Vecchio font Repubblica
Visto che Repubblica ha lanciato il suo nuovo font Eugenio (oggi è uscito il primo numero con la nuova grafica) ho fatto qualche ricerca su internet per sapere quale si usava finora. E mi sono imbattuto negli articoli riguardanti il restyling che c’era stato solo pochi anni fa, nel 2014, quando il direttore era ancora Ezio Mauro.
Il blog Horace dava addio al vecchio Times New Roman, ripercorrendone la storia. Mi insospettisco. Possibile che il quotidiano usava il Times?Cerco qualche foto di vecchie pagine del giornale, ed effettivamente i titoli sembrano scritti in Times. “Il Times è stato abbandonato anche nei testi, a favore dell’Egyptian”, scriveva all’epoca il blogger. Ma qui c’era da discutere. Perché, se è vero che alcuni articoli di prima pagina erano scritti in Times, tutti gli altri erano scritte con un font diverso. La C aveva becco sopra e sotto (il Times ce l’ha solo sopra), la R aveva la gamba serpeggiante (nel Times è dritta).
Che font era?
Provo a dare una descrizione a Identifont senza approdare a niente, alla fine scelgo la soluzione più semplice: prendo da internet la foto di un articolo risalente al 2000, scelgo una parola con qualche lettera caratteristica (“Cesare”) e la invio a What The Font. Che mi da vari risultati, tutti palesemente sbagliati tranne uno: Utopia.
Adobe, disegnato da Robert Slimbach nel 1989, su Myfonts dal 2007. C simmetrica, R serpeggiante. Sembra proprio quello che cerco.
Costo 29 euro a font (pacchetto completo da 25 font 529 euro scontato, anziché 725).
Faccio una ricerca rapida per vedere se qualcuno ha mai parlato di Repubblica e Utopia nello stesso articolo. Ovviamente c’è qualcosa, ma non nell’ambito che ci interessa (si parla di Platone...)
Ricapitolando (e sono il solo che lo fa, sembra):
- all’inizio degli anni 2000 Repubblica utilizzava il Times per i titoli e per alcuni editoriali della prima pagina, e l’Utopia per i normali articoli di cronaca;
- nel 2014 si è passati al Cheltenam per i titoli e Egyptian per i testi;
- ora si passerà ai vari caratteri Eugenio appositamente disegnati (Serif per i titoli, Text per gli articoli, Sans per i titoli di alcune sezioni).
A proposito della testata (che resta quella di sempre), ho trovato un sito (fontmeme.com) che scrive che si tratta di un Plantin Condensed Bold. Io avevo scritto altrove che era forse un Aldine 721. Chi ha ragione? In linea di massima entrambi. Sia Plantin che Aldine si basano su disegni di Frank Hinman Pierpont, 1914. Il primo è di Adobe e Monotype, il secondo di Bitstream. Le differenze tra i due sono secondarie.
A complicare le cose, come sempre, ci sono le differenze tra regolare e grassetto. Nel senso che se uno prende la versione regular del Plantin, trova che la R finisce affusolata. Nulla a che vedere con la testata di Repubblica, dove invece la gamba è massiccia e termina appoggiandosi saldamente al suolo. Ma in quest’ultimo caso si tratta appunto della versione Condensed Bold, dove la soluzione messa in atto è diversa rispetto alla versione Roman. Ho già fatto questo discorso a proposito dell’asterisco nel Times (sei punte in regular, cinque in grassetto), e delle grazie (la l con la grazia superiore obliqua in regular, orizzontale in grassetto).
Ora, guardando un vecchio titolo di Repubblica, mi è caduto lo sguardo sul trattino centrale della E maiuscola (la “cravatta”). Nel Times è lungo quasi quanto gli altri due, no? Sì, se è regular. Ma quando lo si passa in grassetto, il trattino centrale è molto più corto degli altri due.
A creare l’equivoco è la normale disposizione dei pulsanti sui programmi di videoscrittura: compare il nome del font, e le tre versioni, grassetto-corsivo-sottolineato. Così, nell’uso comune, si considera il nome Times riferito ad un unico font. E la gran parte della gente pensa che passare in grassetto significa aumentare lo spessore delle aste, mentre mettere in corsivo vuol dire inclinare le lettere verso destra. In realtà si tratta di vari font diversi. C’è la versione regular, la versione italic, la versione bold, e la versione italic bold. Alle origini della tipografia le serie avevano nomi diversi, e non erano fatte per essere mischiate tra di loro. Manuzio pubblicava alcuni libri solo in corsivo, altri solo in tondo. In seguito, per venire incontro alle esigenze derivanti dall’uso, si sono armonizzati caratteri diversi per essere usati nello stesso testo, ad esempio per mettere in evidenza alcune parole. Fino ad arrivare al nuovo carattere di Repubblica, dove lo stesso nome è stato dato sia al Sans che al Serif, che hanno ben poco a che vedere uno con l’altro. In un programma di videoscrittura hanno nomi diversi (sarebbero considerati font diversi, secondo la definizione comune), ma sono stati presentati comunque come “il nuovo carattere” di Repubblica. Al singolare.
Il blog Horace dava addio al vecchio Times New Roman, ripercorrendone la storia. Mi insospettisco. Possibile che il quotidiano usava il Times?Cerco qualche foto di vecchie pagine del giornale, ed effettivamente i titoli sembrano scritti in Times. “Il Times è stato abbandonato anche nei testi, a favore dell’Egyptian”, scriveva all’epoca il blogger. Ma qui c’era da discutere. Perché, se è vero che alcuni articoli di prima pagina erano scritti in Times, tutti gli altri erano scritte con un font diverso. La C aveva becco sopra e sotto (il Times ce l’ha solo sopra), la R aveva la gamba serpeggiante (nel Times è dritta).
Che font era?
Provo a dare una descrizione a Identifont senza approdare a niente, alla fine scelgo la soluzione più semplice: prendo da internet la foto di un articolo risalente al 2000, scelgo una parola con qualche lettera caratteristica (“Cesare”) e la invio a What The Font. Che mi da vari risultati, tutti palesemente sbagliati tranne uno: Utopia.
Adobe, disegnato da Robert Slimbach nel 1989, su Myfonts dal 2007. C simmetrica, R serpeggiante. Sembra proprio quello che cerco.
Costo 29 euro a font (pacchetto completo da 25 font 529 euro scontato, anziché 725).
Faccio una ricerca rapida per vedere se qualcuno ha mai parlato di Repubblica e Utopia nello stesso articolo. Ovviamente c’è qualcosa, ma non nell’ambito che ci interessa (si parla di Platone...)
Ricapitolando (e sono il solo che lo fa, sembra):
- all’inizio degli anni 2000 Repubblica utilizzava il Times per i titoli e per alcuni editoriali della prima pagina, e l’Utopia per i normali articoli di cronaca;
- nel 2014 si è passati al Cheltenam per i titoli e Egyptian per i testi;
- ora si passerà ai vari caratteri Eugenio appositamente disegnati (Serif per i titoli, Text per gli articoli, Sans per i titoli di alcune sezioni).
A proposito della testata (che resta quella di sempre), ho trovato un sito (fontmeme.com) che scrive che si tratta di un Plantin Condensed Bold. Io avevo scritto altrove che era forse un Aldine 721. Chi ha ragione? In linea di massima entrambi. Sia Plantin che Aldine si basano su disegni di Frank Hinman Pierpont, 1914. Il primo è di Adobe e Monotype, il secondo di Bitstream. Le differenze tra i due sono secondarie.
A complicare le cose, come sempre, ci sono le differenze tra regolare e grassetto. Nel senso che se uno prende la versione regular del Plantin, trova che la R finisce affusolata. Nulla a che vedere con la testata di Repubblica, dove invece la gamba è massiccia e termina appoggiandosi saldamente al suolo. Ma in quest’ultimo caso si tratta appunto della versione Condensed Bold, dove la soluzione messa in atto è diversa rispetto alla versione Roman. Ho già fatto questo discorso a proposito dell’asterisco nel Times (sei punte in regular, cinque in grassetto), e delle grazie (la l con la grazia superiore obliqua in regular, orizzontale in grassetto).
Ora, guardando un vecchio titolo di Repubblica, mi è caduto lo sguardo sul trattino centrale della E maiuscola (la “cravatta”). Nel Times è lungo quasi quanto gli altri due, no? Sì, se è regular. Ma quando lo si passa in grassetto, il trattino centrale è molto più corto degli altri due.
A creare l’equivoco è la normale disposizione dei pulsanti sui programmi di videoscrittura: compare il nome del font, e le tre versioni, grassetto-corsivo-sottolineato. Così, nell’uso comune, si considera il nome Times riferito ad un unico font. E la gran parte della gente pensa che passare in grassetto significa aumentare lo spessore delle aste, mentre mettere in corsivo vuol dire inclinare le lettere verso destra. In realtà si tratta di vari font diversi. C’è la versione regular, la versione italic, la versione bold, e la versione italic bold. Alle origini della tipografia le serie avevano nomi diversi, e non erano fatte per essere mischiate tra di loro. Manuzio pubblicava alcuni libri solo in corsivo, altri solo in tondo. In seguito, per venire incontro alle esigenze derivanti dall’uso, si sono armonizzati caratteri diversi per essere usati nello stesso testo, ad esempio per mettere in evidenza alcune parole. Fino ad arrivare al nuovo carattere di Repubblica, dove lo stesso nome è stato dato sia al Sans che al Serif, che hanno ben poco a che vedere uno con l’altro. In un programma di videoscrittura hanno nomi diversi (sarebbero considerati font diversi, secondo la definizione comune), ma sono stati presentati comunque come “il nuovo carattere” di Repubblica. Al singolare.
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