Swashes

Anni fa c’era una collana di Mursia per la narrativa scolastica che era caratterizzata da copertina bianca e gialla, etichetta “invito alla lettura”, e titolo in nero. Su internet non se ne trova quasi traccia, le copertine che sono state fotografate sono ben poche.


Una caratteristica del font usato per il titolo era che spesso c’era un tratto che partiva in alto a sinistra e si arricciava su sé stesso in senso antiorario.
Qualcosa di simile a quello che si può vedere nel Lucida Calligraphy, o nei Chancery di Zapf e della Apple. Ma in questi casi, come dice il nome, si tratta di corsivi. Sui libri della Mursia invece le lettere erano romane regolari (ad aste verticali).
Girando tra i font di questo tipo su internet il riccio caratteristico sulle maiuscole è pressoché inesistente. E difficile da trovare, se uno non sa dove cercare.
La parola chiave è “swashes”. Che non sta sui vocabolari ma che potremmo tradurre in italiano come “svolazzi”.
L’idea di base è che ad un font completo fatto di lettere normali si affianchino delle “varianti”, selezionate di volta in volta per abbellire il testo.
Nel caso della Mursia si trattava di un Bookman, vicino al disegno che ne fece Griffith negli anni 30, e che oggi viene venduto in digitale dalla Bitstream. Ne esiste anche un’interpretazione successiva, fatta da Benguiat negli anni 70, venduta dalla Itc, dove è diversa la grazia superiore sinistra della n, nonché una versione della Monotype alla quale avrebbe messo mano anche Fueller Benton (ma la digitalizzazione è del 2001 e non ci sono informazioni precise in proposito).
Sui siti commerciali, anche se il Bookman è taggato “swashes” mi pare che sia impossibile vedere le lettere dotate di svolazzi.
Su Identifont invece è possibile vedere una collezione “monotona” degli swashes del Bookman nell’interpretazione della Jukebox Fonts, realizzata nel 2005. Monotona perché ogni maiuscola ha un solo svolazzo in alto a sinistra, come quelli usati da Mursia (forse un po’ più spessi).
Sulla pagina Wikipedia dedicata al Bookman c’è invece uno specimen di una versione di un non meglio precisato “Meola”, dove ogni lettera può avere anche sette varianti diverse. La M ad esempio viene fornita con lo svolazzo solo in alto a sinistra, sia in alto che in basso, solo in basso a destra, in basso a destra e in alto a sinistra, e così via.
Mursia utilizzava la versione monotona degli swashes, solo per le maiuscole, sempre che queste non andassero ad interferire con le altre lettere. Nel romanzo “I Mostri del Lago Scarlatto”, la I aveva lo svolazzo, mentre la M, la L e la S maiuscole no.



In qualche raro caso usava lo swash anche nelle minuscole.



Cercando su Myfonts la parola swashes, vengono fuori oltre duemila risultati.
In gran parte dei casi si tratta di font calligrafici o cancellereschi, con qualche caso di svolazzi isolati, inseriti in font decorativi senza lettere dell’alfabeto.
In testa alla lista dei font taggati swashes si nota anche un Ela Swashes, ad aste verticali.
Una nota spiega che il font “non è concepito e non può essere usato da solo. Gli swashes sono un set di varie diverse lettere abbellite che devono essere usate col font Ela Demiserif dello stesso peso”.
Come dice il nome, l’Ela ha ben poche grazie: in pratica solo nell’angolo superiore sinistro. È stato disegnato da un certo Wiescher, che ha un suo studio grafico a Monaco

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