Kerning
Dice Wikipedia in inglese che il kerning è “il processo di aggiustamento della spaziatura tra caratteri in un font proporzionale, per ottenere un risultato visivamente gradevole”. In italiano il termine è “crenatura”. “La riduzione dello spazio in eccesso tra coppie specifiche di caratteri”, dice Wiki.
Quando si disegna un font, bisogna stabilire per ogni lettera la distanza dal suo bordo destro e dal bordo sinistro, cioè quanto spazio bianco deve rimanere a destra e sinistra della lettera, prima che inizi lo spazio bianco della lettera successiva. Questo perché lo spazio tra le varie lettere deve essere costante, nelle parole che verranno scritte col quel font: non ci deve essere una parola in cui due lettere sembrano più attaccate tra di loro e magari staccate rispetto alle altre. Visto che le lettere sono diverse tra di loro, e soprattutto asimmetriche, non si può stabilire la stessa distanza per tutte. Anche perché bisogna tenere conto del fatto che nei font editor il numero che viene indicato è quello tra il punto più estremo del glifo e il bordo. Questo crea qualche malinteso in lettere che hanno le grazie, o in lettere asimmetriche come la f: in quest’ultimo caso, impostare lo stesso numero a destra e sinistra creerebbe un grosso squilibrio, perché a sinistra la distanza viene misurata dalla grazia o dall’asta orizzontale, mentre a destra dalla punta del tratto ascendente, che in molti casi si spinge molto più a destra della grazia o del tratto verticale. La distanza tra l’asta verticale e la lettera precedente sarebbe palesemente inferiore rispetto a quella tra l’asta e la lettera successiva.
Nel Times New Roman la distanza tra l’asta e il bordo sinistro è quasi uguale a quella tra l’asta e il bordo destro (in realtà è leggermente inferiore). Ma i numeri dicono 79 unità di distanza a sinistra, -208 a destra (perché la misurazione è fatta dalla punta dell’ascendente).
In origine questa cosa si sarebbe chiamata kerning, dal francese carne, che indicava una punta sporgente. La punta della f del Times New Roman sporge a destra rispetto al bordo del carattere, e nei caratteri metallici sarebbe sembrata una specie di cerniera che andava a sovrapporsi alla lettera successiva (carne deriva dal latino cardo-cardinis, che voleva dire cerniera, appunto).
Ma nella moderna tipografia informatica questo non viene considerato kerning. Il kerning vero e proprio è una formula che viene applicata ad una particolare coppia di lettere, andando a ridurre la distanza standard prevista.
In pratica, per quanto accurato possa essere il disegnatore nello stabilire la distanza dal bordo destro e dal bordo sinistro, è difficile ottenere una combinazione che vada bene in ogni caso. Bisogna aggiungere delle correzioni.
Un esempio classico che si fa è quello della A e della V, che hanno i fianchi paralleli. Anche impostare la reciproca distanza a zero significherebbe che il bordo destro della A, la punta in basso, avrebbe la stessa coordinata del bordo sinistro della V. Che però sta in alto, quindi la distanza tra le due lettere sarebbe tanto maggiore quanto maggiore è la pendenza del tratto.
Ridurre la distanza a sottozero significherebbe creare sovrapposizioni indesiderate, ad esempio quando si anno due V consecutive.
Per questo si aggiunge la formula del kerning: solo quando ad una A segue una V, o viceversa, si sottrae un certo numero di unità alla distanza calcolata. Nel Times New Roman è 264 unità, e le due lettere sono larghe entrambe 1479. In pratica lo spazio tra di loro si riduce di quasi un quinto rispetto a quello che sarebbe senza kerning. Visto che le due lettere sono simmetriche, lo stesso numero vale anche a parti invertite.
Quando si disegna un font, bisogna stabilire per ogni lettera la distanza dal suo bordo destro e dal bordo sinistro, cioè quanto spazio bianco deve rimanere a destra e sinistra della lettera, prima che inizi lo spazio bianco della lettera successiva. Questo perché lo spazio tra le varie lettere deve essere costante, nelle parole che verranno scritte col quel font: non ci deve essere una parola in cui due lettere sembrano più attaccate tra di loro e magari staccate rispetto alle altre. Visto che le lettere sono diverse tra di loro, e soprattutto asimmetriche, non si può stabilire la stessa distanza per tutte. Anche perché bisogna tenere conto del fatto che nei font editor il numero che viene indicato è quello tra il punto più estremo del glifo e il bordo. Questo crea qualche malinteso in lettere che hanno le grazie, o in lettere asimmetriche come la f: in quest’ultimo caso, impostare lo stesso numero a destra e sinistra creerebbe un grosso squilibrio, perché a sinistra la distanza viene misurata dalla grazia o dall’asta orizzontale, mentre a destra dalla punta del tratto ascendente, che in molti casi si spinge molto più a destra della grazia o del tratto verticale. La distanza tra l’asta verticale e la lettera precedente sarebbe palesemente inferiore rispetto a quella tra l’asta e la lettera successiva.
Nel Times New Roman la distanza tra l’asta e il bordo sinistro è quasi uguale a quella tra l’asta e il bordo destro (in realtà è leggermente inferiore). Ma i numeri dicono 79 unità di distanza a sinistra, -208 a destra (perché la misurazione è fatta dalla punta dell’ascendente).
In origine questa cosa si sarebbe chiamata kerning, dal francese carne, che indicava una punta sporgente. La punta della f del Times New Roman sporge a destra rispetto al bordo del carattere, e nei caratteri metallici sarebbe sembrata una specie di cerniera che andava a sovrapporsi alla lettera successiva (carne deriva dal latino cardo-cardinis, che voleva dire cerniera, appunto).
Ma nella moderna tipografia informatica questo non viene considerato kerning. Il kerning vero e proprio è una formula che viene applicata ad una particolare coppia di lettere, andando a ridurre la distanza standard prevista.
In pratica, per quanto accurato possa essere il disegnatore nello stabilire la distanza dal bordo destro e dal bordo sinistro, è difficile ottenere una combinazione che vada bene in ogni caso. Bisogna aggiungere delle correzioni.
Un esempio classico che si fa è quello della A e della V, che hanno i fianchi paralleli. Anche impostare la reciproca distanza a zero significherebbe che il bordo destro della A, la punta in basso, avrebbe la stessa coordinata del bordo sinistro della V. Che però sta in alto, quindi la distanza tra le due lettere sarebbe tanto maggiore quanto maggiore è la pendenza del tratto.
Ridurre la distanza a sottozero significherebbe creare sovrapposizioni indesiderate, ad esempio quando si anno due V consecutive.
Per questo si aggiunge la formula del kerning: solo quando ad una A segue una V, o viceversa, si sottrae un certo numero di unità alla distanza calcolata. Nel Times New Roman è 264 unità, e le due lettere sono larghe entrambe 1479. In pratica lo spazio tra di loro si riduce di quasi un quinto rispetto a quello che sarebbe senza kerning. Visto che le due lettere sono simmetriche, lo stesso numero vale anche a parti invertite.
Nella foto: il kerning del Times New Roman. Mentre tra A e B non c'è kerning, e la seconda lettera comincia dopo la fine della prima, tra A e V il kerning c'è. Le due lettere vengono avvicinate leggermente, per ottenere una quantità di spazio vuoto tra le due che non sia eccessiva. Visto che la A si allarga in basso e la V si allarga in alto, non si crea nessuna sovrapposizione tra i tratti delle due lettere. (Scrivendo normalmente, il giallo che qui copre parte della A sarebbe trasparente).
Quando si disegna un font, dopo aver disegnato la lettera vera e propria, e dopo avere fissato la spaziatura a destra e sinistra osservando i vari casi, bisogna occuparsi dei “kerning pairs”, ovvero delle “coppie di crenatura”.
Ma quali lettere vanno crenate? Beh, c’è parecchio lavoro da fare. Nel Times New Roman, la A è crenata con TYWVywv, cioè le lettere che tendono ad allargarsi in alto. La F con A, punto e virgola, che invece sono più larghe in basso. Lo stesso discorso vale per la P. L è accoppiata con yYWVT, e lo stesso vale per la R. T è la più problematica, meritando accoppiamenti con ywusriuecaOA oltre che punto, virgola, punto e virgola e duepunti. V e Y si accoppiano con uroiueaA, la punteggiatura che abbiamo già visto, e v ed y rispettivamente. La r si accoppia con g, apostrofo, punto virgola e trattino. Vwy solo col punto e la virgola. La f con l’apostrofo e... con sé stessa. Già, mi pare che sia l’unica lettera per cui è prevista l’auto-crenatura: si avvicina di poco.
Con la i invece, strano a dirsi, il kerning della f non scatta. Del resto esiste ancora l’opzione delle legature, cioè di un solo carattere che li contiene entrambi.
Nel Times New Roman la punta superiore della f sconfina rispetto al bordo destro del carattere. Nella tipografia a caratteri metallici era possibile realizzare questa soluzione: la punta della f sarebbe stata una fragile cerniera che spuntava dal blocchetto metallico, qui rappresentato in giallo. Questa cosa sarebbe stata chiamata kerning. Nella tipografia moderna questo non è kerning, perché non scatta nessuna formula particolare per la coppia fi. Così come la punta della f va a sovrapporsi allo spazio della i va a sovrapporsi allo spazio di qualsiasi altra lettera. In informatica due lettere possono sovrapporsi tra di loro senza problemi. Se la punta della f copre in tutto o in parte il puntino della i non succede niente di male. Nella tipografia metallica, la parte sporgente si sarebbe spezzata. Per questo, per realizzare due lettere in parte sovrapposte, era necessario fondere un carattere apposito, una legatura.
Nel medioevo le legature erano diffusissime tra gli amanuensi, che univano i due caratteri risparmiando spazio e inchiostro. Quando Gutenberg realizzò i primi caratteri mobili dovette farne parecchi che contenessero due lettere (o accenti e abbreviazioni in uso all’epoca).
In seguito le legature sono cadute sempre più in disuso. In italiano si tende ad utilizzare solo fi, fl, ffi, ffl e poco altro.
Nelle linotype ognuna di queste legature aveva un tasto apposito. Sulle tastiere dei computer (e prima sulle macchine da scrivere) il tasto apposito non c’era, e quindi le legature erano cadute in disuso, anche per i disegnatori.
Ma i software attuali hanno le impostazioni per visualizzare la legatura quando serve, senza alterare il numero delle lettere della parola salvata in memoria. Uno scrive normalmente, e quando il software trova la coppia da legare, sostituisce le due lettere sfuse con il carattere che le rappresenta entrambe, unite. Ma questo non ha niente a che vedere con la crenatura.
Ultime due considerazioni: prima di tutto, esiste una crenatura invisibile, quella con lo spazio. ALPTVY quando sono seguite dal carattere di spaziatura, gli erodono un po’ di spazio. Lo spazio dopo la B, nel Times è di 512 unità, quello dopo la A è più corto di ben 113 unità. Per giunta, mentre la P è asimmetrica, le altre sono simmetriche. Questo significa che la crenatura scatta anche quando lo spazio è seguito da una di queste lettere. Insomma, disegnando un font non bisogna dimenticare di fare il kerning anche... allo spazio!
Infine bisogna assicurarsi che il kerning scatti anche con le lettere accentate e con le eventuali legature. Ad esempio, la A del Times New Roman è accoppiata non solo con la lettera T, ma anche con la legatura Th. E con la T barrata o accentata, che fanno parte di qualche alfabeto straniero.
Kerning: lo spazio che precede (o segue) una A maiuscola è più corto dello spazio che precede una B
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