Meiryo
Tra i font standard che sono installati insieme al sistema operativo Windows c’è il Meiryo. Su Wikipedia in inglese c’è una pagina molto dettagliata che ne racconta la storia e gli obiettivi.
Si tratta di un tipo di carattere pensato appositamente per la lingua giapponese. È entrato nell’uso perché i due tipi che si usavano prima, Ms Gothic e Ms Mincho, erano incompatibili con la tecnologia di subpixel rendering ClearType elaborata dalla Microsoft.
La parte latina è stata disegnata da Mattew Carter, autore anche del Verdana. Infatti la forma dei caratteri è la stessa, anche se è diverso lo spessore.
Il subpixel rendering è serve ad evitare la scalettatura delle lettere sui monitor lcd o oled, sfruttando il fatto che ogni pixel su questi dispositivi è composto da tre o più componenti colorate (di solito verde, rosso e blu). Si può ridurre la scalettatura non soltanto dosando la luminosità del singolo pixel, ma dosando le singole componenti.
Il subpixel rendering non ha una pagina in italiano su Wikipedia. Ma la tecnologia ClearType sì, con varie immagini che rendono bene l’idea di cosa si tratta.
La domanda, per chi non è addetto ai lavori è: se il ClearType è una questione di software, come fa ad essere incompatibile con un font, che è soltanto in nero su bianco (insomma, colore della lettera e colore di sfondo)?
Non essendo addetto ai lavori non so rispondere. Però si può fare un confronto vistivo tra l’Ms Gothic e il Meiryo, e ci si rende conto che il primo era molto peggiore, esteticamente. Le lettere erano molto più condensate e scure, e per giunta erano spaziate male, nel senso che stampando l’alfabeto si vede per esempio tanto spazio tra la I e la J, che nel Meiryo invece passa completamente inosservato.
Per i giapponesi il cambio deve essere stato più soft: i glifi mi sembra che siano quasi uguali, con le stesse proporzioni. Cambia solo qualche dettaglio, e i tratti sono visibilmente più leggeri.
La vera differenza però non riguarda la forma delle lettere, ma la visualizzazione a piccole dimensioni. Mentre il Meiryo in piccolo ha più o meno la stessa consistenza del grande, il Ms Gothic visto sullo schermo diventa praticamente pixelato, come se fosse un bitmap. Il passo avanti, nel passare dall’uno all’altro, evidentemente è stato notevole.
Ms Gothic e Meiryo visti in grande. Le forme del secondo, ricalcate sul Verdana, sono molto più gradevoli.
La vera differenza: ingrandimento di Ms Gothic e Meiryo in piccole dimensioni. Il primo sembra sia stato disegnato un pixel alla volta. Il secondo, sfumando i subpixel, riesce a conservare la stessa fisionomia di quando è visto in grande.
Notare che non stiamo parlando di corpo del carattere, ma di dimensioni su monitor. Le due schermate sono state ottenute a partire dallo stesso documento, senza nessuna modifica al testo. Ho solo rimpicciolito l’anteprima della pagina nella finestra e ho fatto poi lo srcreenshot, che ho ingrandito alla stessa dimensione del primo.
Si tratta di un tipo di carattere pensato appositamente per la lingua giapponese. È entrato nell’uso perché i due tipi che si usavano prima, Ms Gothic e Ms Mincho, erano incompatibili con la tecnologia di subpixel rendering ClearType elaborata dalla Microsoft.
La parte latina è stata disegnata da Mattew Carter, autore anche del Verdana. Infatti la forma dei caratteri è la stessa, anche se è diverso lo spessore.
Il subpixel rendering è serve ad evitare la scalettatura delle lettere sui monitor lcd o oled, sfruttando il fatto che ogni pixel su questi dispositivi è composto da tre o più componenti colorate (di solito verde, rosso e blu). Si può ridurre la scalettatura non soltanto dosando la luminosità del singolo pixel, ma dosando le singole componenti.
Il subpixel rendering non ha una pagina in italiano su Wikipedia. Ma la tecnologia ClearType sì, con varie immagini che rendono bene l’idea di cosa si tratta.
La domanda, per chi non è addetto ai lavori è: se il ClearType è una questione di software, come fa ad essere incompatibile con un font, che è soltanto in nero su bianco (insomma, colore della lettera e colore di sfondo)?
Non essendo addetto ai lavori non so rispondere. Però si può fare un confronto vistivo tra l’Ms Gothic e il Meiryo, e ci si rende conto che il primo era molto peggiore, esteticamente. Le lettere erano molto più condensate e scure, e per giunta erano spaziate male, nel senso che stampando l’alfabeto si vede per esempio tanto spazio tra la I e la J, che nel Meiryo invece passa completamente inosservato.
Per i giapponesi il cambio deve essere stato più soft: i glifi mi sembra che siano quasi uguali, con le stesse proporzioni. Cambia solo qualche dettaglio, e i tratti sono visibilmente più leggeri.
La vera differenza però non riguarda la forma delle lettere, ma la visualizzazione a piccole dimensioni. Mentre il Meiryo in piccolo ha più o meno la stessa consistenza del grande, il Ms Gothic visto sullo schermo diventa praticamente pixelato, come se fosse un bitmap. Il passo avanti, nel passare dall’uno all’altro, evidentemente è stato notevole.
Ms Gothic e Meiryo visti in grande. Le forme del secondo, ricalcate sul Verdana, sono molto più gradevoli.
La vera differenza: ingrandimento di Ms Gothic e Meiryo in piccole dimensioni. Il primo sembra sia stato disegnato un pixel alla volta. Il secondo, sfumando i subpixel, riesce a conservare la stessa fisionomia di quando è visto in grande.
Notare che non stiamo parlando di corpo del carattere, ma di dimensioni su monitor. Le due schermate sono state ottenute a partire dallo stesso documento, senza nessuna modifica al testo. Ho solo rimpicciolito l’anteprima della pagina nella finestra e ho fatto poi lo srcreenshot, che ho ingrandito alla stessa dimensione del primo.
Commenti
Posta un commento