Ancora sulla C a catena

Stavo cercando quali antenati potrebbe avere il Bebas Neue. Provo a descrivere la lettera C a Identifont, fissando come anno il 1970. Quello che cerco è una C coi terminali orizzontali, che si fronteggiano.
Il primo risultato che mi dà è il Compacta, di Fred Lambert, 1963, copyright Esselte-Letraset, oggi pubblicato sia da Elsner+Flake che da Monotype.
Lo spazio bianco all’interno della lettera è praticamente rettilineo. Il carattere è molto stretto e grassetto.
Qualcosa di più leggero è l’Ef Din 1451 Eng Neu. C’è molto più bianco nelle lettere, si respira un po’ di più. Ma il nome è abbastanza assurdo: chi l’ha inventato? Comunque il sito non segnala un disegnatore o l’anno, solo l’editore: Elsner+Flake (come dice il nome).
Più avanti c’è l’Empire di Fuller Benton, 1937, strettissimo e dai tratti sottilissimi. Appesantisce parecchio la lettura.
Anche l’Eurostile della Nebiolo rientra nella categoria, ma qui le lettere le conosciamo, sono quasi quadrate, ma con gli angoli arrotondati.
Più giù c’è il Folio, ma non mi interessa: sto cercando una C che abbia la schiena dritta, diciamo, ovvero un tratto rettilineo, mentre nel Folio è perfettamente circolare. Quasi come nell’Helvetica (dove è un po’ più stretta). Anche l’Helvetica Condensed mantiene una leggera curvatura a sinistra.
Ma possibile che la Nebiolo non avesse niente?
Vado a vedere la pagina della fonderia. All’inizio l’occhio mi cade sul gala, un revival del Neon, disegnato da G. Da Milano e pubblicato nel 1935. La C è rettangolare, col tratto rettilineo, ma i tratti sono molto sottili, e le forme sono strane. Tipo la A e la F hanno la parte superiore tonda, mentre la P ha l’occhiello quadrato, ma con gli angoli arrotondati. Solo lettere maiuscole.
Ma poi trovo quello che cercavo. Il Press Gothic, che è un revival del Metropol, disegnato da Novarese, pubblicato dalla Nebiolo nel 1967. C stretta, rettangolare, tratti rettilinei da tutte la parti, ma angoli smussati. Molto grassetto.
A prima vista pare uguale al Compacta. Provo a metterlo nell’apposito strumento di Identifont per confrontare i caratteri e quello mi restituisce due differenze: lo sperone della G maiuscola (che c’è nel Compacta ma manca nel Press Gothic) e la coda della Q (che nel Press Gothic è un trattino verticale, mentre nel Compacta è più lunga e obliqua).
Ovviamente lo strumento è impreciso, gli sfuggono altre differenze notevoli. La j minuscola: nel Press è rettilinea, nell’altro è curva in basso. La J maiuscola: nel Press fa una curvetta in basso, mentre nel Compacta gira di 180 gradi e termina in verticale. Noto anche la t minuscola, che nel Compacta ha la stessa altezza della l mentre nell’altro è una via di mezzo tra la l e la x. 
Ovviamente Press Gothic è il nome del revival. Novarese il suo l’aveva chiamato Metropol, ma a quanto pare nessuno ne ha realizzato una versione digitale con quel nome.
Wikipedia lo conosce, perché lo nomina nella pagina di disambiguazione, ma non ha nessuna voce in proposito.
Secondo l’immancabile Luc Devroye, il font nasce come risposta all’Impact di Geoffrey Lee, che è del 1965, e che è ancora diffuso (grazie sia ad Apple che a Microsoft).
(Devo avere sbagliato qualcosa nella mia descrizione del carattere: questi sarebbero dovuti uscire tra i risultati di Identifont).
Ma prima dell’Impact, c’era qualcosa in questo settore?
Intanto provo a fare una ricerca sul Metropol, almeno per vedere qualche specimen. Ma non trovo niente, in vista.
Chiedo a Fonts In Use, ma mi dà soltanto quattro risultati di Press Gothic.
Uno è un’emulazione delle copertine dei dischi jazz degli anni 60, creato da un fan della serie tv Homeland.
C’entra qualcosa col Bebas? No. Il Bebas, ha i tratti molto più sottili, ed è anche più largo. E non ha le minuscole.

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