Kerning alla vecchia maniera

Il sito Creative Pro spiega bene quali sono le origini della parola kerning in tipografia. Il termine kern nasce come nome nei giorni dei caratteri metallici. Il kern era la parte del carattere metallico che si estendeva oltre il corpo del carattere, andando a sovrapporsi al corpo del carattere successivo, permettendo migliore spaziatura tra le lettere.
Kerning significava all’inizio tagliare via la parte del corpo che non serviva, da cui il verbo to kern significa rimuovere lo spazio tra due caratteri.
La cosa interessante del sito è che mostra anche alcune fotografie dei caratteri metallici dotati di kern, una s, una q e una t corsive. Non solo separati da tutto il resto, ma anche montati sul banco di composizione. Perr cui si può vedere anche il modo in cui era stato aggiunto lo spazio tra le parole, usando blocchetti metallici di diverso spessore.
I caratteri col kern non venivano creati già fatti da chissà quale misteriosa macchina. La parte in eccedenza veniva tagliata via con un’apposita sega circolare. E sul sito c’è pure la foto di come doveva essere fissata la lettera davanti ai denti della sega per eseguire l’operazione.
Nell’articolo compaiono anche due parole strane. Il corpo è chiamato shank, ovvero fusto. Il carattere metallico è chiamato sort, che può essere tradotto come tipo, o genere.
La conclusione è che il kern è quella parte che si estende oltre lo shank del sort.
Detto così suona abbastanza male. Come si diceva nell’industria tipografica italiana, prima che tutte le sue conoscenze andassero smarrite? Non si sa. La parola kerning si traduce con crenatura. Il blocchetto metallico su cui si trova la lettera era effettivamente chiamato fusto.
Di crenatura all’epoca dei caratteri metallici non se ne parla sul web, apparentemente, in lingua italiana. Però Giò Fuga ha scritto un articoletto sul kerning tra caratteri digitali, con riferimenti alla correzione ottica e soprattutto con l’elenco delle principali coppie di lettere su cui lavorare (lettere maiuscole e minuscole, senza dimenticare le varianti accentate, e segni d’interpunzione: punto, virgola, trattino, ma anche due punti e punto e virgola dopo la T maiuscola).
“In un carattere disegnato e digitalizzato a regola d’arte”, dice il sito, “sono soggette a crenatura negativa oltre 4.500 coppie” di lettere.
Quelle elencate sono meno di novanta.

Commenti

Post più popolari