Typekit blog
Il blog di Typekit è stato aggiornato l’ultima volta poco prima di Natale, con un post che rimanda ad articoli pubblicati da gente dello staff.
Prima di leggerlo, mi soffermo sull’impaginazione. Il titolo è in Adobe Clean Black, un bel senza grazie, con la c dalle estremità spianate in verticale, la t col tetto in discesa, e una a in cui manca lo sperone in basso a destra. La parola black trae in inganno: sul sito è in bianco, visto che è messo al di sopra di una foto che raffigura caratteri di legno scuri.
L’introduzione all’articolo è in Adobe Clean Serif, l’articolo in Adobe Clean (senza grazie), il nome dell’autrice e la data in Adobe Clean Semilight.
Uno dei link rimanda ad Alphabettes, un sito in cui sicuro il font usato nei titoli non passa inosservato: il Bely Display. Concettualmente sarebbe una specie di Elephant, tratti molto spessi mescolati con tratti sottili, grazie sottilissime e rettilinee. Ma l’Elephant è abbastanza composto, mentre il Bely è molto movimentato: soprattutto la e, obliqua, rende le parole molto più festose.
Il testo dell’articolo è in Elena Web Basic, con grazie, molto leggero.
L’articolo è pure divertente. Una (aspirante) disegnatrice racconta di come i suoi genitori sono venuti insieme a lei ad un convegno a New York. Con varie conseguenze. Primo: tutta la comunità tipografica, alle conferenze successive, ha iniziato a chiederle dove fossero i suoi genitori. Secondo: anche senza partecipare agli incontri veri e propri, loro hanno iniziato a fare caso alla forma delle lettere anche sui menu al ristorante. Terzo: parlando con loro di un certo font, adesso lei può fare riferimento al disegnatore in carne ed ossa. “Questo l’ha disegnato quel ragazzo con cui vi siete messi a parlare di giardinaggio”.
Per tornare al Bely, è una famiglia di cinque font, in cui la versione regolare è perfettamente normale, può essere usata per un testo e passa praticamente inosservata.
La versione bold, con relativo italic, comincia ad avere qualche segno caratteristico: si nota al volo la forma del tratto discendente della y a pianta triangolare, che si allarga verso il basso terminando in obliquo.
Quello usato per i titoli di Alphabettes invece è il Bela Display Regular (manca la versione italic). Ed è inconfondibile.
Prima di leggerlo, mi soffermo sull’impaginazione. Il titolo è in Adobe Clean Black, un bel senza grazie, con la c dalle estremità spianate in verticale, la t col tetto in discesa, e una a in cui manca lo sperone in basso a destra. La parola black trae in inganno: sul sito è in bianco, visto che è messo al di sopra di una foto che raffigura caratteri di legno scuri.
L’introduzione all’articolo è in Adobe Clean Serif, l’articolo in Adobe Clean (senza grazie), il nome dell’autrice e la data in Adobe Clean Semilight.
Uno dei link rimanda ad Alphabettes, un sito in cui sicuro il font usato nei titoli non passa inosservato: il Bely Display. Concettualmente sarebbe una specie di Elephant, tratti molto spessi mescolati con tratti sottili, grazie sottilissime e rettilinee. Ma l’Elephant è abbastanza composto, mentre il Bely è molto movimentato: soprattutto la e, obliqua, rende le parole molto più festose.
Il testo dell’articolo è in Elena Web Basic, con grazie, molto leggero.
L’articolo è pure divertente. Una (aspirante) disegnatrice racconta di come i suoi genitori sono venuti insieme a lei ad un convegno a New York. Con varie conseguenze. Primo: tutta la comunità tipografica, alle conferenze successive, ha iniziato a chiederle dove fossero i suoi genitori. Secondo: anche senza partecipare agli incontri veri e propri, loro hanno iniziato a fare caso alla forma delle lettere anche sui menu al ristorante. Terzo: parlando con loro di un certo font, adesso lei può fare riferimento al disegnatore in carne ed ossa. “Questo l’ha disegnato quel ragazzo con cui vi siete messi a parlare di giardinaggio”.
Per tornare al Bely, è una famiglia di cinque font, in cui la versione regolare è perfettamente normale, può essere usata per un testo e passa praticamente inosservata.
La versione bold, con relativo italic, comincia ad avere qualche segno caratteristico: si nota al volo la forma del tratto discendente della y a pianta triangolare, che si allarga verso il basso terminando in obliquo.
Quello usato per i titoli di Alphabettes invece è il Bela Display Regular (manca la versione italic). Ed è inconfondibile.
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