Galfra

L’altro giorno ho scritto che il Nomina di De Macchi ha sostituito nel 2001 il Galfra di Mandel che veniva usato dal 1977. Ma com’è questo Galfra di Mandel? Faccio una ricerca su Myfonts, e la risposta è: “I’ve got nothing”. Allora passo su Identifont, che ha un database più ampio. “Do you mean Regalo?” No.
Insomma, come per De Macchi, che è sconosciutissimo (Nomina: “Do you mean Romina?”), anche questo Mandel non ha lasciato nessuna traccia al mondo.
Identifont conosce una Meredith Mandel, di cui però non conoscono neanche la biografia.
Per fortuna c’è Luc Devroye che è veramente un’enciclopedia, e per lo meno ci dice che il nome del disegnatore è Ladislas. Il buon Devroye ha un’intera pagina di link ai font della categoria “phone”, con varie menzioni del Galfra, e del Nomina, a proposito degli elenchi telefonici.
Il Galfra è collegato alla Us Seat, ed English Seat, oltre che a quella italiana e belga.
Myfonts ha una scheda con la biografia di Mandel, anche se non ci sono suoi font. Dice che si è specializzato nei caratteri personalizzati per gli elenchi telefonici, e in quel settore è un indiscusso punto di riferimento. Ha portato avanti ricerche sulla leggibilità, e ha insegnato in un’università parigina, tra l’altro, insegnando ai giovani designers.
La sua prima attività risale al 1954, per il Deberny &Peignot studio, dove ha conosciuto Adrian Frutiger. Dalla fine degli anni 70 è freelance.
Il blog The Duchess fa riferimento ad un testo di Mandel a proposito del rapporto tra font e lingua in cui è scritto il testo.

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