Cronologia

Una funzione interessante di Identifont è quella di catalogare i font per anno in cui sono stati disegnati e per popolarità.
L’idea è buona, in teoria, perché permetterebbe di avere un quadro generale dello sviluppo dei caratteri tipografici nel corso del tempo. La pratica è un po’ diversa. Visto che fino alla fine del Novecento la tipografia non aveva nulla a che vedere col computer, gran parte dei caratteri che hanno fatto la storia sono stati digitalizzati soltanto dopo (e spesso non sono mai stati digitalizzati). Solo in alcuni casi è stata loro attribuita la data di quando sono stati ideati la prima volta.
Ad esempio i caratteri di Gutenberg sul sito ci sono, ma non vengono attribuiti a Gutenberg, e l’anno a cui vengono assegnati è quello in cui ne è stata disegnata la versione digitale.
Senza contare gli anacronismi: i caratteri di Bodoni si trovano nel 700, ma si tratta dei moderni font che si chiamano Bodoni, che non necessariamente sono identici a quanto disegnato da Bodoni all’epoca, tenuto conto dei miglioramenti della tecnologia e del cambiamento di gusto.
Comunque, la cronologia si apre con i veneziani: il Jenson Classico e il Griffo, entrambi digitalizzati da Omnibus. Le date fornite sono 1470 e 1495.
Per rendersi conto di quello che manca diciamo che per secoli non compaiono blackletter, mentre sappiamo che i caratteri di Gutenberg e dei suoi contemporanei connazionali erano tutti ispirati alla grafia gotica. Su Identifont ce ne sono vari. Quello che mi piace di più è un Gutenberg firmato da Jose Alberto Mauricio, la data è il 2012.
Dopo i veneziani ci sono già le varie versioni del Garamond. La data di riferimento è il 1499. Il Garamond è importantissimo, visto che anche oggi gran parte dei libri di letteratura sono impaginati con questi caratteri. Le versioni più popolari, secondo il sito, sarebbero quelle di Adobe e Itc.
Nel settecento compaiono tanti altri nomi conosciuti: Baskerville (1706), Caslon (1725), Didot (1783), Bodoni (1790). Gli ultimi due costituiscono una vera e propria rivoluzione rispetto al periodo precedente, introducendo grazie sottilissime.
Nell’Ottocento arriva la pubblicità, e si comincia a sperimentare. Al 1815 è fissato l’Egiziano Black, con grazie spesse quanto i tratti, e più tardi ci sarà l’Austin Antique, con grazie più spesse dei tratti (1827). Ci sono le Madame Letters (le insegne dei circhi), caratteri che colleghiamo con l’immagine del far west, il Thorowgood (molto black, con il bianco della O che è una sottile linea verticale che spicca in un cerchio nero). Per i caratteri testuali ci sono il Clarendon e il Bookman.
Nel 1870 ecco che ci imbattiamo nel primo senza grazie, il Doric Bold. Nel 1876 troviamo il primo script, il Centennial, disegnato per festeggiare il centenario dell’indipendenza americana. Del 1881 è l’Eccentric, dell’84 il Latin e Latin Wide. Il 1886 è il primo anno in cui vediamo svolazzi liberty. Da qui in poi inizia ad esserci una varietà notevole e ad ogni pagina ci si stupisce per qualcosa di mai visto prima. 1896-98, un’altra pietra miliare, l’Akzidenz Grotek, che sta nell’albero genealogico di molti senza grazie moderni. Nel 96 c’è anche il Cheltenam, quello che si usa tuttora per i titoli del sito del New York Times. Il secolo si chiude con l’Engravers.
Il Novecento si apre con un senza grazie maiuscoletto, il Blair. E qui siamo praticamente nella storia attuale. Nel 1902 c’è il Franklin Gothic (ma anche l’Algerian). 1903, un altro gotico, l’Alternate. Il Bocklin è del 1904. Il Copperplate del 1905. Century 1906. 1907, Block (che apparve anche nei titoli del Corriere della Sera).
Gli anni 10 si aprono con l’Hobo, carattere amichevole che compare ovunque anche oggi. Del 12 è il Bernhard. Souvenir è del 14. Goudy Old Style del 15. Nel 1922 compare il Cooper Black, l’anno dopo il Palace Script.
Il 1925 diventa una data simbolo della rivoluzione dal punto di vista grafico. C’è il Bauhaus, dove la geometria inizia a giocare un ruolo completamente diverso rispetto al passato. Del 1927 è il Futura, e anche qui c’è da piantarci una pietra miliare.
1928, Gill Sans, senza grazie, anche oggi un must. Gli anni 30 si aprono col Bank Gothic. 1934 Rockwell. Il Brush Script è del 1942, in piena guerra mondiale. Nel 1952 invece gli italiani tornano a farsi notare, col Microgramma, di Butti e Novarese, da cui poi uscirà l’Eurostile. Lo strano Mistral è del 53.
Il 56 vede l’arrivo sia dell’Helvetica (Neue, mentre l’Helvetica compare nel 1957) che il Courier. Negli anni 60 nasce l’Impact (65), il font dei meme, uno dei pochi ad essere utilizzati sui siti web fin dall’inizio. Il simile Press Gothic è del 67. Negli anni 70 c’è il Frutiger (1976) e il Benguiat (l’anno dopo).
Quasi quasi conosciamo più i caratteri di questi primi tre quarti del Novecento e dei secoli precedenti che quelli dell’ultima parte. Nel 1986 arriva l’Eras. Gli anni 90 si aprono con l’Arial, e siamo ormai nell’era del computer. Il 2000 invece è l’anno del Gotham, che otto anni dopo divenne famoso per essere usato dalla prima campagna elettorale di Barack Obama. Calibri, che è impostato di default negli ultimi programmi Microsoft, risale al 2007.
E negli anni 10? Tra quelli che compaiono sul sito non mi pare che ci sia già qualcuno che è entrato nell’immaginario collettivo. Per l’anno che si è appena concluso il font più popolare sarebbe Halcyon. Mai sentito nominare, finora.
Sul sito c’è anche un istogramma che mostra, anno per anno, il numero dei font che gli sono stati attribuiti. Ovviamente fino a prima del 1990 non ci sono anni con più di 200 font. All’inizio degli anni 10 si superano i 2400 all’anno.
Per molti di questi font, la data dichiarata è discutibile. È quella del disegno o del rilascio? E fino a che punto il font che compare sullo schermo è fedele ai disegni originali?
Su Wikipedia c’è una pagina che prova a fare una storia più ragionata dell’evoluzione dei caratteri tipografici. È in inglese, non ha un corrispettivo italiano.
E il Times New Roman? Come mai l’ho saltato? In realtà compare nella pagina del 1932, ma non al primo posto, dove c’è il Futura Display. Che non mi pare necessariamente il più popolare: Times è uno dei sei che compaiono nella lista delle ricerche più popolari sul sito. Gli altri sono: Optima, Din Mittleschrift, Ff Din, Futura ed Helvetica.


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