F minuscola con discendente su Google Fonts
La f minuscola è famosa per avere un tratto ascendente e uno discendente... ma solo quando è corsiva. Nelle lettere stampatelle ha solo il tratto ascendente, fermandosi poi sulla linea di base. A meno che non sia italica, cioè stampatello corsivo, e allora recupera anche il suo tratto discendente.Ma qualche volta anche in stampatello la f scende al di sotto della linea di base. O no?
Vado a curiosare su Google Fonts.
Il primo alfabeto che trovo ad avere un tratto discendente nella f è il Lobster. Che però non conta, trattandosi di un corsivo.
Disattivo il pulsante “handwriting” e restano 718 font. (Tra cui il Lobster, che non è classificato come manoscritto).
Quando comincio a pensare che non troverò niente ecco che arrivo all’Economica, di Vicente Lamònaca. “Il primo carattere digitale creato a Montevideo, Uruguay, ad essere distribuito internazionalmente”, dice la didascalia. “Non è un tipico senza-grazie neutrale”. È caratterizzato da forme aperte e curve appiattite, nonché dal fatto di essere molto condensato.
L’anello inferiore della g è molto aperto. La Q ha una coda molto spigolosa.
Continuo a scorrere la lista dei font e arrivo all’Amaranth, di Gesine Todt (una donna). Qui la f è serpeggiante, nel senso che l’asta scende giù verticale, ma in basso svolta a sinistra. Basta questo, e la forma della a, ad un livello solo, per rendersi conto di cosa si tratta: “a friendly upright italic”, cioè un italico... dritto. Perché esiste anche questo, al mondo: prendere le forme dei caratteri italici ma disegnare delle lettere che non siano inclinate verso destra. Anche questo è un senza grazie, e questo implica che ci mancano alcune caratteristiche interessanti dell’italico, come le codine di m e n. Lettere caratteristiche, la G maiuscola, con lo sperone discendente, curvato indietro come fosse una virgola, e la Q maiuscola, aperta, come fosse un due molto deformato.
Più in basso c’è il Sarala, di Andres Torresi. Altro senza grazie, disegnato per il Devanagari (l’alfabeto indiano). Basato sul carattere latino Telex, che pure si trova su Google Fonts. Niente di particolarmente strano, se non le J maiuscole e minuscole che hanno una specie di gomito. (Anche questo è un senza grazie).
Poi c’è il Rambla, di Martin Sommaruga. Sans, adatto a testi in piccole dimensioni. La l minuscola è curva in basso, e anche la a minuscola ha una codina sulla destra (come nei cartelli stradali.
Un altro corsivo upright è il Convergence, autori vari.
Si, vabbè, ma tra quelli con grazie? Il primo che trovo è l’Artifika, firmato Cireal. Un carattere simpatico, pieno di soluzioni originali. Uso consigliato: “fashionable display titling”. Caratteristica: “eleganza calligrafica”, secondo la didascalia.
Più avanti si trova il Gabriela, dove la parola d’ordine è “curls”, ricci. Le estremità di parecchie lettere sono arricciate. Disponibile con tutte le lettere dell’alfabeto russo.
Molto interessante è il Federo, firmato Cyreal, ispirato al Feder Grotesk di Jakob Erbar. Nome famoso, la data del disegno originale è 1909. L’effetto retrò è assicurato. Qui la f non si arriccia, ma termina in verticale. È un senza grazie, ma contrastato, come non se ne vedono spesso (significa che alcuni tratti sono spessi, verticali e alcuni obliqui, mentre altri sono molto sottili, orizzontali e altri obliqui).
Più giù ci trovo vari script, il lo Swanki di FontDiner, graziato bold sbilenco a grazie triangolari, o l’Unifraktur Maguntia, medievale con giusto un accenno di discendente nella f.
E tanti, tanti altri. Più di quelli che immaginavo. Ma li avrà mai usati qualcuno?
Vado a curiosare su Google Fonts.
Il primo alfabeto che trovo ad avere un tratto discendente nella f è il Lobster. Che però non conta, trattandosi di un corsivo.
Disattivo il pulsante “handwriting” e restano 718 font. (Tra cui il Lobster, che non è classificato come manoscritto).
Quando comincio a pensare che non troverò niente ecco che arrivo all’Economica, di Vicente Lamònaca. “Il primo carattere digitale creato a Montevideo, Uruguay, ad essere distribuito internazionalmente”, dice la didascalia. “Non è un tipico senza-grazie neutrale”. È caratterizzato da forme aperte e curve appiattite, nonché dal fatto di essere molto condensato.
L’anello inferiore della g è molto aperto. La Q ha una coda molto spigolosa.
Continuo a scorrere la lista dei font e arrivo all’Amaranth, di Gesine Todt (una donna). Qui la f è serpeggiante, nel senso che l’asta scende giù verticale, ma in basso svolta a sinistra. Basta questo, e la forma della a, ad un livello solo, per rendersi conto di cosa si tratta: “a friendly upright italic”, cioè un italico... dritto. Perché esiste anche questo, al mondo: prendere le forme dei caratteri italici ma disegnare delle lettere che non siano inclinate verso destra. Anche questo è un senza grazie, e questo implica che ci mancano alcune caratteristiche interessanti dell’italico, come le codine di m e n. Lettere caratteristiche, la G maiuscola, con lo sperone discendente, curvato indietro come fosse una virgola, e la Q maiuscola, aperta, come fosse un due molto deformato.
Più in basso c’è il Sarala, di Andres Torresi. Altro senza grazie, disegnato per il Devanagari (l’alfabeto indiano). Basato sul carattere latino Telex, che pure si trova su Google Fonts. Niente di particolarmente strano, se non le J maiuscole e minuscole che hanno una specie di gomito. (Anche questo è un senza grazie).
Poi c’è il Rambla, di Martin Sommaruga. Sans, adatto a testi in piccole dimensioni. La l minuscola è curva in basso, e anche la a minuscola ha una codina sulla destra (come nei cartelli stradali.
Un altro corsivo upright è il Convergence, autori vari.
Si, vabbè, ma tra quelli con grazie? Il primo che trovo è l’Artifika, firmato Cireal. Un carattere simpatico, pieno di soluzioni originali. Uso consigliato: “fashionable display titling”. Caratteristica: “eleganza calligrafica”, secondo la didascalia.
Più avanti si trova il Gabriela, dove la parola d’ordine è “curls”, ricci. Le estremità di parecchie lettere sono arricciate. Disponibile con tutte le lettere dell’alfabeto russo.
Molto interessante è il Federo, firmato Cyreal, ispirato al Feder Grotesk di Jakob Erbar. Nome famoso, la data del disegno originale è 1909. L’effetto retrò è assicurato. Qui la f non si arriccia, ma termina in verticale. È un senza grazie, ma contrastato, come non se ne vedono spesso (significa che alcuni tratti sono spessi, verticali e alcuni obliqui, mentre altri sono molto sottili, orizzontali e altri obliqui).
Più giù ci trovo vari script, il lo Swanki di FontDiner, graziato bold sbilenco a grazie triangolari, o l’Unifraktur Maguntia, medievale con giusto un accenno di discendente nella f.
E tanti, tanti altri. Più di quelli che immaginavo. Ma li avrà mai usati qualcuno?
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