Tallone

Nel cortometraggio The Last Punchcutter si dice che la G che viene incisa sul punzone è in caratteri Tallone. Chi li ha mai sentiti nominare? Non ne esiste una versione digitale con questo nome. Sul sito Dental Clinics (chissà perché, visto che si tratta di un sito per dentisti) c’è la pagina di un Pdf in cui si racconta che l’alfabeto è stato disegnato nel 1949 da Alberto Tallone. Il disegnatore lo voleva chiamare Palladio. Coniugava tradizione e leggerezza. Nell’articolo si parla dell’incisore Charles Malin e del fonditore Radiguer.
Spiega la pagina di Wikipedia in italiano che Tallone è un editore molto particolare. Ogni libro ha una sua veste tipografica originale. Nessuna è uguale ad un’altra per formato, impaginazione e scelta di caratteri. “I testi sono composti interamente a mano con caratteri di piombo fusi dalle matrici originali. Il carattere disegnato da Tallone viene usato in esclusiva dalla casa editrice. Le tirature sono intorno alle 300 copie.
Per il resto, il testo su Wiki è un saggio o un trattato, più che una voce di enciclopedia.
C’è pure un link a un documentario su Youtube, mezz’ora circa, titolo: Il mestiere del libro.
Ad essere intervistato è Enrico Tallone, figlio del fondatore. Il padre era stato inizialmente commerciante di libri antichi, solo in un secondo momento aveva deciso di diventare tipografo con l’incoraggiamento anche di Sibilla Aleramo. Fu apprendista presso il tipografo Darantier di Parigi (che aveva collaborato con Joyce).
Il ritmo del documentario permette di vedere dettagli che normalmente sfuggono ai giornalisti che preparano rapidi servizi per il tg. Si vedono per esempio le pile pagine già composte e in attesa di stampa: blocchi di caratteri metallici tenuti insieme da uno spago e appoggiati su un foglio. Si vedono le due macchine tipografiche, che in fondo occupano la minore parte dello stanzone, e i tavoli su cui avviene la parte finale della fabbricazione del libro: la rilegatura a mano.
Quando negli anni Trenta è stata messa in piedi la tipografia, già esistevano linotype e rotative, cioè macchine per comporre e stampare velocemente. E già da parecchi decenni. Per cui la scelta del fondatore era controcorrente già all’epoca.
Per comporre tipograficamente la Divina Commedia Alberto Tallone ci mise tre anni.
“Questo non è un lavoro facile perché il tipografo e l’editore è torturato dall’idea che se un errore c’è rimane per sempre. Quindi è un lavoro molto meticoloso, pensare ai testi, comprare i materiali e realizzarli, c’è un lasso di tempo lunghissimo, mentre oggi è l’epoca delle cose rapide, veloci”, dice Enrico nel filmato. Mentre parla, le immagini mostrano come si corregge una lettera sbagliata in un testo già composto. Con la pinzetta bisogna andare a prendere il carattere in mezzo a centinaia di altri, che, ricordiamo, sono tutti inversi rispetto a come verranno stampati sul foglio.
Dopo avere lavorato per anni a Parigi, Alberto Tallone tornò in Italia allestendo la tipografia sotto casa, in Piemonte (ad Alpignano). Nelle vicinanze della casa c’è anche una piccola ferrovia di 42 metri, con tanto di locomotiva. Collega la casa dell’editore con quella del fratello pittore. Appassionati di ferrovie, di tanto in tanto i due mettevano in funzione la locomotiva a vapore per spostarsi da una casa all’altra.
Un compositore a mano riesce a comporre 1500 lettere all’ora (la velocità di un cattivo dattilografo).
Oltre al carattere e all’impaginazione, si dà notevole importanza alla carta e all’inchiostro. La tipografia ha raccolto parecchia carta pregiata che non si produce più. Prima di stampare si sceglie tra un centinaio di inchiostri diversi, tutti neri, ma con lievi sfumature differenti.I formati non sono quelli industriali. La copertina rigida è staccabile in maniera tale da rendere il libro maneggevole.
Il documentario è del 2006. Su Youtube dal 2015, ha totalizzato meno di duemila visualizzazioni.

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