Calvert
Per i titoli di Motherboard (sito tecnologico che fa parte di Vice.com) viene usato uno slab che si chiama Calvert. Calvert Mt, per la precisione, dove la sigla già fa capire chi è che lo produce, la Monotype, uno dei marchi dominanti nel mondo della tipografia. Su Myfonts il Calvert è disponibile in 9 versioni.
Le parole scelte per la galleria di specimen sono: Coconino County, Duke University, Junior World Championship.
Il nome deriva dalla disegnatrice, Margaret Calvert. La data è il 1980.
Della Calvert il sito dice solo che è nata in Sudafrica nel 1936 e che ha lavorato con Jock Kinneir per ridisegnare i segnali stradali inglesi negli anni 50.
La sua foto è stata pubblicata nel libro di Simon Garfield (uscito in Italia l’anno scorso col titolo Sei Proprio Il Mio Typo) l’ha intervistata per scrivere il decimo capitolo, dedicato alla segnaletica.
La Calvert frequentava la Chelsea School of Art, dove insegnava Jock Kinneir, che la notò e la chiamò a collaborare. Disegnò i cartelli stradali, come quello dei lavori in corso, o dei bambini che attraversano la strada, e collaborò a realizzare l’alfabeto Transit. Che poi, in una variante, è quello che si usa anche sugli attuali cartelli stradali in Italia.
La Calvert è particolarmente affezionata al cartello dei bambini che attraversano la strada. Per il quale si era ispirata a sé stessa che andava a scuola col fratello. A differenza del cartello italiano, dove la bambina è più piccola del fratello, nell’omologo inglese la bambina è più grande, e tiene il fratellino per mano.
Racconta l’Indipendent che nel passaggio dal pittogramma originale alle immagini computerizzate il disegno si era degradato, anche perché l’operazione era stata effettuata manualmente varie volte, tra la nascita del cartello negli anni 60 e l’anno scorso.
Così è stato deciso di fare qualche miglioramento: la testa della bambina era diventata totalmente tonda in alcune versioni e in punta al braccio non si vedeva nessuna mano. Adesso la mano c’è, e la bambina ha un’acconciatura più femminile. Sul sito dell’Indipendent c’è la versione dopo il restyling, mentre su Flashbak c’è la foto del cartello come si era ridotto.
E c’è anche la foto del cartello precedente agli anni 60: un rettangolo bianco con i disegni neri, in cui si riconoscevano il cappellino del ragazzo, i libri che aveva in mano, la forma dei calzoncini corti, la cartella a tracolla della ragazza, e perfino il segno del marciapiede da cui stavano scendendo.
Un disegno “abbastanza arcaico”, ha detto la Calvert, “quasi come una illustrazione di Enid Blyton.”
Un altra curiosità riguarda il cartello dei lavori in corso. A differenza di quello italiano, in cui è evidente che l’operaio sta scavando in un mucchio di terra, in quello inglese la forma è più ambigua. Tanto che nell’immaginario popolare l’uomo sembra armeggiare con l’apertura di un ombrello in una giornata di vento.
Su Myfonts il nome della Calvert compare in tre font: il Transport, e due Calvert: quello della Monotype e quello della Adobe.
Sul sito del Guardian è possibile vedere una foto della Calvert insieme a Kinneir all’inizio degli anni 70.
Qualcuno ha mai scritto articoli su chi ha lavorato ai cartelli stradali italiani? Non mi pare. (C’è qualcosa su chi ha lavorato alla segnaletica di alcune stazioni, invece).
Un altro slab che mi è capitato di vedere di recente è il Zilla Slab, sul sito di Mozilla. Si tratta di un font gratuito, accessibile tramite il sito di Google. Non è quindi recensito da Identifont, per cui non si può avere una lista delle differenze col Calvert.
Al volo, noto la forma della s: mentre nel Calvert c’è una grazia slab su ogni estremità che dà verso l’esterno, nello Zilla le grazie sono meno appariscenti, e danno verso l’interno.
Volendo fare riferimenti a becchi e uncini, nel Calvert la grazia sarebbe l’uncino, mentre nello Zilla il becco.
Le parole scelte per la galleria di specimen sono: Coconino County, Duke University, Junior World Championship.
Il nome deriva dalla disegnatrice, Margaret Calvert. La data è il 1980.
Della Calvert il sito dice solo che è nata in Sudafrica nel 1936 e che ha lavorato con Jock Kinneir per ridisegnare i segnali stradali inglesi negli anni 50.
La sua foto è stata pubblicata nel libro di Simon Garfield (uscito in Italia l’anno scorso col titolo Sei Proprio Il Mio Typo) l’ha intervistata per scrivere il decimo capitolo, dedicato alla segnaletica.
La Calvert frequentava la Chelsea School of Art, dove insegnava Jock Kinneir, che la notò e la chiamò a collaborare. Disegnò i cartelli stradali, come quello dei lavori in corso, o dei bambini che attraversano la strada, e collaborò a realizzare l’alfabeto Transit. Che poi, in una variante, è quello che si usa anche sugli attuali cartelli stradali in Italia.
La Calvert è particolarmente affezionata al cartello dei bambini che attraversano la strada. Per il quale si era ispirata a sé stessa che andava a scuola col fratello. A differenza del cartello italiano, dove la bambina è più piccola del fratello, nell’omologo inglese la bambina è più grande, e tiene il fratellino per mano.
Racconta l’Indipendent che nel passaggio dal pittogramma originale alle immagini computerizzate il disegno si era degradato, anche perché l’operazione era stata effettuata manualmente varie volte, tra la nascita del cartello negli anni 60 e l’anno scorso.
Così è stato deciso di fare qualche miglioramento: la testa della bambina era diventata totalmente tonda in alcune versioni e in punta al braccio non si vedeva nessuna mano. Adesso la mano c’è, e la bambina ha un’acconciatura più femminile. Sul sito dell’Indipendent c’è la versione dopo il restyling, mentre su Flashbak c’è la foto del cartello come si era ridotto.
E c’è anche la foto del cartello precedente agli anni 60: un rettangolo bianco con i disegni neri, in cui si riconoscevano il cappellino del ragazzo, i libri che aveva in mano, la forma dei calzoncini corti, la cartella a tracolla della ragazza, e perfino il segno del marciapiede da cui stavano scendendo.
Un disegno “abbastanza arcaico”, ha detto la Calvert, “quasi come una illustrazione di Enid Blyton.”
Un altra curiosità riguarda il cartello dei lavori in corso. A differenza di quello italiano, in cui è evidente che l’operaio sta scavando in un mucchio di terra, in quello inglese la forma è più ambigua. Tanto che nell’immaginario popolare l’uomo sembra armeggiare con l’apertura di un ombrello in una giornata di vento.
Su Myfonts il nome della Calvert compare in tre font: il Transport, e due Calvert: quello della Monotype e quello della Adobe.
Sul sito del Guardian è possibile vedere una foto della Calvert insieme a Kinneir all’inizio degli anni 70.
Qualcuno ha mai scritto articoli su chi ha lavorato ai cartelli stradali italiani? Non mi pare. (C’è qualcosa su chi ha lavorato alla segnaletica di alcune stazioni, invece).
Un altro slab che mi è capitato di vedere di recente è il Zilla Slab, sul sito di Mozilla. Si tratta di un font gratuito, accessibile tramite il sito di Google. Non è quindi recensito da Identifont, per cui non si può avere una lista delle differenze col Calvert.
Al volo, noto la forma della s: mentre nel Calvert c’è una grazia slab su ogni estremità che dà verso l’esterno, nello Zilla le grazie sono meno appariscenti, e danno verso l’interno.
Volendo fare riferimenti a becchi e uncini, nel Calvert la grazia sarebbe l’uncino, mentre nello Zilla il becco.
Commenti
Posta un commento