Stranieri

Al mondo esistono vari alfabeti, foneti e sillabici, di forme diverse e spesso esotiche. Un gioco interessante è ridisegnare l’alfabeto romano in maniera tale da somigliare ad uno di questi alfabeti. C’è un’intera sezione su Dafont dedicata agli esperimenti di questo tipo. Che spesso compaiono nella pubblicità o nei loghi di aziende straniere, ad esempio ristoranti orientali o compagnie aeree arabe.
Ai primi posti della classifica ci sono ovviamente Cina e Giappone, col font Ninja Strike, arrotondato; col Gang of Tree, con le lettere squadrate come fossero ideogrammi. Più giù ci sono il Karate e lo Shangai.
Segue poi il Samarkan, dove tutte le lettere sono sovrastate da una linea orizzontale che si congiunge con la precedente e la successiva, come nell’alfabeto indiano Devanagari.
Più giù troviamo El Rio Lobo, decorato alla messicana (adatto ai bigliettini che annunciano qualche festa), e l’Alhambra, che invece riproduce un’atmosfera arabeggiante.
Le rievocazioni dei caratteri degli antichi romani ovviamente non sono affascinanti, visto che sono pressoché uguali alle maiuscole normalmente in uso. Più suggestivo può essere un alfabeto romano creato riutilizzando le forme delle lettere greche (con scelte come quella di utilizzare il P-greco al posto della N, come nell’Ancient Geek). In alternativa, si possono semplicemente disegnare le lettere romane all’interno di una forma triangolare e spigolosa, come nel Diogenes, per creare comunque un’atmosfera greca.
Typingrad e Kremlin invece si ispirano alle maiuscole dell’alfabeto russo, anche qui con scelte discutibili, tipo quella di utilizzare la R rovesciata, che corrisponde al suono ya, al posto di una normale R.
Il sito divide i caratteri “stranieri” in sei categorie: cinese-giapponese, arabo, messicano, romano-greco, russo e varie.
L’ultima è particolarmente interessante, perché ci rientrano tutti i caratteri di ispirazione indiana, più o meno leggibili, quelli ispirati all’Indonesia, a Java, alla Tailandia, alla Corea...
E a Israele. Della Top 20 fa parte il carattere Jerusalem, ispirato alle lettere dell’alfabeto ebraico, con una M fatta a forma di sin rovesciata. Più avanti ci sono il Sefer Ah, il Ds Sholom e il Kanisah che elaborano lo stesso tema, con meno successo.
Mentre il Samarkan totalizza oltre 500 download giornalieri, i meno scaricati stanno a quota 0, o comunque sotto i dieci.
Alcuni font sono impossibili o difficili da collocare. Non suscitano immediatamente l’atmosfera di un paese ben preciso o neanche di un’area geografica. E mancano di note esplicative, quindi non si sa che cosa voleva ottenere di preciso l’autore.
Il tentativo più bislacco secondo me è il Fake Hieroglyphs, ovvero un tentativo, un po’ grezzo, di realizzare lettere dell’alfabeto adattando le forme dei geroglifici egiziani. Un tentativo molto rudimentale, che chissà come riesce a totalizzare 4 download giornalieri.
Per tornare alla lista principale, mi colpiscono il Ming Imperial, fatto praticamente di ideogrammi cinesi, illeggibile se uno non viene avvisato che deve ricondurli alle lettere romane che hanno una forma simile, e l’Aceh Durusalam, realizzato con le forme delle vere lettere dell’alfabeto arabo, ma rovesciate e adattate a sostituire le lettere romane. Anche in questo caso l’interpretazione non è poi così immediata.
Nella lista rientra anche qualche runa, anche se c’è una categoria apposita.
Concludo con due font strani. Uno è il Cactus Sandwich, dove le lettere sono realizzate con... i cactus. Rientra ovviamente nella categoria Messico. E il Chentenario, le cui lettere mi ricordano le miniature di un manoscritto celtico, ma visto che è catalogato nella categoria Messico immagino sia ispirato alla cultura degli antichi Maia.
L’autore, Mauricio Deer, scrive infatti di averlo disegnato in occasione del bicentenario dell’indipendenza del Messico, nel 2011.

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