratteristica. Mi capita sotto gli occhi un Barmeno, che però ha i tratti a spessore variabile, e qualche accenno di angolo ce l’ha.
L’ordine dei risultati è pressoché alfabetico anziché per popolarità.
C’è un Bentwood che potrebbe starci, ma la a mi pare molto meno armoniosa. Come pure la r, leggermente più angolosa.
L’FF Cocon ha una a col ciuffo a punta, invece che tagliato piatto. E anche la r è appuntita.
L’Hansom Fy Bold ha una a col ciuffo che si chiude, e m e n con un accenno di angolo sulla sinistra.
Il Kiro ha un ciuffo sulla a più tondeggiante. Il Pero molto di più.
La f di Conforama scende al di sotto della linea di base, ma quella caratteristica non necessariamente fa parte del font, può essere un’aggiunta in fase di realizzazione del marchio.
Cerco col motore di ricerca “Conforama font”, per vedere se qualcuno ha già risposto alla domanda. Niente da fare.
Faccio la ricerca nel forum di What The Font (che poi era il primo posto dove bisognava cercare).
E viene fuori che la domanda è stata posta 597 settimane fa, e che la risposta è stata che non si tratta di un font. Però, per qualche strano motivo, il sito non fa accedere alla discussione che c’è stata. “Error looking up original poster information”.

Già che ci sto, faccio la ricerca nel forum del logo di MyFonts. Che non c’entra niente, ma mi sono improvvisamente stupito di non averci mai pensato prima. E viene fuori che la scritta MyFonts... non è un font, ma è stata disegnata appositamente da Underware.
E sulla pagina di Underware c’è tutta la spiegazione di come ci hanno lavorato sopra. “Sviluppare un logo per un’organizzazione che si occupa di font è un compito estremamente scoraggiante”, scrivono (“daunting”). Inizialmente avevano pensato di usare font esistenti, mescolandoli tra di loro, “variandone posizionamento e peso … per dare un senso di diversità tipografica”. Poi però hanno scelto di puntare su qualcosa che suggerisse “creatività, individualità, e produttività fai-da-te”.
Underware è una fonderia fondata nel 1999, basata a Den Haag, Amsterdam e Helsinki. I membri del collettivo “Non soltanto disegnano caratteri, vivono i caratteri, educano sui caratteri, pubblicano sui caratteri, parlano di caratteri, e vogliono che gli altri parlino di caratteri”.
In questo momento hanno un’assurdissima home page in ascii-art dinamica, con testi scorrevoli in ZeitungMonoPro-Regular.
E la cosa interessante è che c’è un’interruttore col quale si “spegne” l’ascii e si torna alla versione normale, col disegno dei visi dei fondatori, e qualche dimostrazione del loro ultimo carattere: Zeitung (in 8 pesi diversi).
Da notare che mentre gli stili normali costano 40 euro, per uso desktop o web, il Zeitung Flex costa... 700 euro!
E che è, d’oro? No, ma permette di impostare la variazione di peso, assottigliando lo spessore gradualmente dall’inizio alla fine di un testo non importa di che lunghezza, o di inspessire i tratti dall'inizio alla fine, o assottigliando nella prima metà e inspessendo nella seconda, o viceversa.
Per usare le impostazioni è necessario InDesign o Illustrator.
Questa è una cosa che non avevo mai visto prima.

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