Grotesque
Typekit ha una breve descrizione dei grotesque san serif, a cui segue una lista dei principali font che fanno parte della categoria.
Dice il sito che i grotteschi non hanno forti relazioni con la calligrafia. Le forme e proporzioni sono uniformi, con basso contrasto tra i tratti spessi e quelli sottili. Le forme rotonde sono più ovali che circolari, e l’altezza della x è abbastanza marcata (rispetto ai tratti ascendenti e discendenti). Migliori per i paragrafi rispetto ai geometrici, ma non abbastanza buoni come gli umanisti.
La lista è in ordine alfabetico. Ci si trovano il Franklin Gothic della Urw, il Nimbus Sans, il News Gothic di Fuller Benton. E altri meno conosciuti: Ff Basic Gothic Pro, Dagny Pro, Katarine Web, Lft Etica Display, Pragmatica e Runda, ma anche l’Alternate Gothic, molto condensato.
Wikipedia pure fornisce una lista di grotesque, nella pagina dedicata alla classificazione dei sans serif, nella quale spicca il nome dell’Akzidenz. Helvetica e simili non fanno parte della categoria, ma vengono classificati come neo-grotesque. Le altre due categorie principali sono geometric (come il Futura) e humanist, nei quali si alternano tratti spessi e tratti sottili, oppure ci sono tratti il cui spessore è modulato (si restringe o si allarga, a seconda dei casi). Di quest’ultima categoria fa parte il Gill.
Il sito Creative Market dedica un articolo dettagliato ai grotesque, con un’immagine del primo specimen in cui c’è un carattere che può essere classificato in questa categoria. Si trova su un opuscolo del 1816 di William Caslon IV. Il nome è Two Lines English Egyptian, secondo l’usanza che c’era all’epoca: ogni font non aveva un nome proprio, ma un formato (nella stessa pagina ci sono sia english che canon, talvolta a grandezza doppia, two lines), e una categoria (open, ornamented, egyptian). Egiziani venivano definiti i caratteri nuovi e usuali. Di solito, a quell’epoca, erano gli slab, ma in questo caso il nome venne usato per i sans serif, che evidentemente erano pensati per lo stesso uso.
In qualche specimen successivo (1832) si trova per la prima volta la parola grotesque, mentre altri caratteri simili venivano chiamati gothic (parola ancora in uso, vedi il Franklin).
Il sito mostra uno dei primi specimen di Ideal Grotesk, nato in Germania nel 1920, per poi occuparsi dei principali grotteschi del passato e di qualche rielaborazione moderna.
Grotesque è uno dei tag a cui la home page di Myfonts dà rapido accesso. La lista comprende più di undicimila risultati. Al primo posto c’è il Venus della Linotype, varie posizioni più giù il Monotype Grotesque (con etichetta Adobe). Ma la lista non è attendibile, ci si trova di tutto di più, da cose tradizionali a cose sperimentali, perfino qualche carattere con grazie sottili chiamato Grotesque. C’è che nell’uso comune l’etichetta viene usata per indicare un qualsiasi carattere senza grazie. Sul sito, perfino l’Helvetica è catalogato grotesk (ma non grotesque), oltre che neo-grotesque.
Dice il sito che i grotteschi non hanno forti relazioni con la calligrafia. Le forme e proporzioni sono uniformi, con basso contrasto tra i tratti spessi e quelli sottili. Le forme rotonde sono più ovali che circolari, e l’altezza della x è abbastanza marcata (rispetto ai tratti ascendenti e discendenti). Migliori per i paragrafi rispetto ai geometrici, ma non abbastanza buoni come gli umanisti.
La lista è in ordine alfabetico. Ci si trovano il Franklin Gothic della Urw, il Nimbus Sans, il News Gothic di Fuller Benton. E altri meno conosciuti: Ff Basic Gothic Pro, Dagny Pro, Katarine Web, Lft Etica Display, Pragmatica e Runda, ma anche l’Alternate Gothic, molto condensato.
Wikipedia pure fornisce una lista di grotesque, nella pagina dedicata alla classificazione dei sans serif, nella quale spicca il nome dell’Akzidenz. Helvetica e simili non fanno parte della categoria, ma vengono classificati come neo-grotesque. Le altre due categorie principali sono geometric (come il Futura) e humanist, nei quali si alternano tratti spessi e tratti sottili, oppure ci sono tratti il cui spessore è modulato (si restringe o si allarga, a seconda dei casi). Di quest’ultima categoria fa parte il Gill.
Il sito Creative Market dedica un articolo dettagliato ai grotesque, con un’immagine del primo specimen in cui c’è un carattere che può essere classificato in questa categoria. Si trova su un opuscolo del 1816 di William Caslon IV. Il nome è Two Lines English Egyptian, secondo l’usanza che c’era all’epoca: ogni font non aveva un nome proprio, ma un formato (nella stessa pagina ci sono sia english che canon, talvolta a grandezza doppia, two lines), e una categoria (open, ornamented, egyptian). Egiziani venivano definiti i caratteri nuovi e usuali. Di solito, a quell’epoca, erano gli slab, ma in questo caso il nome venne usato per i sans serif, che evidentemente erano pensati per lo stesso uso.
In qualche specimen successivo (1832) si trova per la prima volta la parola grotesque, mentre altri caratteri simili venivano chiamati gothic (parola ancora in uso, vedi il Franklin).
Il sito mostra uno dei primi specimen di Ideal Grotesk, nato in Germania nel 1920, per poi occuparsi dei principali grotteschi del passato e di qualche rielaborazione moderna.
Grotesque è uno dei tag a cui la home page di Myfonts dà rapido accesso. La lista comprende più di undicimila risultati. Al primo posto c’è il Venus della Linotype, varie posizioni più giù il Monotype Grotesque (con etichetta Adobe). Ma la lista non è attendibile, ci si trova di tutto di più, da cose tradizionali a cose sperimentali, perfino qualche carattere con grazie sottili chiamato Grotesque. C’è che nell’uso comune l’etichetta viene usata per indicare un qualsiasi carattere senza grazie. Sul sito, perfino l’Helvetica è catalogato grotesk (ma non grotesque), oltre che neo-grotesque.
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