Ludlow Typograph
Cercando Ludlow su Wikipedia in italiano vengono fuori soltanto varie località degli Stati Uniti, più una con lo stesso nome nel Regno Unito. Niente sulla Ludlow Typograph, una macchina che serviva per fondere linee di testo nell’epoca della stampa a caldo.
Diciamo che la macchina venne usata tra il 1906 e la fine degli anni Ottanta.
Il quartier generale dell’azienda che la produceva era a Chicago, Ludlow era il nome di uno dei fondatori.
A differenza della Linotype, la Ludlow non aveva una tastiera. Le matrici dovevano essere assemblate a mano, prese una alla volta dagli appositi scomparti.
Erano in ottone, con le lettere incavate, nel verso giusto. Una volta dentro, vi veniva versato in automatico del piombo bollente sopra, che si solidificava e veniva espulso come linea di caratteri, in rilievo e all’inverso. Questi sarebbero poi stati inchiostrati per stampare su carta, nel sistema tradizionale.
Chiaramente una linotype era molto più efficiente (grazie alla tastiera) e quindi costosa, ma non poteva essere utilizzata per caratteri più grandi di 24 punti. La Ludlow invece lavorava con alfabeti anche di 96 punti. Era molto utile per le intestazioni, i titoli.
Nei giornali gli articoli venivano composti con la linotype, mentre i titoli venivano assemblati a mano. Ma comporre con le matrici anziché con i caratteri era più facile, perché le matrici sono più grandi. Soprattutto, non si resta mai senza caratteri, non bisogna acquistarne una grande dotazione, visto che vengono fusi di volta in volta. Inoltre, dalla macchina usciva una riga completa che era un pezzo unico, ed era quindi più maneggevole.
In un video su Youtube si può vedere come la linea fusa dalla Ludlow viene utilizzata per stampare con lamina dorata il titolo sulla copertina di un libro (il pezzo metallico viene messo in un apposito dispositivo che deve riscaldarlo prima della pressione sul foglio dorato).
Il video è amatoriale, senza voci e musica, con scritte tipo cinema muto che spiegano le varie operazioni, ma è senza dubbio il più dettagliato che si trova sul sito.
Si può trovare qualcosa di più movimentato, con musica e montaggio professionale, che documenta le operazioni di stampa di una pagina. La qualità è migliore, ma per chi non conosce il funzionamento della macchina e la funzione delle varie parti rischia di essere un po’ confuso, a prima visione.
Diciamo che la macchina venne usata tra il 1906 e la fine degli anni Ottanta.
Il quartier generale dell’azienda che la produceva era a Chicago, Ludlow era il nome di uno dei fondatori.
A differenza della Linotype, la Ludlow non aveva una tastiera. Le matrici dovevano essere assemblate a mano, prese una alla volta dagli appositi scomparti.
Erano in ottone, con le lettere incavate, nel verso giusto. Una volta dentro, vi veniva versato in automatico del piombo bollente sopra, che si solidificava e veniva espulso come linea di caratteri, in rilievo e all’inverso. Questi sarebbero poi stati inchiostrati per stampare su carta, nel sistema tradizionale.
Chiaramente una linotype era molto più efficiente (grazie alla tastiera) e quindi costosa, ma non poteva essere utilizzata per caratteri più grandi di 24 punti. La Ludlow invece lavorava con alfabeti anche di 96 punti. Era molto utile per le intestazioni, i titoli.
Nei giornali gli articoli venivano composti con la linotype, mentre i titoli venivano assemblati a mano. Ma comporre con le matrici anziché con i caratteri era più facile, perché le matrici sono più grandi. Soprattutto, non si resta mai senza caratteri, non bisogna acquistarne una grande dotazione, visto che vengono fusi di volta in volta. Inoltre, dalla macchina usciva una riga completa che era un pezzo unico, ed era quindi più maneggevole.
In un video su Youtube si può vedere come la linea fusa dalla Ludlow viene utilizzata per stampare con lamina dorata il titolo sulla copertina di un libro (il pezzo metallico viene messo in un apposito dispositivo che deve riscaldarlo prima della pressione sul foglio dorato).
Il video è amatoriale, senza voci e musica, con scritte tipo cinema muto che spiegano le varie operazioni, ma è senza dubbio il più dettagliato che si trova sul sito.
Si può trovare qualcosa di più movimentato, con musica e montaggio professionale, che documenta le operazioni di stampa di una pagina. La qualità è migliore, ma per chi non conosce il funzionamento della macchina e la funzione delle varie parti rischia di essere un po’ confuso, a prima visione.
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