Transitional
I caratteri detti transizionali vennero sviluppati a partire dall’inizio del Settecento.
Sono caratterizzati dall’asse della o verticale (prima era inclinato a sinistra), maggiore contrasto tra i tratti spessi e quelli fini (quelli spessi sono più spessi, quelli sottili sono più sottili rispetto a prima), e grazie superiori quasi orizzontali.
Il carattere di questo tipo più famoso, ancora oggi largamente utilizzato per creare prodotti di qualità, è il Baskerville. Su Spokanefalls si racconta in breve la storia della persona da cui questo font prende il nome. Inglese, per tutta la vita si era occupato di decorazione di oggetti metallici. Solo dopo essersi ritirato, ricco, inizia ad occuparsi privatamente di tipografia. Disegna i caratteri più belli che riesce ad immaginare, che però non sono stampabili con la tecnologia dell’epoca. Quindi si mette a migliorare la tecnologia. Sostituisce la pressa in legno con quella di metallo, produce una carta più fine, sviluppa nuove formule di inchiostro. In patria non ottenne grande successo, ma nel resto d’Europa sì.
I Love Typography fa risalire la nascita dei caratteri transizionali al 1692, quando il re di Francia commissiona alla tipografia reale un’edizione del Romain du Roi. Jacques Jaugeon insieme a un comitato lavora ai disegni (in una griglia 48x48), Louis Simmoneau li incide nel rame, Grandjean prepara i punzoni. Il primo libro viene stampato nel 1702.
Di Baskerville il sito racconta anche un aneddoto: l’incontro nel 1758 con Benjamin Franklin, che in seguito porterà in America i suoi font, li diffonderà e difenderà da critiche immotivate.
Su Wikipedia c’è una lista di font considerati transizionali. Non tutti sono fedeli ai modelli antichi, non tutti condividono le stesse caratteristiche. In Linux Libertine e Nimbus Roman, ad esempio, l’asse della o è obliquo.
Nella pagina italiana di Wikipedia che riguarda i caratteri con grazie la categoria transizionali non è neanche nominata. Il carattere Baskerville viene menzionato di sfuggita, parlando dell’attività di Stanley Morison.
In italiano, il sito Be More Be Digital, è molto più sintetico. In compenso, riassume le caratteristiche del carattere in una sola immagine, che si può confrontare con quelle relative ad altre categorie.
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